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la versione dell'indagato

Le lacrime del buttafuori, che resta in carcere: "Tucci importunava la mia ragazza"

In foto: il magistrato Ercolani e la Scientifica durante il sopralluogo
il magistrato Ercolani e la Scientifica durante il sopralluogo
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 14 giu 2023 19:53 ~ ultimo agg. 15 giu 12:37
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Resta in carcere il buttafuori che nella notte tra sabato e domenica scorsa ha massacrato di botte il vigile del fuoco in servizio a Rimini, Giuseppe Tucci, 34enne di Foggia, morto lunedì all’ospedale Infermi. Così ha deciso questa mattina il giudice per le indagini preliminari, Raffaella Ceccarelli.

“Klajdi Mjeshtri è un soggetto capace di tirare di boxe, di imponente corporatura, e che ha dato prova di esplodere come una bomba senza ripensamento, senza pietà, non arrestando la sua condotta fino a quando la vittima non è rimasta immobile a terra”. Lo scrive il gip del tribunale di Rimini nell’ordinanza di convalida del fermo con cui ha disposto la custodia cautelare in carcere per il 28enne buttafuori di origine albanese, indagato per omicidio volontario dal sostituto procuratore Davide Ercolani, che coordina l’inchiesta condotta dalla Squadra mobile di Rimini.

Questa mattina Mjeshtri, dal carcere dei Casetti, ha fornito la sua versione dei fatti. Ha spiegato al gip che Tucci, alterato dall’alcol, quella notte aveva importunato la sua fidanzata, che si trovava al Frontemare di Miramare dove lui stava lavorando come buttafuori, ma anche altre clienti. “L’ho visto che si posizionava dietro la mia ragazza, mentre lei era intenta a guardare il cellulare, così gli ho detto: ‘Ora vuoi leggerle anche i messaggi?’. Poi lui mi ha minacciato di spaccarmi in testa una bottiglia di birra”, ha raccontato.

Dopo un primo diverbio, il 34enne foggiano, che era in compagnia di un amico, sarebbe stato allontanato dai colleghi di Mjeshtri. Trascorsi 20 minuti, il vigile del fuoco è tornato nel locale – a dire dell’indagato – per provocarlo, deriderlo e minacciarlo. Altri due buttafuori a quel punto lo hanno afferrato e trascinato nella viuzza esterna al locale, dove qualche istante più tardi li ha raggiunti anche Mjeshtri. Tra lui e Tucci sarebbe nata una colluttazione, con il buttafuori albanese che ha riferito di averlo colpito con 4-5 pugni a testa e torace. L’autopsia, che si svolgerà domani, farà luce sul numero e sulla violenza dei colpi inferti.

Versione, quella dell’albanese, che però contrasta con quelle rilasciate dai due colleghi di Mjeshtri intervenuti quella notte, che hanno dipinto il 28enne come un “soggetto nervoso, che si va a cercare i problemi”. Entrambi hanno dichiarato di aver già reso inoffensivo Tucci quando alle loro spalle è piombato l’albanese, che ha iniziato a pestare il vigile del fuoco con estrema violenza. Cinquanta, tra calci e pugni, i colpi che Mjeshtri – secondo uno dei colleghi – avrebbe inferto alla vittima nell’arco di un minuto e mezzo.

L’indagato, “che annovera un unico precedente di polizia, sempre di stampo lesivo all’interno di un locale dove prestava l’attività di buttafuori, pur non munito di tesserino”, scrive il gip, questa mattina si è mostrato pentito spiegando di essersi recato già l’indomani del pestaggio all’ospedale Infermi per sincerarsi delle condizioni di Tucci. Tra le lacrime ha poi aggiunto che non voleva ucciderlo. Il suo difensore, l’avvocato Giulio Maione del foro di Pesaro, presenterà un’istanza al tribunale del Riesame per cercare di ottenere gli arresti domiciliari.