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Consiglio su sicurezza e legalità. Sindaco e assessore: impegno nonostante risorse inadeguate

In foto: l'assessore Bragagni
l'assessore Bragagni
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 14 minuti
ven 25 mar 2022 17:36 ~ ultimo agg. 21:54
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Si è svolta giovedì sera la seduta del Consiglio Comunale di Rimini dedicata ai temi di legalità e sicurezza. N1el suo intervento il sindaco Sadegholvaad ha fatto un’ampia panoramica sul fenomeno, sottolineando il calo dei reati negli ultimi anni, senza nascondere la gravità di situazioni come l’esplosione delle baby gang: fenomeno da contrastare in primis con l’integrazione e le relazioni. Ha sottolineato come la Questura di Rimini non sia ancora riconosciuta nella categoria che le compete, e come per le imprese ci siano i rischi di una burocrazia piena di rivoli dove la criminalità può insinuarsi. Dopo tante richieste, nel 2022 i rinforzi nei comuni costieri arriveranno finalmente a giugno e non a luglio. L’assessore Bragagni ha ricordato l’impegno messo in campo dall’Amministrazione Comunale – nuove assunzioni di Polizia Locale, videosorveglianza, sicurezza urbana notturna – ma anche come i rinforzi richiesti al Governo non siano ancora arrivati in misura adeguata.


L’intervento del sindaco Sadegholvaad:

Sul sito https://lab24.ilsole24ore.com è possibile consultare il dato delle denunce presentate agli organi di polizia in tutte le province d’Italia dal 2015 al 2020. È il famoso indice di criminalità grazie al quale, almeno una volta all’anno, il territorio riminese sale immeritatamente agli oneri della cronaca con grande scandalo delle forze di opposizione. Nel 1998 le denunce di reato in provincia di Rimini furono circa 29mila con una popolazione di poco superiore ai 300mila abitanti. Nel 2019, ultimo anno pre pandemico perché sarebbe facile prendere il 2020 come comparazione, le denunce di reato sono state 19.994 con una popolazione di circa 350 mila abitanti.

Provo a sintetizzare: il numero dei residenti è salito del 15 per cento e il numero dei reati denunciati è calato del 30 per cento. Questi sono i dati ufficiali del Ministero dell’Interno e non interpretazioni di questa o quella parte politica.

Se vogliamo andare più nello specifico degli ultimi anni, le stesse tabelle raccontano ad esempio che se nel 2015 i furti complessivi denunciati furono 17.481, nel 2019 lo stesso dato si ferma a 11.099. Per la cronaca nel 2020 un calo ulteriore: 7 438. Andiamo ancora più nello specifico e cioè analizziamo i cosiddetti reati predatori che spesso sono associati al nostro territorio: furti con destrezza, i borseggi insomma, 3594 nel 2015 e 2.066 nel 2019; furti con strappo, ovvero gli scippi, 174 nel 2015 e 120 nel 2019; furti in abitazione 2.027 nel 2015 e 1.305 nel 2019.

Questi numeri non vogliono essere la cronaca di un successo, chissà poi per chi visto che si tratta di denunce relative a tutti i comuni della provincia e non solo al capoluogo e dunque certe polemiche che si fanno su Rimini magari per onestà intellettuale o coerenza andrebbero fatte anche nei comuni confinanti governati da giunte di colore diverso. Non è, dicevo, la cronaca di un successo. Ma certamente è cronaca più solida di qualsiasi opinione.

I reati sono in calo e in più aggiungo che la percentuale di scoperta dei colpevoli bel nostro territorio è superiore alla maggior parte di quella registrata nelle altre 106 province del Paese. Chiamatela abilità, chiamatela abnegazione, chiamatela garra di chi ogni giorno sa che questo, con le sue 16 milioni di presenze turistiche pre pandemiche, è un’area metropolitana nei fatti per almeno 8 mesi all’anno. Chiamatela anche fortuna ma qui mediamente le forze dell’ordine fanno un ottimo lavoro, sia nella prevenzione che nel contrasto sul campo. Le denunce in calo e la percentuale dei colpevoli individuati sono la risposta migliore a ogni tipo di perplessità o strumentalizzazione. Non possiamo invece chiamare tutto questo sostegno dello Stato e di ogni governo che si è succeduto dagli anni Settanta in poi.

