Dehors: quale futuro finite le agevolazioni? Intervengono le categorie


Che fine faranno i dehors quando non ci sarà più l’esonero dell’autorizzazione paesaggistica? A porsi la domanda sono le associazioni di categoria che chiedono ad amministrazione comunale di Rimini e Soprintendenza di cogliere il valore aggiunto rappresentato da questi spazi all’aperto non solo per le attività e i clienti ma anche per il centro storico e i borghi. D’altro canto vengono anche invocate tariffe proporzionate e regole eque, che rispettino le ampiezze interne dei locali.
“Siamo consapevoli che difficilmente il governo prorogherà ancora l’esonero dell’autorizzazione paesaggistica per i dehors dopo la fine di quest’anno – spiega il presidente di FIPE-Confcommercio della provincia di Rimini, Gaetano Callà – ma crediamo fermamente che il nostro territorio non possa permettersi di abbandonare quella che ormai è diventata un’abitudine del cliente, ovvero quella di gustare piatti, aperitivi e caffè nei tavoli all’esterno dei nostri locali. I dehors sono un valore aggiunto non solamente per le attività e i clienti, ma anche per le città e i borghi, che vengono valorizzati attraverso l’aumento della frequentazione e di conseguenza del decoro e della sicurezza di strade e piazze. I pubblici esercizi continuano ed essere sentinelle privilegiate del territorio e con i loro spazi esterni mantengono i luoghi fruibili e attrattivi, soprattutto nei centri storici, come peraltro è consuetudine vedere negli altri Paesi europei. Di questo la Soprintendenza dovrà tenere conto per non rischiare di fare un pesante autogol anche in chiave turistica, lasciando le città d’arte e di cultura senza servizi per i turisti”.
“Sono altrettanto certo che delle regole vadano date e che gli spazi di suolo pubblico per i dehors debbano essere concessi dalle amministrazioni comunali calcolando gli spazi in base all’area di somministrazione interna posseduta dall’attività, in modo da assicurare una leale concorrenza tra imprese, ma anche servizio e qualità adeguati. Se un ristorante è nato con una cucina capace di servire 50 coperti, non può d’un tratto essere in grado di servirne 150: non ha né mezzi né attrezzature per farlo e il rischio è che la quantità vada a discapito della qualità. Vorremmo dunque che le nostre amministrazioni e la Soprintendenza pensassero a regolamenti territoriali che permettessero ai pubblici esercizi di mantenere i dehors esterni anche se l’emergenza Covid è finalmente passata, sia per continuare a dare servizi all’esterno ormai diventati abitudine per tutti anche nelle stagioni più fredde, sia per dare lustro e richiamare turisti nelle città. Poter utilizzare il suolo pubblico per le nostre attività è fondamentale, così come sarà fondamentale poterlo avere a disposizione ad un prezzo giusto che non vada a vanificare il lavoro stesso. Non chiediamo più la gratuità degli spazi, ma il loro utilizzo e tariffe proporzionate”.
Nei giorni scorsi sul tema si era espresso anche il presidente di Zeinta de Borg Daniele Fagnani, puntando soprattutto della necessità di una regola equa che non favorisca solo alcuni: “constatato il gradimento da parte degli esercenti del progetto ‘Rimini Open Space’, l’Associazione Zeinta di Borg auspica che l’Amministrazione comunale possa attivarlo anche per il 2024, ma chiede maggiore chiarezza sulle modalità e le regole di estensione con l’invito da parte degli esercenti a farle rispettare. Ci auguriamo inoltre che la Sovrintendenza continui ad avere un atteggiamento piuttosto collaborativo nel supportare l’iniziativa a fronte delle richieste degli esercenti del centro storico nel caso in cui non venga prorogato il carattere di straordinarietà. Il provvedimento straordinario da un lato è stato molto apprezzato dagli esercenti che hanno potuto disporre di questi ulteriori spazi ma dall’altro serve una regolamentazione che non favorisca solo alcune attività a discapito delle altre“.