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Il confronto su Icaro TV

Allevamento Maiolo. Il comitato: andremo per vie legali

In foto: i due ospiti di Fuori dall'Aula
i due ospiti di Fuori dall'Aula
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 7 minuti
gio 23 mar 2023 13:24
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A questo punto credo che andremo per vie giuridiche a partire da alcune incongruenze che abbiamo visto“. Lo ha detto a Fuori dall’Aula su Icaro TV Luca Martinelli, portavoce del Comitato per la Valmarecchia “Salute! Valmarecchia”, che si batte contro la realizzazione dell’allevamento avicolo Fileni a Cavallara di Maiolo. Ospite in trasmissione anche il vicepresidente di Cia Romagna Lorenzo Falcioni che, ribadendo il favore delle associazioni agricole al progetto, ha invitato a lasciare da parte posizioni ideologiche. “Credo che tutta l’attenzione che oggi c’è per quel sito non ci sarebbe stata senza il servizio andato in onda a gennaio a Report” ha chiosato Falcioni.

Una sintesi della vicenda

La questione esplode sul finire del 2022. A Maiolo, in località Cavallara, sbarca la Fileni per la realizzazione di un nuovo polo avicolo sulle ceneri del precedente allevamento di polli, fallito da tempo, e semidistrutto dal nevone del 2012. Il Gruppo se lo è aggiudicato nel 2015 e, dopo un lungo iter gestito da Arpae e Regione con il Comune di Maiolo, fa partire il cantiere. Ma l’avvio dell’intervento suscita discussioni e polemiche. Lora, moglie del poeta Tonino Guerra, scrive un’accorata lettera indirizzata ai sindaci della Valmarecchia, alla Regione e alla provincia, chiedendo di rivedere un progetto accusato di deturpare la bellezza della valle. L’allevamento, benché nel comune di Maiolo, confina con San Leo, Novafeltria e Talamello ed è a ridosso del Marecchia. Ad accrescere la tensione, il servizio che va in onda il 9 gennaio nella trasmissione Report firmato da Giulia Innocenzi che punta il dito sulle modalità della produzione “bio” di Fileni: si parla di polli maltrattati nell’allevamento di Jesi. L’azienda però non ci sta e ribatte punto su punto alle accuse ma l’inchiesta riaccende la polemica in Alta Valmarecchia. Nasce un comitato civico per dire no all’allevamento: i timori riguardano la salute ma anche l’ambiente e il paesaggio. Si parla anche di mancata trasparenza e condivisione con la cittadinanza di un progetto impattante sul territorio. Altri comuni dell’Alta Valmarecchia e la stessa Unione lamentano di non essere stati informati e interpellati. La protesta raccoglie nelle settimane il sostegno di altre associazioni: da Italia Nostra alla Lav passando per il WWF e la società di studi storici per il Montefeltro. Il Comitato organizza appuntamenti di approfondimento ma anche marce e sit-in. Contrari al progetto Confcommercio, Cna e Confesercenti: contrasta la vocazione turistica del territorio, dicono. Il cantiere però prosegue e il sindaco di Maiolo Fattori difende le scelte fatte: il nuovo allevamento sarà più contenuto e meno impattante di quello che c’era fino al 2009, saranno ridotte le altezze, ci saranno schermature e i polli saranno un quarto rispetto a prima. Intanto il comitato lancia un appello al presidente della Regione Bonaccini per chiedere lo stop al progetto e lo fa lanciando una petizione online che raccoglie 50mila firme. Arrivano interrogazioni in Regione da vari esponenti di minoranza e di maggioranza ma le risposte non soddisfano il comitato che incontra i sindaci della Valmarecchia cercando un fronte comune. L’assessore regionale all’ambiente Irene Priolo incontra i primi cittadini: la procedura autorizzativa, precisa, ha rispettato i passaggi normativi previsti. Sarà però istituita una Commissione Tecnico-Scientifica per monitorare il progetto e l’attività dell’impianto. Ma anche questa risposta viene ritenuta insufficiente da chi protesta. Fileni risponde agli attacchi e parla di allevamento sicuro con ridotte emissioni e con impatto limitato anche sul traffico (un solo camion al giorno). Il progetto trova il sostegno delle associazioni degli agricoltori, Cia, Confagricoltura e Coldiretti, che invitano ad affrontare la questione in maniera non ideologica. Il comune di Novafeltria approva però un ordine del giorno col quale chiede alla Regione di verificare la correttezza dell’iter autorizzativo del progetto. Il tempo di fermare l’allevamento tramite ricorsi amministrativi è scaduto invece secondo il Comitato: la battaglia passerà per vie legali. Cosa accadrà?

