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la tragedia di riccione

Il passaggio in stazione, la telefonata al papà e l'impatto mortale

In foto: i rilievi della Scientifica (foto Migliorini)
i rilievi della Scientifica (foto Migliorini)
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 1 ago 2022 19:15 ~ ultimo agg. 2 ago 16:14
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Il giorno dopo la tragedia avvenuta alla stazione ferroviaria di Riccione, gli agenti della Polfer sono al lavoro per ricostruire gli ultimi istanti di vita di Giulia e Alessia Pisanu, la sorelle di Castenaso (piccolo comune in provincia di Bologna) travolte e uccise domenica mattina dal Frecciarossa diretto a Milano.

Alessia e Giulia

Giulia, 17 anni, e Alessia, 15, avevano raggiunto in treno Riccione nella giornata di sabato e poi avevano trascorso la nottata in discoteca, al Peter Pan. Il mattino seguente ad accompagnarle in stazione per fare ritorno a casa sono stati due ragazzi che hanno gentilmente offerto loro un passaggio in auto. Uno dei due, il 24enne alla guida, ha raccontato agli investigatori di aver visto una prima volta Giulia e Alessia all’interno del locale e, verso mattina, di averle notate all’esterno. La 17enne, in particolare, era stesa a terra, stanca ma – a suo dire – non in uno stato di particolare alterazione. E’ stata invece la più piccola a chiedere al giovane il cellulare in prestito per fare una telefonata al padre. Voleva rassicurarlo che stavano bene e che di lì a poco avrebbero preso il treno per tornare a casa. Il telefonino di Alessia infatti era scarico, mentre quello di Giulia le era stato rubato qualche ora prima insieme alla borsa. Dopo aver tranquillizzato il padre al telefono, le sorelle Pisanu hanno salutato i due ragazzi e alle 6.50 si sono avviate verso il binario numero uno.

Per ricostruire nel dettaglio quanto accaduto la polizia Ferroviaria ha raccolto le testimonianze di cinque, sei persone: il barista della stazione, una dipendente e alcuni passeggeri in attesa. I loro racconti sono tutti abbastanza univoci nel ripercorre quei tragici istanti. Giulia, che viene descritta da un paio di testimoni come non esattamente lucida, a un certo punto sarebbe stata vista (il condizionale è d’obbligo) sostare in piedi sui binari. Secondo uno dei due macchinisti, avrebbe avuto lo sguardo rivolto proprio verso il treno in transito. Alessia, che invece sarebbe stata notata inizialmente a sedere sulla banchina, accortasi che la sorella maggiore era ferma sulle rotaie, si sarebbe avvicinata a lei per smuoverla, purtroppo inutilmente. La 15enne avrebbe allora cercato di tornare sui suoi passi, ma ormai era troppi tardi. Il Frecciarossa, nonostante la disperata frenata e l’avvertimento delle sirene, ha travolto entrambe scaraventando i corpi a 700 metri di distanza. Quelli al vaglio della Polfer sono racconti frammentari, flash e ricostruzioni di chi è stato chiamato a ricordare pochi, fatali attimi. Le telecamere presenti in stazione non hanno inquadrato il momento dell’impatto e per questo non sono state d’aiuto agli investigatori.

Impossibile comprendere cosa sia passato nella mente di Giulia, capire perché abbia deciso di avventurarsi sui binari. Di sicuro la sorella ha cercato di salvarla, di tirarla a sé, senza però riuscirci. Un ultimo, disperato atto d’amore, purtroppo vano. Per il sostituto procuratore Giulia Bradanini allo stato attuale non ci sono elementi per ipotizzare alcun tipo di reato. Una disgrazia, solo così (per ora) si può catalogare quanto accaduto. Sui resti straziati delle due ragazze non è possibile effettuare neppure gli esami tossicologici per stabilire se avessero bevuto o assunto altro tipo di sostanze. Probabile invece un esame del Dna per accertare compiutamente la loro identità, dal momento che il riconoscimento da parte del padre, arrivato a Rimini ieri mattina accompagnato dal fratello, non può ancora considerarsi definitivo.