Prima di passare alla sostanza del ragionamento però provo a chiudere il discorso statistico perché solitamente è proprio su questi che si esercita durante l’anno il meglio e il peggio del dibattito politico interno. Si dice spesso che Rimini è ai primi posti italiani della graduatoria dei reati in relazione ai flussi turistici anomali e straordinari in rapporto al numero dei residenti rispetto a tutti le altre province d’Italia. Vero ma credo che questo non sia così decisivo come si crede e nonostante una ricerca prodotta nel 2019 dal Sole 24 Ore abbia rilevato come calcolando statisticamente la componente turistica, Rimini sia tra le province più sicure del Paese insieme a Venezia, Aosta, Trento e Bolzano.

Mi convince di più l’elemento della propensione alla denuncia del nostro territorio e dunque la saldezza del rapporto fiduciario tra comunità, istituzioni e forze dell’ordine che porta la persona vittima di un reato a avanzare pro attivamente la sua richiesta di giustizia.

Ma soprattutto un terzo elemento: i territori e le città ad alta concentrazione turistica e di ospitalità sono ancora di più diventati attrattori per la capacità di creare ricchezza, anche e soprattutto in periodi di estrema difficoltà, sociale e economica. Lo si era visto una decina di anni fa con la crisi economica e lo si è visto in questi 2 anni di pandemia. I territori ricchi sono ancora più attrattori di fenomeni anche criminali soprattutto quando cresce la povertà e il disagio in molte altre parti di un Paese.

Non sto ancora a dilungarmi sul tema della categoria della Questura, che ogni volta ci porta ad antipatici e ingiusti paragoni con la provincia di Isernia. Però sottolineo tre volte in rosso che dal dopoguerra gli organici di Polizia permanenti sul nostro territorio sono clamorosamente sottodimensionati rispetto alla terza area in Italia per numero di turisti dopo Roma e Venezia. E, guardate, non c’è stato governo che abbia dato risposte concrete. Non lo ha fatto il centrosinistra né tanto meno il centrodestra. Ricordo ad esempio che il ministro leghista Maroni ebbe il coraggio una decina di anni fa di chiedere agli enti locali di pagare il foraggio dei cavalli utilizzati in estate dalle forze di polizia. Ma questo è folklore rispetto a quanto accaduto 7 anni dopo e cioè nel 2018 quando il ministro Salvini ha strappato l’accordo del predecessore Minniti per l’ubicazione della nuova Cittadella della Sicurezza o Federal Building nell’area occupata da quel vero e proprio scempio di Stato che è la vicenda della nuova Questura in via Roma. Abbiamo perso 4 anni e soprattutto l’occasione di potenziare e modernizzare il comparto della sicurezza nella nostra provincia. Pochi giorni fa abbiamo rimesso insieme e aggiornato le pagine di quell’accordo cancellato ancora non si sa bene per cosa. Dobbiamo ripartire da zero e lo abbiamo fatto ancora una volta nella sede prefettizia e cioè dove si riunisce quel Comitato Provinciale per l’Ordine Pubblico e la Sicurezza che finora è stata la vera, unica, gigantesca barriera nei confronti della criminalità, micro e macro. Lo dico con orgoglio: se i reati calano, se il territorio è sotto controllo, se il turismo- che ha bisogno come l’aria dell’elemento Sicurezza per vivere- continua a garantire occupazione e dignità in un’epoca tra le più dure del mondo si deve guardare dentro ai nostri confini.

Ma non dobbiamo nasconderci. Il contrasto alla criminalità è come il software di un moderno device: va continuamente aggiornato altrimenti la macchina si inceppa e si blocca. La crisi economica e i due anni di pandemia hanno portato con sé cambiamenti sociali ed economici che stanno modificando anche il quadro dei comportamenti illeciti e criminali. Parto da quello più evidente e già esploso in inverno in alcune grandi città del Nord Italia: il fenomeno delle cosiddette baby gang. È relativamente nuovo in Italia, non pare avere ancora quelle fortissime connotazioni sociali che ha in Francia o Germania o Gran Bretagna ma mette insieme diversi aspetti che non sono specificatamente di polizia. È inutile nascondersi che dietro ci sta anche la questione dell’integrazione. Per indole non mi piacciono le bandierine ideologiche. Ho una vita mia personale che sta tutta dentro un percorso di relazioni quotidiane tra persone, lingue, religioni, culture di diverse parti del mondo. Questi percorsi non diventano discese nel nome di uno slogan ma vanno costruiti faticosamente una pietra dopo l’altra.

