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due ostetriche indagate

Il parto in casa finì in tragedia, è scontro tra periti

In foto: il tribunale di Rimini
il tribunale di Rimini
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 3 lug 2023 17:16 ~ ultimo agg. 4 lug 13:19
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Un bimbo venuto alla luce morto, due ostetriche indagate e una coppia che pretende venga fatta luce su quanto accadde la mattina del 5 novembre 2022 (vedi notizia). A distanza di 5 mesi dalla querela presentata dall’avvocato Piero Venturi per conto dei genitori di Alessandro, la sostituta procuratrice Annadomenica Gallucci, titolare del fascicolo, ha chiesto l’archiviazione delle due indagate – una 45enne di Faenza e una 27enne di Rimini -, professioniste private specializzate nel far nascere i bambini in casa. Per il magistrato della Procura di Rimini, che ha tratto le proprie conclusioni basandosi sulla relazione medico-legale dei consulenti incaricati, la dottoressa Arianna Giorgetti e il professor Pantaleo Greco, “nessuno dei pur evidenziati errori professionali assume, con criterio di elevata probabilità-quasi certezza, rilevanza causale nel decesso”.

Ma quali errori sarebbero stati commessi dalle due ostetriche? Secondo gli esperti della Procura, sono mancate “una diagnosi di prolungamento patologico sia della prima fase del parto, sia della seconda, oltre al trasferimento in ospedale per la somministrazione di ossitocina e al riferimento ad un medico specialista; la somministrazione di antibioticoterapia dopo 18 ore dalla rottura delle membrane; il trasporto in ospedale all’esatto momento di 24 ore dalla Prom”. Inoltre “è risultato non corretto il trasporto in ospedale della donna, tramite auto privata, anziché con chiamata del 118 ed è mancata anche la rilevazione dei parametri materno-fetali” nel trasferimento da casa all’Infermi di Rimini. All’arrivo in ospedale, infatti, la ginecologa, non appena poggiata la sonda dell’ecografo sulla pancia della mamma, non rilevò il battito del piccolo Alessandro, che verrà alla luce già morto.

Quella del neonato è stata una morte “endouterina fetale per asfissia intrapartum, più probabilmente connessa a fattori meccanici e complicata da una concomitante infezione da Streptococco beta emolitico di gruppo B”. Infezione che non fu rilevata in anticipo perché, come dichiarato dalla partoriente, le due ostetriche mi dissero “di non procedere ad altri esami… mi convinsero a non procedere al tampone”, fra i quali sarebbe rientrato quello vaginale per la ricerca di Streptococco beta emolitico di gruppo B. Alla versione della donna, le ostetriche, che si dicono fermamente convinte di aver agito rispettando tutte le procedure del caso, hanno opposto il consenso informato regolarmente firmato dalla partoriente.

Il legale dei genitori di Alessandro, appresa la decisione del magistrato di archiviare la posizione delle indagate (assistite dalle avvocateMartina Montanari e Chiara Baiocchi), ha annunciato che presenterà opposizione, forte delle considerazioni dei due esperti incaricati – i professori Domenico Arduini e Giuseppe Fortuni – che, proprio sulla relazione dei periti della Procura, sono giunti a conclusione opposte. Secondo la loro tesi, infatti, le oltre 30 ore di travaglio e l’infezione da Streptococco non diagnosticata avrebbero concorso in maniera decisiva all’evento morte: “Sosteniamo – scrivono – che la causa del decesso del piccolo vada ricondotta in rapporto di assoluta ed esclusiva causalità con le inescusabili inadempienze delle ostetriche”.

Altro aspetto su cui che l’avvocato Venturi continua a fare leva riguarda le “importanti discrasie tra la cartella ostetrica in cui erano state iscritte tutte le operazioni compiute nel corso del travaglio (cartella dimenticata dalle ostetriche a casa della coppia, ndr) e quella compilata sul momento in ospedale”. Da qui l’ulteriore accusa, dopo quella iniziale di omicidio colposo, di falso ideologico in atto pubblico. Accuse, però, che per il magistrato non trovano riscontro alla luce dei fatti.

“I miei assistiti – spiega il legale della coppia – sono ancora più sconvolti dopo aver letto la relazione dei periti incaricati dalla Procura. Ci troviamo di fronte ad una disarmante serie di errori, sulla base della quale è stata chiesta l’archiviazione”. L’ultima parola spetta ora al gip.