La posizione di Fileni

Fileni, da noi contattata, risponde punto su punto alle critiche che le vengono mosse. Il nuovo allevamento che sorgerà a Maiolo sarà biologico e a bassa densità di animali presenti, tra 140.800 e 217.600 capi a seconda del tipo di pollo. Riceveranno mangimi bio e potranno passare all’aperto 1/3 della propria vita. La superficie su cui si svilupperà la struttura sarà di 25600 mq rispetto ai 48.700 dell’allevamento precedente che contava 780.000 animali per ciclo ed è stato attivo dal 1970 al 2009. I nuovi capannoni saranno di un solo piano, rispetto ai tre preesistenti. Al capitolo emissioni, Fileni precisa che quelle di ammoniaca saranno molto limitate grazie all’uso delle migliori tecnologie e al fatto che la lettiera degli animali a fine ciclo sarà ceduta a impianti a biogas o di fertilizzati, senza stoccaggio in loco. Per quanto riguarda il metano, la quantità emessa sarà paragonabile a quella di un allevamento di 50 mucche, spiega l’azienda. Nessun problema neppur per le polveri sottili grazie alla perimetrazione dei capanni con barriere verdi. Giudicato non rilevante l’impatto relativo agli odori grazie alla mitigazione verde e alle recenti tecniche BAT. Il traffico di mezzi in entrata o uscita sarà limitato a meno di un mezzo al giorno, evidenzia Fileni, mentre i consumi idrici (pari ad 11.470 metri cubi) saranno in linea, ad esempio, con quelli necessari ad irrigare un campo di mais di 4 ettari. L’azienda mette in risalto invece il miglioramento che il nuovo allevamento porterà ad un sito al momento in stato di totale degrado. Altre ricadute positive potrebbero arrivare dal posizionamento di pannelli fotovoltaici sui capannoni per creare una comunità energetica per la produzione di energia pulita. Per alimentare gli animali del nuovo centro Fileni avrà bisogno poi di 2.000 ettari di terreno in agricoltura biologica, estendendo di fatto la superficie dedicata in Valmarecchia. Infine le ricadute occupazionali: l’azienda parla di una decina di addetti da inquadrare in un percorso di sviluppo del Gruppo che in Romagna garantisce già un indotto di 300 occupati.