Faccio un esempio concreto: se il sindaco di Bologna sceglie una simbologia priva di effetti in mancanza di legge che è quella dello ius soli, Rimini sceglie di rendere gratuiti i suoi nidi, aumentando così le iscrizioni in un anno in cui tutte le altre città decrementano il dato, e di investire un bel pezzo del suo PNRR nella costruzione di nuove scuole e nella sistemazione di quelle già esistenti. Nonostante le apparenze, si dà una risposta differente alla stessa domanda. Io credo che l’integrazione passi da una relazione che prima di tutto è conoscenza, è partecipazione, è scuola. Non ho la risposta definitiva ma credo che questo tipo di integrazione sia il viatico migliore per governare già a monte la ribellione senza causa di quelle che oggi chiamiamo baby gang.

È la forma che diamo alla città che è la prima forza dell’ordine. Se pensiamo di agire solo alla foce del problema l’effetto escalation è pressoché sicuro. Più quartieri ghetto, più luoghi isolati, più disagio pronto ad esplodere. Il servizio pubblico diffuso e presente in ogni singola parte e la sua capacità di creare intorno a sé forme vere di partecipazione diventa un’arma, e mi scuso per questa metafora, sconosciuta nelle latitudini italiane. Non è utopia, non è buttare la palla in tribuna: per quanto riguarda Rimini è la partita che intendiamo giocare.

Poi certo c’è l’ordine pubblico a breve termine. Sapete già, lo avete letto, che io stesso, insieme ai sindaci delle altre località costiere riminesi, abbiamo chiesto e ottenuto che bel 2022 i famosi rinforzi estivi di polizia arrivino a giugno e non a luglio inoltrato. Ma vista la novità del fenomeno io credo sarebbe opportuna anche qualche strategia inedita che ad esempio vedesse il coinvolgimento delle altre prefetture e questure emiliane. L’esperienza della scorsa estate ci segnala infatti come frequenti nelle città emiliane i luoghi di residenza di molti dei protagonisti di queste scorrerie da fine settimana. Una collaborazione su scala regionale forse sarebbe un modo per cominciare anche a utilizzare risposte nuove a fenomeni inediti

Per ultimo lascio il tema economico. Io credo questo: crisi dei subprime, covid, rincari energetici, guerra sono e continuano ad essere quattro colpi di maglio in sequenza che avrebbero ucciso qualsiasi economia e impresa. Pensavamo due mesi fa di rialzare la testa ma come nel gioco dell’oca siamo tornati al punto di partenza. Con una differenza: siamo economicamente e psicologicamente sempre più in affanno.

In questo scenario l’economia diventa un boccone ancora più ghiotto oltre chi ha denaro e non ha scrupoli. Non è il capitalismo, bellezza. È il veleno della criminalità che rischia di diffondersi in un corpo già debilitato. Sono anni, anche grazie a un coraggioso e competente tessuto di volontariato e impegno civile locale che vogliamo rappresentare simbolicamente con i ragazzi dell’Osservatorio, di Libera, delle scuole di Rimini, che il nostro territorio non si è più vergognato per interesse o altro a parlare pubblicamente di insediamenti della criminalità organizzata nella nostra regione, in casa nostra. Fino alla fine dello scorso decennio era tabù pronunciare queste parole. Grazie a quel lavoro di semina c’e una nuova consapevolezza, una nuova sensibilità, una nuova attenzione.

Ma adesso occorre il salto vero e cioè la proposta. Che deve essere chiara, fattibile, concreta e soprattutto focalizzata all’obiettivo se non vuole essere solo generica e mediatica. Nel mio programma di mandato è scritto che l’impresa sana è un valore di comunità e come tale va sostenuta e supportata. Il privato non si contrappone al pubblico e viceversa. Forse si deve partire da qui. Sostenere le imprese non vuol dire erogare soldi ma far funzionare rapidamente i servizi pubblici ad esempio. È nelle lentezze della burocrazia e nei suoi labirinti autoreferenziali che si realizzano le condizioni per una entrata in scena magistrale della criminalità organizzata.

Ho detto impresa e ho aggiunto sana. Non è un modo di dire. Ci sono anche imprese che scientemente lavorano al confine o addirittura al di là del lecito. Quelle dobbiamo colpire e per farlo dobbiamo avere anche il supporto dei loro colleghi e delle associazioni di categoria. Cito la presidente degli Albergatori Rinaldis e alle sue frequenti e coraggiose prese di distanza dai comportamenti maramaldi di alcuni associati. Non è il gusto della visibilità ma un riflesso conservativo: la criminalità rovina prima di tutto una impresa sana. Lì dobbiamo colpire ma poi dobbiamo noi istituzioni essere meno prese dai nostri meccanismi perfetti che ad esempio preferiscono lasciare per 50 anni nel degrado le colonie Marine piuttosto che permettere accordi trasparenti e monitorati con il privato. Oppure le indagini che portano a rilevare ipotesi truffaldine inducono il Governo a rendere ancora più farraginose, fino ad essere inutilizzabili, le misure del 110 Bonus che avevano rilanciato l’edilizia e l’occupazione. È come se non ci togliessimo mai di dosso la cultura del sospetto, quasi preferendo bloccare tutto piuttosto che colpire chi deraglia e chi delinque.

