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il futuro delle spiagge

Concessioni: l'acceso confronto su Icaro TV tra Biagini, Filipucci e Battistoni

In foto: Gli ospiti di Fuori dall'Aula
Gli ospiti di Fuori dall'Aula
di Redazione   
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gio 10 mar 2022 11:03 ~ ultimo agg. 18:20
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Il tema delle concessioni demaniali ha acceso il dibattito su Icaro Tv. Nel corso della puntata di Fuori dall’Aula si sono confrontati il presidente del Coordinamento Nazionale Mare Libero Roberto Biagini, il presidente di Assobalneari Emilia Romagna Ezio Filipucci e il presidente del Sib Emilia Romagna Simone Battistoni. Un botta e risposta vivace sulla bozza di riforma uscita dal Governo, sulla percentuale di spiagge libere e sulla corretta applicazione della direttiva Bolkestein.

Di Bolkestein e concessioni demaniali si parla ormai da oltre 15 anni. La direttiva è stata infatti approvata nel 2006 e gli Stati membri hanno avuto tempo fino alla fine del 2009 per attuarla. Obiettivo, promuovere la parità di professionisti e imprese nell’accesso ai mercati dell’Ue. Secondo la direttiva, dunque, concessioni e servizi pubblici possono essere affidati a privati solo con gare pubbliche aperte a tutti gli operatori presenti in Europa. Concetti incompatibili col “principio di insistenza” e il rinnovo automatico delle concessioni che erano in vigore in Italia. Il primo è stato abrogato alla prima lettera di contestazione arrivata dall’Europa mentre a dicembre 2011 è stato cancellato il rinnovo automatico delle concessioni ogni 6 anni. Da quel momento in avanti però, i vari Governi che si sono succeduti hanno proceduto di proroga in proroga (prima il 2015, poi il 2020 poi ancora il 2034) in attesa di varare una riforma complessiva che però ancora manca. A smuovere le cose, neppure le varie sentenze che hanno definito “illegittime” le ripetute proroghe. Un’inerzia che si interrompe nel novembre 2021 quando il Consiglio di Stato cancella le proroghe e dichiara direttamente applicabile la direttiva Bolkestein. Per evitare che le concessioni saltino immediatamente creando il caos, il Governo fissa – stavolta in via definitiva – la loro scadenza al 31 dicembre 2023. L’esecutivo si mette quindi al lavoro e il 15 febbraio il consiglio dei ministri approva all’unanimità una bozza di riforma nella quale si specifica la volontà di tutelare gli investimenti fatti finora dagli operatori e il valore dell’impresa. La norma prevede anche misure ‘paracadute’ per i proprietari di piccoli lidi e per chi ha mutui per recenti investimenti. Tra le priorità, anche una forte spinta agli investimenti futuri collegati al miglioramento del servizio e con un contenimento dei prezzi. A preoccupare gli operatori, in questa prima fase, sono in particolare le strette tempistiche, con le gare al via già dal 2024. Ma i timori dei balneari aumentano, sino a sfociare in una vera e propria protesta, quando il 26 febbraio, dalla proposta di riforma scompare l’obbligo per i futuri vincitori delle gare, di compensare i precedenti titolari del valore di tutti i beni materiali e immateriali. Nel documento resta solo l’indennizzo dei beni immobili non ammortizzati e un non meglio precisato avviamento. Immediata la levata di scudi della categoria che parla di una legge inaccettabile trovando la sponda della politica con sindaci e assessori che chiedono al Governo le adeguate correzioni di una norma che, se restasse com’è, finirebbe per favorire i grandi gruppi a discapito delle imprese che costituiscono il sistema turistico. Sul piatto resta anche il problema delle tempistiche: l’Emilia-Romagna ha 1500 gare da fare entro il 2023, una mole di lavoro definita impossibile per i comuni del territorio. Servirebbe almeno un anno in più. Intanto oggi (10 marzo) i balneari protesteranno a Roma. Dal 14 marzo invece la X Commissione del Senato inizierà a lavorare sulla norma.