I dettagli del progetto Fileni nella nota inviata ad Icaro TV

1. Il nuovo Centro di Allevamento Fileni di Maiolo
• A Maiolo Fileni sta portando avanti un progetto di ristrutturazione di un preesistente allevamento avicolo convenzionale, in attività dagli anni ’70 sino al 2009.
• Il nuovo allevamento sarà biologico per cui caratterizzato da una bassa densità di animali presenti, variabile tra 140.800 e 217.600 capi a seconda del tipo di pollo allevato, e si svilupperà su una superficie pari a 25.600 mq rispetto ai 48.700 mq dell’allevamento preesistente.
• Nel nuovo centro a tutti gli animali saranno garantiti mangimi esclusivamente bio e la possibilità di uscire all’aperto per almeno 1/3 della propria vita in ampie aree di pascolo.
• Il nuovo centro di allevamento prevede l’implementazione delle migliori tecniche BAT di ultima revisione e si avvarrà delle più moderne tecnologie: in tutti i capannoni, perfettamente isolati, il sistema di controllo dei ventilatori sarà infatti computerizzato, con controllo automatico delle aperture e del microclima interno.
• Nulla a che vedere, quindi, con l’allevamento convenzionale intensivo preesistente, che era caratterizzato da 13 capannoni a tre piani e da un’alta densità di polli, pari a circa 780.000 animali per singolo ciclo di crescita.
2. L’impatto in termini di ammoniaca, metano, polveri sottili, odori
• Le emissioni complessive di ammoniaca (che non è comunque un gas climalterante) del nuovo allevamento di Maiolo risulteranno estremamente limitate sia grazie all’applicazione delle migliori soluzioni tecniche di allevamento finalizzate alla riduzione delle emissioni in atmosfera, sia perché la lettiera degli animali a fine ciclo verrà ceduta a impianti di biogas o di fertilizzanti. Nell’allevamento non ci saranno stoccaggi, né ci sarà concime chimico per la coltivazione delle aree circostanti ai capannoni.
• Per quanto riguarda il metano, la quantità emessa sarà risibile, paragonabile a quella di un allevamento di 50 mucche da latte, solo per fare un esempio.
• Per quanto riguarda le emissioni di polveri sottili, grazie alla perimetrazione dei capannoni con nuove barriere verdi costituite da aree boschive, macchie arbustive, filari arborei di versante e di piana e siepi, saranno sostanzialmente irrilevanti.
• Per quanto riguarda gli odori l’applicazione delle più recenti tecniche BAT e la progettazione del verde di mitigazione, eseguita sulla base di un complesso e accurato studio paesaggistico, consentono di affermare che l’allevamento non produrrà alcun tipo di impatto rilevante né rispetto agli abitanti del Comune di Maiolo, né dell’intera Valle di Valmarecchia.
3. L’impatto in termini paesaggistici
• L’attuale sito si trova in stato di degrado e l’intervento di Fileni lo migliorerà in maniera sensibile.
• Inoltre, i nuovi capannoni non saranno a tre piani come in passato, ma saranno solo a un piano.
• Grazie all’applicazione delle più recenti tecniche BAT e alla progettazione del verde di mitigazione, eseguita sulla base di un complesso e accurato studio paesaggistico, l’allevamento biologico Fileni di Maiolo non produrrà alcun tipo di impatto rilevante sul Comune di Maiolo o sulla Valmarecchia.
4. L’impatto in termini di traffico
• Il bilancio complessivo dei mezzi in ingresso/uscita in un anno (365 giorni) relativi al nuovo centro sarà inferiore ad un mezzo al giorno durante la fase di pieno esercizio e pertanto l’impatto sull’incremento del traffico del nuovo allevamento sarà irrilevante.
• Tale valore deve, infatti, essere posto a confronto con i dati desumibili dal Piano Regionale Integrato dei Trasporti 2010-2020 della Regione Emilia-Romagna che evidenzia chiaramente che l’arteria stradale sulla quale insiste l’allevamento Fileni, ovvero la SP 258 R “Marecchia”, vede transitare nell’arco delle 24 ore ben 9.439
veicoli.
• Se poi mettessimo a confronto i futuri mezzi in transito con quelli riconducibili al precedente allevamento intensivo, registreremmo un decremento di ben 875 unità all’anno.
5. L’impatto in termini di risorse idriche
• I consumi di acqua riconducibili al nuovo centro bio Fileni saranno pari a 11.470 metri cubi, di cui 60 metri cubi da acquedotto per alimentazione umana e servizi igienici e 11.410 metri cubi da pozzo su falda per alimentazione animali raffrescamento e lavaggio, inferiori, quindi, a quelli necessari all’irrigazione di un campo di mais di appena 4 ettari, solo per fare un esempio.
• Il consumo di acqua sarà, inoltre, di gran lunga inferiore a quello dell’allevamento convenzionale preesistente.
6. Le ricadute positive del nuovo allevamento
• Oltre alla riqualificazione dell’area, Fileni sta dialogando con la Regione EmiliaRomagna per l’istituzione di un tavolo di lavoro relativo all’installazione di pannelli fotovoltaici sulla quasi totalità della superficie dell’allevamento che porti alla creazione di una comunità energetica per la produzione di energia a condizioni
favorevoli per la comunità locale.
• L’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico in progetto, maggiore del fabbisogno dell’allevamento, potrebbe quindi essere, tramite accordi con le società elettriche locali, ceduta a prezzi convenienti, alla comunità di Maiolo, ed eventualmente anche ad altri comuni della Valmarecchia.
• Inoltre, il risparmio di emissioni derivante dall’utilizzo di una fonte pulita di energia elettrica sarebbe tale da più che bilanciare il possibile effetto delle emissioni altre.
• Da segnalare, inoltre, che Fileni gestisce la più grande filiera a livello europeo nel comparto carni e proteine animali bio e ha investito negli anni per promuovere un modello di agricoltura rigenerativa, che apporti sostanze organiche e ripristini la
biodiversità del suolo, non utilizzando pesticidi o fertilizzanti di sintesi e favorendo la rotazione pluriennale delle coltivazioni. Per l’alimentazione degli animali allevati nel nuovo centro saranno necessari circa 2.000 ettari di terreno in agricoltura biologica, da cui trarre le granaglie necessarie alla autoproduzione dei mangimi e la
Valmarecchia, già luogo di coltivazione biologica per una piccola parte del fabbisogno di prodotti biologici agricoli del Gruppo, può sicuramente incrementare l’estensione di terreni biologici grazie al nuovo fabbisogno.
• La ricaduta occupazione interesserà alcune decine di addetti e va inquadrata in un piano più generale di crescita e di sviluppo di un gruppo come Fileni che, solo in Romagna, garantisce un indotto, tra produttori di mangimi, produttori di uova, incubatoi, operatori di allevamenti diretti e soccidari, di circa 300 persone.

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