Abbiamo firmato protocolli, sulle imprese, sugli appalti. Li faremo rispettare ma tutta la macchina istituzionale non può continuare a far finta di niente e cioè che favorire l’impresa sana è anch’esso il primo deterrente alla ramificazione mafiosa. Nei prossimi 5 anni chiederò questo ai dipendenti del Comune di Rimini. Questo è la trasparenza. Altri comportamenti non saranno né ammessi né giustificati.


L’intervento dell’assessore alla legalità Francesco Bragagni:

Come Amministrazione comunale abbiamo fortemente voluto proporre il confronto pubblico di questa sera sui temi della sicurezza e della legalità perché viviamo in una fase nella quale l’attualità politica e mediatica rischia di non cogliere né la reale dimensione dei problemi né, soprattutto, gli sforzi che da tempo le autorità locali e gli attori economici e sociali stanno compiendo per promuovere politiche e interventi in grado di incidere sulla vivibilità dei cittadini, senza cedere ad allarmismi e ad approcci emergenziali.
Crediamo fermamente che la repressione dei crimini, svolta meritoriamente con grande impegno dalle Forze dell’Ordine, non possa da sola tutelare la legalità e la sicurezza dei cittadini senza la promozione di iniziative culturali e politiche sui temi legati alla qualità della vita urbana.
Per questo, il nostro obiettivo è sviluppare i rapporti tra enti locali, istituzioni, operatori economici, scuole – coinvolgendo ovviamente associazioni e soggetti che si occupano da vicino dei fenomeni malavitosi, come l’Osservatorio provinciale della criminalità organizzata e Libera, che ringrazio – per promuovere e diffondere in maniera sempre più radicata e capillare una nuova cultura della legalità, integrata con i temi della sicurezza urbana.
Siamo consapevoli che gli enti locali possano proporre azioni e sinergie a partire dalla promozione di iniziative di carattere formativo e informativo, come quelle che abbiamo svolto in questi giorni per la Settimana della Legalità, a partire dallo scorso 21 marzo, Giornata della memoria in ricordo delle vittime delle mafie, una data simbolo cui dedichiamo anche il consiglio comunale di questa sera.
Non solo, per un contrasto alla criminalità integrato e multidisciplinare, riteniamo necessario il coinvolgimento degli urbanisti, del personale responsabile della manutenzione e della gestione delle città, degli operatori sociali, degli insegnanti e educatori, delle attività economiche, e, non meno importanti, degli stessi cittadini sono tutti portatori d’interesse in questo complesso processo.
La corretta modalità che permette di ridefinirne le funzioni per una città più sicura è in maniera sempre più evidente il decentramento. È grazie al decentramento che le città possono esercitare il proprio ruolo nel governo della sicurezza assieme alle altre realtà istituzionali. Questo ruolo essenziale delle città permette ed esige la costruzione di “politiche dal basso”, un governo del territorio nel quale l’organizzazione della partecipazione attiva degli abitanti, in tutte le sue forme, individuali e collettive, è necessaria.
In questo la partecipazione del Comune di Rimini al Forum Italiano per la Sicurezza Urbana è importante perché assicura un costante scambio con le migliori pratiche in uso nelle città in tema di gestione degli spazi pubblici, di cooperazione tra pubblico e privato nei processi di rigenerazione urbana, di partecipazione dei cittadini e di cooperazione interistituzionale.
Per combattere non solo gli effetti della criminalità, ma anche le sue cause profonde, quali l’esclusione, le discriminazioni e le disuguaglianze sociali, occorre una intensa attività di monitoraggio.

