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Conseguenze occupazionali

Caro energia. Indino: no a riduzione orare e lockdown serale per i locali

In foto: Gianni Indino
Gianni Indino
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 29 ago 2022 13:01
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Non possono essere colpite ancora una volta le attività che già hanno pagato il prezzo più caro alla pandemia. A dirlo è il presidente della Confcommercio riminese e del Silb Gianni Indino, commentando l’ipotesi di una riduzione di orario per le attività economiche e di una chiusura serale alle 23 per i locali per razionare l’energia elettrica. “Certo, se ci sarà bisogno di fare sacrifici li faremo tutti assieme – dice – ma non potranno ancora una volta essere colpite le stesse attività che hanno pagato caro il prezzo della pandemia e che stanno faticosamente cercando di rialzarsi. La riduzione d’orario per le attività commerciali e un lockdown serale alle ore 23 per i locali sarebbe una misura deleteria per l’economia soprattutto per un’area come la nostra che ha nel turismo la sua base portante. Abbiamo fatto tanto per destagionalizzare la nostra offerta turistica e ora che il nostro territorio ha appeal tutto l’anno il rischio è di vedere vanificati tutti gli sforzi per un coprifuoco energetico che fa paura anche solo al pensiero“.
Cinema, discoteche, pub, bar serali, ristoranti, night club e tutte le altre attività notturne – ricorda Indino – sono già state oltremodo colpite dal lockdown sanitario in tutte le sue fasi, da quelle lunghissime di chiusura totale fino a quelle di chiusura parziale alle ore 18. Non è possibile che ancora si pensi a penalizzare le categorie economiche legate al turismo considerandole non essenziali anziché facenti parte di un settore strategico. Significherebbe perseverare in una visione miope dell’economia del nostro Paese, che il nostro territorio pagherebbe a carissimo prezzo. Si innescherebbero inoltre pesanti conseguenze, come quella sul piano occupazionale con il rischio di dover lasciare a casa migliaia e migliaia di lavoratori e quella sul piano della sicurezza delle nostre città al venir meno delle attività aperte e delle loro vetrine, da sempre presidio di sicurezza“.
Indino, vestendo poi i panni del presidente regionale del sindacato delle discoteche, si dice “oltremodo preoccupato perché il prezzo pagato dai nostri locali alla pandemia è ancora più alto che negli altri settori colpiti e oggi qualcuno pensa di nuovo a noi come possibile comparto da penalizzare? Questa volta almeno lo si dica a chiare lettere e lo Stato trovi i soldi per liquidarci una volta per tutte, rilevare le nostre aziende e farci cambiare mestiere. Non vorremmo davvero essere ancora gli unici a doverci sobbarcare in maniera totale i costi delle crisi“.
Noi non ci stiamo e abbiamo aperto le consultazioni con la base delle categorie economiche interessate per prepararci ad eventuali proteste e contromisure – conclude –, nell’eventualità che le scelte politiche dovessero andare in questa direzione”.