Indietro
menu
Critiche a decisione Regione

Pillola abortiva nei consultori. Montevecchi (Lega): preoccupante banalizzazione

In foto: Matteo Montevecchi
Matteo Montevecchi
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: < 1 minuto
sab 1 ott 2022 11:04
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura < 1 minuto
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Interruzione volontaria di gravidanza. L’Emilia-Romagna ha deciso di rendere disponibile la pillola RU486 anche nei consultori (vedi notizia). Una scelta che il consigliere regionale della Lega Matteo Montevecchi definisce una “preoccupante banalizzazione dell’aborto ridotto a pratica “fai da te” da eseguire direttamente a casa, portata avanti da Stefano Bonaccini“. L’esponente del Carroccio si scaglia contro le parole del presidente della Regione pronunciate durante la trasmissione “Otto e Mezzo” su La 7. “Si riconferma – prosegue – la pericolosa mentalità che vede l’aborto alla stregua di un metodo contraccettivo”. “Le nuove linee guida ministeriali di Speranza del 12 agosto 2020, recepite il 22 settembre dello stesso anno dalla Regione Emilia Romagna – ricorda Montevecchi –, prevedono la somministrazione della pillola abortiva Ru486 in day hospital, nei consultori e con tempi estesi fino alla nona settimana”. Il consigliere spiega anche che “queste linee guida non hanno alcuna valenza di legge, quindi la loro adozione da parte della Regione non è obbligatoria. Inoltre, perfino l’articolo 8 della legge 194 attualmente in vigore, prevede che tutto l’iter dell’interruzione di gravidanza debba essere svolto esclusivamente presso gli ospedali o presso istituti ed enti indicati dalla legge, perciò non certamente nei consultori familiari per poi abortire a casa. Non a caso, le precedenti linee guida del Ministero della Salute del 2010 prevedevano il ricovero di tre giorni in ospedale, dando la seguente motivazione: “Per un’attenta sorveglianza sanitaria, in modo da ricevere un’assistenza immediata se si verifica un’emorragia importante”.” Montevecchi evidenzia che regioni come Marche e Piemonte hanno in buona parte bocciato le nuove linee guida ministeriali e conclude “il nostro modello sono i centri di aiuto alla vita, non la pericolosa banalizzazione dell’aborto. Abbiamo un’idea completamente diversa di futuro“.