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il processo

L'assassino della stazione di Rimini: "Ho agito per rabbia e gelosia"

In foto: da sinistra Galileo Landicho con il suo assassino, Antonio Rapisura
da sinistra Galileo Landicho con il suo assassino, Antonio Rapisura
di Lamberto Abbati   
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lun 21 nov 2022 18:41 ~ ultimo agg. 22 nov 12:05
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Ha lasciato per qualche ora il carcere dei Casetti per raggiungere il tribunale di Rimini, dove, scortato dagli agenti della penitenziaria, ha deposto nel corso del processo che lo vede imputato per omicidio volontario. Antonio Rapisura, filippino di 51 anni, sposato, padre di tre figli, ha ripercorso per filo e per segno cosa accadde la sera del 21 novembre 2021, quando alla pensilina del bus di fronte alla stazione ferroviaria di Rimini uccise con un fendente alla gola il connazionale Galileo Landicho, 74 anni.

Fu un gesto dettato dalla rabbia, come ha ribadito questa mattina davanti al gup. Rapisura, infatti, sospettava che Landicho avesse avuto un flirt con sua moglie e quel giorno lo aveva atteso in piazzale Battisti perché voleva sottrargli il cellulare per controllare se davvero ci fossero messaggi compromettenti tra i due. Quando però stava per intervenire, il 74enne, che non si era accorto della presenza del connazionale, avrebbe riposto il cellulare in tasca. E’ allora che Rapisura, accecato dalla rabbia e dalla gelosia, sferrò a Landicho un colpo secco da dietro, tra collo e gola, con un coltellino ricurvo, lasciando il 74enne esanime sull’asfalto. “Volevo fargli del male, non ucciderlo”.

La minuziosa attività della Squadra mobile di Rimini, partita dai filmati delle telecamere installate sui bus in transito e in sosta in zona quella sera, consentì dopo un mese di indagini serrate di individuare l’assassino (difeso dall’avvocato Alessandro Petrillo) che confessò subito il delitto. Rapisura, a cui non è stata contestata l’aggravante della premeditazione, ha potuto scegliere di essere giudicato con rito abbreviato. La sentenza è attesa il prossimo 13 gennaio.