Indietro
menu
obiettivi ancora lontani

Rapporto Mal’Aria di Legambiente. A Rimini e in Emilia Romagna restano criticità

di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Lun 30 Gen 2023 19:18 ~ ultimo agg. 19:22
Tempo di lettura 3 min Visualizzazioni 1.234

In Emilia-Romagna nel 2022 sette capoluoghi su nove hanno sforato il tetto di 35 giornate con livelli di Pm10 oltre i limiti. Rimini è a 43. Si salvano solo Bologna e Forlì-Cesena. Ma guardando al 2030, con i tetti previsti dalla nuova normativa europea, in prospettiva tutte le grandi città dell’Emilia-Romagna sarebbero fuorilegge, con Piacenza maglia nera. E’ questo il quadro che emerge dal rapporto ‘Mal’Aria di città 2023′ di Legambiente

Sempre per le Pm10, in realtà, l’analisi delle medie annuali ha mostrato come nessuna città in regione abbia superato il limite previsto dalla normativa vigente, spiega Legambiente. “Ma ciò non è sufficiente per garantire la salute dei cittadini”, in virtù dei limiti previsti per il 2030. A quella data, infatti, con i valori attuali “nessuna città capoluogo dell’Emilia-Romagna avrebbe rispettato la soglia di 20 microgrammi per metrocubo all’anno”. E lo stesso discorso vale per le polveri ultrafini, le Pm2,5. “Tutte le città avrebbero superato la soglia di 10 microgrammi per metrocubo di media annuale che entrerà in vigore nel 2030, con Piacenza che doppia il valore soglia con una media di 22 microgrammi nel 2022”. Secondo Legambiente, dunque, “da questi dati emerge un forte ritardo delle città emiliano-romagnole rispetto a quelli che saranno i parametri in vigore in Europa dal 2030”.

Piacenza, ad esempio, dovrà ridurre il 55% delle concentrazioni di polveri ultrafini in sette anni per stare al passo con le regole europee. Sul fronte delle Pm10, invece, le città con i livelli migliori come Bologna, Forlì e Cesena dovranno ridurre le concentrazioni del 20%, mentre per gli altri capoluoghi lo sforzo dovrà essere maggiore: -39% a Modena, -38% a Reggio Emilia, -30% a Rimini. Secondo gli ambientalisti, però, “la tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni. Il tasso medio annuale di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è, infatti, del solo 2% per le polveri sottili e del 3% per il biossido di azoto.

“Città come Modena, considerando il tasso di decrescita, potrebbero impiegare oltre 30 anni ad adeguarsi alle nuove normative”. Lo smog, ricorda Legambiente, è tutt’ora la prima causa di morte prematura in Europa e in Italia dovuta a fattori ambientali. “Eppure sembra che questa consapevolezza sul fronte scientifico non influenzi affatto le decisioni politiche in Emilia-Romagna– critica l’associazione- il via libera a opere come il Passante a Bologna o la Cispadana a Modena tradiscono una visione ancora troppo ancorata al passato, quando è evidente che serve una sterzata in direzione opposta: investire su infrastrutture per il trasporto pubblico di massa, spostare il trasporto merci su ferro, rafforzare il sistema di controlli in campo agricolo per contenere l’inquinamento da ammoniaca”.

Altre notizie