Alla trasformazione del nostro territorio in una grande città nel periodo estivo corrisponde un aumento di dotazione delle Forze dell’ordine purtroppo insufficiente, perché se è pur vero, come precedentemente detto, che i Comuni possono operare significativamente in tema di sicurezza urbana, l’ordine pubblico rimane una tematica di competenza statale.
L’Amministrazione si impegna da anni, nei momenti di confronto con il Ministero dell’Interno più volte organizzati, a richiedere un invio di un maggior numero di personale per far fronte ad un afflusso che anche negli ultimi anni, nonostante le restrizioni dovute alla pandemia, è rimasto ingente, e anzi ha risentito della tendenza delle persone a potersi godere i mesi estivi dopo significativi sacrifici nella vita sociale nel resto dell’anno.
Il Comune di Rimini in ogni caso non è rimasto inerte nell’attesa che le sue richieste al Governo venissero accolte, ma ha cercato di garantire il controllo del territorio con i mezzi a sua disposizione, pur vincolato nel loro utilizzo dalle esigenze di bilancio.
Come promesso in campagna elettorale, infatti, il Comune si è prodotto nello sforzo di assumere 30 nuovi agenti, oltre a due funzionari, andando ad incrementare l’organico della Polizia Municipale, che era già stato allargato significativamente negli ultimi anni.
Il corpo sale quindi a 240 unità, impegnate proficuamente nel territorio per far fronte a bisogni sempre nuovi e sempre maggiori.
Non dimentichiamo che in poche altre città come Rimini la Polizia Locale svolge un ruoli parimenti intenso a tutela della sicurezza urbana, e lo si può facilmente ravvisare dai seguenti dati.
Il progetto S.U.N. (sicurezza urbana notturna), prorogato fino a dicembre 2022, ha consentito il potenziamento dei servizi di presidio del territorio nell’orario che va dall’1 di notte alle 7 del mattino, con un incremento netto nel 2021 rispetto agli anni precedenti in vari contesti: i controlli anti-degrado sulle aree verdi sono stati 2.294, circa 300 in più del 2019, i sequestri di sostanze stupefacenti sono stati 36, quasi il doppio del 2020 e più del triplo del 2019, le ordinanze e le sanzioni contro lo sfruttamento della prostituzione ben 350, a fronte delle 281 del 2020 e delle 190 del 2019.
Significativo anche l’apporto dell’unità cinofila grazie alla quale nel 2021 sono stati comminati 7 arresti per spaccio di sostanze stupefacenti e sequestrati 1,7 kg di droga.
Numeri importanti per un personale che deve far fronte anche ad altre importanti esigenze come la sicurezza stradale, i controlli alcoolimetrici e il rispetto delle norme di contrasto alla diffusione del Covid-19, che ci affligge da due anni e sulla cui importanza non è necessario spendere altre parole.
L’impegno dell’Amministrazione per il controllo del territorio si è poi dispiegato nell’attivazione di un numero significativo di telecamere nelle zone più a rischio di disordini e di episodi criminali.
Il numero delle telecamere sarà sostanzialmente triplicato nel corso dell’anno, con particolare attenzione al Parco del Mare, un investimento ingente che regala nuova bellezza al lungomare di Rimini e che perciò deve essere tutelato da atti di vandalismo e non solo.
Il programma di potenziamento e diffusione della videosorveglianza, presentato proprio pochi giorni fa, prevede infatti, dopo la sua approvazione preventiva da parte del Comitato Ordine e Sicurezza Pubblica, già da Pasqua l’entrata in funzione di nuove telecamere, che verranno integrate poi nei mesi estivi, attraverso un programma basato sulle nuove tecnologie che prevederà l’utilizzo di “occhi elettronici intelligenti” che permetteranno di avere immagini a 360°, che saranno poi più fruibili anche dal personale delle sale di controllo.
Non solo, l’intenzione dell’Amministrazione è di concentrare, dopo aver adeguatamente coperto le zone a più alta densità turistica, la videosorveglianza nelle scuole e le strutture sportive, spesso purtroppo oggetto di episodi di danneggiamento, sfruttando anche le opportunità date dal PNRR.


