Da stalla a mensa per i poveri. Nel 2022 più di 1300 all’Opera Sant’Antonio


L’opera Sant’Antonio, la mensa per i poveri gestita dai frati Cappuccini in via della Fiera a Rimini resterà aperta e continuerà ad essere un punto di riferimento per i bisognosi della città. Saranno sempre i frati, con il grande aiuto dei volontari, ad accogliere le persone che hanno bisogno di un pasto caldo e di una doccia. Il destino del convento, invece, sarà deciso dal nuovo ministro provinciale dell’ordine che sarà eletto ad aprile.
Sono ben 60 i volontari che quotidianamente recuperano il cibo offerto dalle diverse realtà del territorio, cucinano, accolgono e si prendono cura degli ospiti. Questi ultimi sono stati più di 1300 nel 2022. A loro sono stati offerti 56.604 pasti, docce e medicine. In lieve maggioranza uomini, più di un quarto sono italiani e molti di loro sono profughi ucraini. La metà ha più di 50 anni.
Affascinante anche la storia di quel luogo: all’inizio di questo secolo, nel 2001, la stalla del convento dei Cappuccini di via della Fiera viene trasformata in una mensa per i più bisognosi. Fra Lazzaro e poi fra Giorgio, fra Salvatore, fra Vittorio, fra Carlo sono gli animatori di uno spazio che con gli anni ha saputo coinvolgere moltissimi volontari e trasformarsi per andare incontro alle
necessità dei più fragili. Ecco allora che “nella vecchia stalla” si può avere un pasto caldo, ma anche medicine, vestiti puliti e farsi una doccia. Il servizio non si è mai interrotto, neanche durante la pandemia quando, al posto dell’accesso in mensa, sono stati comunque distribuiti lunch box per non lasciare soli proprio coloro i quali avrebbero sofferto maggiormente durante il lock down.
Mentre nei primi anni l’accesso alla mensa e agli altri servizi era più libero ora, anche per l’aumentare dei numeri, è previsto un colloquio iniziale al centro di ascolto, attivo tre giorni a
settimana. Un momento non solo amministrativo-burocratico per rilasciare una tessera nominativa che permette di fruire gratuitamente dei servizi di Opera sant’Antonio, ma soprattutto
un momento per accogliere, ascoltare e accompagnare.
Nell’anno appena trascorso, è stata studiata una nuova immagine coordinata che ha scelto come simbolo il giglio di campo, a sottolineare la volontà di far fiorire sempre di più il fiore della carità, trovando nuove modalità per essere al fianco dei più fragili.
“Come i gigli del campo, cerchiamo di donare la nostra bellezza ovvero, la nostra carità, a coloro i quali desiderano coglierla, soprattutto i più bisognosi – commenta fra Giordano Ferri, nuovo
responsabile di Opera sant’Antonio – Il nostro ringraziamento più sentito va ai volontari e a tutte le realtà che ci permettono di portare avanti questo servizio che oggi più che mai si dimostra
indispensabile”.