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dal 7 ottobre

Per la riapertura cinema teatro Moderno propone la rassegna "la luce nella scatola"

In foto: Il cinema teatro moderno di Savignano
Il cinema teatro moderno  di Savignano
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 14 set 2021 10:47 ~ ultimo agg. 10:54
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Il filo conduttore delle conferenze e cineforum è quello della Speranza ed ha come titolo “La luce nella scatola” con una chiara allusione alla magia del cinema e del teatro. La Speranza è un sentimento tra quelli che visitano più spesso l’anima dell’Uomo: essa si lega al desiderio di felicità, di ritorno ad una vita normale dopo i giorni della pandemia. E’ infine la speranza come scommessa dei collaboratori del Cinema Teatro Moderno di tornare ad essere punto di incontro, di svago e di confronto. Aprire una finestra sulla Speranza significa rispondere a questa attesa dei nostri giorni: la luce imprevista dell’anima.

Gli ospiti delle conferenze del Giovedì sera ne parleranno con riferimenti alla letteratura (Gregorio Vivaldelli Libertà va cercando: il coraggio della speranza nell’Antipurgatorio di Dante), altri all’arte pittorica (Maria Gloria Riva La speranza nell’arte: sperare nel buio). La relazione tra Speranza e Fede (Luigi Verdi La Fede e la Speranza: navigare in tempo di sfide) sarà un perno del nostro ciclo di incontri e infine ci confronteremo anche sulla differente percezione di Speranza in relazione all’età, affrontando le attese dei più giovani (Destinazione vita. Aiutare gli adolescenti a tenere alto lo sguardo).

Conferenze: 

7/10/2021: Gregorio Vivaldelli – Libertà va cercando: il coraggio della speranza nell’Antipurgatorio di Dante
14/10/2021: Suor Maria Gloria Riva – La speranza nell’arte: sperare nel buio
28/10/2021: Don Luigi Verdi -La Fede e la Speranza: navigare in tempo di sfide
11/11/2021: Alberto Pellai – Destinazione vita. Aiutare gli adolescenti a tenere alto lo sguardo

Don Filippo Cappelli guiderà le gli spunti sul programma di Cineforum: La luce imprevista dell’anima. Inattesa: come le persone sconosciute o che appaiono all’improvviso che –
come ricordava Tertulliano – si dice siano cadute dal cielo. Ed è al cielo che dobbiamo guardare per riconoscerci stranieri l’uno all’altro ma capaci di riconoscersi sotto la stessa luce. Dirsi stranieri al cinema perde di senso ed è del tutto inutile: la sala è buia, la luce flebile, non identifico il vicino di posto e anche la corporeità personale perde di significato, sublimata com’è dalla vicenda raccontata sullo schermo. Ma l’esperienza, per chi condivide la visione, è simile. Una comunità che si riscopre sotto la matrice dell’immagine (dell’altro) e della parola (discussa), stesse
categorie del cinema e, volendo, della teologia. Da una parte Cristo è Logos (Parola) e come Logos è Dio in autorivelazione (Luce e immagine): nella tradizione cristiana la furia iconoclasta delle immagini e la domanda di fondo sulla rappresentabilità del sacro ha trovato immediatamente l’opposizione dell’Incarnazione (immagine) della Parola, che vede nel volto umano di Gesù di Nazaret una eikôn, un’icona, un’immagine del Dio invisibile, come scriveva san Paolo ai Colossesi (1,15).

La scelta del Cineforum è caduta su puntuali parabole moderne, che permettano una rappresentazione del sacro attraverso il taglio profano. Bisognerebbe superare le classificazioni troppo rigide perché anche un film a esplicito soggetto religioso può risultare spiritualmente insignificante, e un film di tema e taglio profano può essere di altissima impronta religiosa. Ricordiamo come nei primi anni ’50 il filosofo Theodor W. Adorno, nei suoi Minima moralia, annotava questa sconsolata esperienza personale: «Da ogni spettacolo cinematografico mi accorgo di tornare, per quanto mi sorvegli, più stupido e più cattivo».

Cineforum:

8/10/2021: Tre Manifesti a Ebbing, Missouri – Martin McDonagh
15/10/2021: L’Uomo Che Non C’Era – Joel Coen
22/10/2021: Nazarìn – Luis Buñuel

29/10/2021: A Serious Man – Joel ed Ethan Coen

Il ciclo di film di quest’anno vorrebbe di nuovo gettare una piccola luce sul sacro dell’altro e di Dio. Da ‘Stranieri’, come la serie delle cinque pellicole propone. Perché solo con uno sguardo estraneo e curioso è possibile affascinarsi di fronte all’indicibile novità del diverso.
Ecco allora che il primo film vuole individuare e raccontare dello smarrimento all’interno di quel paradigmatico viaggio che è l’esistenza (‘Tre manifesti a Ebbing, Missouri’ di Martin McDonagh) dove il turbamento e il dramma della sparizione diviene motivo per ricominciare a camminare, punto di svolta e nuovo inizio. Ma prima di ricominciare tocca arrivare al fondo della perdita per rinascere nel cammino. Ed ecco le tre perdite di relazione che lavoreranno corpi e anime nel crogiuolo della spiritualità con ‘L’uomo che non c’era’ di Joel Coen (l’essere stranieri a se stessi); ‘Nazarin’ di Luis Buñuel (divenire stranieri a Dio); e ‘A Serious man’ di Joel ed Ethan Coen (percepirsi come stranieri dall’altro e dall’Altro). E quando tutto sembra essere perduto, nello smarrimento, ripartire ancora da un piccolo atto di fede, fiducia che si concretizza nell’allungare la mano e nello stringere quella dell’altro. Un gesto ancora una volta compassionevole, tenero, e così rivoluzionario di questi tempi.