L’intervento del consigliere PD Giuliano Zamagni

Il Consiglio svoltosi ieri (giovedì) è certamente stato un momento di significativo confronto, in grado di coinvolgere le più importanti Autorità che quotidianamente operano nel territorio riminese a tutela
della sicurezza e della legalità. La prima consapevolezza che mi deriva dall’osservare questi temi è di non poterli considerare nei
limitati confini di ogni singolo comune, in quanto per la loro stessa natura sfuggono a considerazioni che possono essere analizzate solamente in scala micro, rispondendo inoltre a macro-influenze di cui non si può non tenere conto soprattutto quando si parla di legalità.
Ogni volta che al centro vengono posti tali temi è fondamentale offrire contributi che elevino il livello di sicurezza delle nostre città e le rendano sempre più permeabili alle buone pratiche in termini di legalità.
In primis però vorrei evidenziare un aspetto: a mio parere stiamo parlando di due categorie che, sebbene siano destinate a viaggiare a braccetto l’una con l’altra, non debbono essere confuse. Infatti,
ciascuna di esse vanta una propria “dignità”, scientifica e culturale e solo mantenendole distinte possono veramente operare in maniera sinergica. Dobbiamo avere tutti la consapevolezza che le problematiche legate alla sicurezza urbana coinvolgono problemi complessi, da affrontare primariamente con politiche integrate e di lungo respiro, capaci di combatterne le cause profonde quali: l’esclusione, la discriminazione e le diseguaglianze sociali. E del resto è lo stesso dettato normativo che ci spiega chiaramente che: “si intende per sicurezza urbana il bene pubblico che afferisce alla vivibilità e al decoro delle città, da perseguire anche
attraverso interventi di riqualificazione, anche urbanistica, sociale e culturale, e recupero delle aree o dei siti degradati, l’eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale, la prevenzione della
criminalità, in particolare di tipo predatorio, la promozione della cultura del rispetto della legalità e l’affermazione di più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile” (art. 4 della L. 48/2017). Una norma che fornisce indicazioni importanti, in base alle quali si muovono le amministrazioni come la nostra che vogliono affrontare in maniera proficua problematiche così sentite. La prima è l’identificazione della sicurezza con la qualità della vita dei cittadini e la vivibilità della
città, richiamando anche interventi di prevenzione situazionale (lotta al degrado e promozione della coesione sociale), accanto ad attività di prevenzione primaria e repressione dei reati attribuite in via
prioritaria alle forze di polizia e alle polizie locali, nel rispetto delle reciproche competenze. La seconda è quella di distinguere in ciò che afferisce alla competenza dell’ente comunale, da ciò che
rientra nella sicurezza pubblica attribuita in via esclusiva alla competenza statale. Con questi punti di riferimento nell’ultimo decennio l’Amministrazione Comunale si è mossa in maniera proficua. Innanzitutto, imboccando decisi percorsi di rigenerazione e riqualificazione urbana. Rimini ha visto la rinascita di intere aree che per troppo tempo erano rimaste ai margini degli investimenti pubblici. Sia sufficiente pensare ai nuovi lungomari, alla zona della stazione, alle piazze in centro storico ed a quelle nel forese e si potrebbero avanzare altri esempi. Si tratta di spazi rinnovati anche nella concezione stessa della loro fruibilità e restituiti alla collettività per esser pienamente vissuti e prevenire possibili situazioni di degrado, così inserendosi in un percorso di sicurezza partecipata e quindi ispirata ai principi della sussidiarietà orizzontale, della solidarietà e partecipazione, fondandosi sull’idea di una sicurezza aperta e condivisa alla cui attuazione concorrono anche i cittadini singoli e organizzati, le realtà associative locali, le scuole e i soggetti economici. Accompagnati a questi massicci interventi strutturali troviamo gli investimenti nel campo del welfare che, soprattutto durante la crisi economica e la pandemia, hanno mantenuto coeso il nostro tessuto sociale. Assieme alle iniziative di prevenzione situazionale bisogna poi evidenziare quelle di prevenzione e repressione. La Polizia Locale di spone di un organico di oltre 200 agenti ai quali cui si aggiungeranno, nell’arco della primavera, altre 32 unità come da impegni presi in campagna elettorale. Dal primo di marzo hanno già risposto positivamente alla chiamata 13 agenti, e man mano che accetteranno verranno assunti anche gli altri. Inoltre, i lavoratori che andranno in pensione verranno sostituiti allo scopo di mantenere lo stesso numero di operatori. Un rafforzamento così importante in termini di risorse umane permetterà la riorganizzazione ottimale di tutti distaccamenti territoriali, favorendo così un migliore presidio del territorio ed una più efficace prima risposta ai cittadini in termini di sicurezza. Un corpo, quello della Polizia Locale, che verrà dotato di nuove tecnologie quali bodycam e dashcam. Senza dimenticare che sono attive 190 telecamere e altre 80 ne verranno installate. Com’è evidente si tratta di azioni immediate in grado di apportare benefici nel breve periodo non solo in vista del sempre decisivo periodo estivo, ma anche considerando la necessità di garantire la sicurezza e la fluidità della viabilità cittadina nel pieno dei lavori sulla Statale 16.