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sabato 27 aprile 2024
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Cosa resterà dopo la pandemia?

Il rischio di perdere tutto, una riflessione di Sergio Franco

In foto: (Repertorio)
(Repertorio)
di Icaro Sport   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 9 feb 2021 14:35 ~ ultimo agg. 10 feb 18:08
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Ricevuto, pubblichiamo la riflessione di Sergio Franco su cosa resterà dello sport dopo questa pandemia.

Un anno di pandemia, un anno dove è cambiato molto, molto in peggio qualcosa in meglio. Finalmente i medici, gli infermieri e i parasanitari vengono, meritatamente, osannati come eroi ma in realtà lo erano anche prima, perché i loro sacrifici, l’importanza e la delicatezza del loro lavoro sono sempre gli stessi.

Nel mondo dello sport invece è molto diverso, ricordiamo come eroi solo coloro che vincono o che compiono grandi imprese ma il valore del mondo sportivo, direi il vero miracolo, risiede in quell’immenso tesoro che pochi ricordano rappresentato dalle migliaia di persone, quasi esclusivamente volontari, giovani, adulti, anziani, donne e uomini che con spirito gratuito permettono a milioni di persone, ma soprattutto ai nostri bambini, di praticare sport. La realtà sportiva italiana è composta, nella stragrande maggioranza dei casi da istruttori, tecnici, addetti alla logistica, all’amministrazione delle società sportive, loro con modestissimi rimborsi spese, talvolta con gratuità assoluta finanche rimettendoci, impegnano gran parte del loro tempo libero e parliamo di decine di ore alla settimana, il tutto per far giocare i nostri figli le nostre figlie, in alcuni casi per far divertire noi adulti.

Pochi si rendono conto dei loro sacrifici, tre allenamenti sei, otto, dieci ore sul campo, ma dietro c’è molto di più, corsi, attività di aggiornamento, programmazione, perché loro non sono dilettanti ma amatori, amano quello che fanno e lo vogliono fare bene, altro che dilettanti. Il tutto per cosa per un ridicolo rimborso spese?!?! Penso che ci debba essere dell’altro, sicuramente ci deve essere qualche motivazione ben più profonda.

Cosa c’entra tutto questo con la pandemia? Loro che svolgono la loro missione con questo spirito di servizio in tempi “normali” durante quest’anno hanno permesso a tanti bambini, bambine, ragazzi, ragazze di vivere attraverso lo sport i soli pochi momenti di socializzazione di vero svago lontano da quelle televisioni, display, monitor a cui qualcuno vuol farli incollare. Anche in questo caso loro hanno fatto l’impossibile, moltiplicando, se mai possibile, i loro sforzi, districandosi fra complicati protocolli, DPCM, regolamenti, ordinanze, quarantene a cui non erano certamente avvezzi ne tantomeno, come nessuno di noi, pronto.

I tecnici in questa fase hanno dovuto imparare un modo nuovo di allenare, hanno passato le sere di lockdown davanti ai computer ad inventarsi esercizi idonei al momento, ad aggiornarsi, gli addetti alla logistica hanno messo in sicurezza i campi, nuovi sforzi, ulteriori impegni richiesti e lo hanno fatto per i nostri figli. Loro non chiedono niente in più, solo di mettersi a disposizione e se “Eroe è colui che, di propria iniziativa e libero da qualsiasi vincolo, compie uno straordinario atto di generosità” ebbene anche costoro sono degli eroi. Ora però gli eroi sono stanchi un anno così è stato lungo, hanno rischiato in prima persona, nessuna gratificazione, nessun riconoscimento, qualcuno pronto ad attribuirgli responsabilità al di sopra del dovuto, regolamenti pronti a riversargli doveri e oneri, molti di loro cominciano a domandarsi se è ancora un gioco se ne vale veramente la pena continuare.

Se questo esercito di appassionati perde le motivazioni perché subissati di mille responsabilità e si ritira, resterà il deserto e lo sport non sarà più per tutti. Domani quando passiamo davanti a un campo sportivo dove ci sono dei bambini che giocano, fermiamoci e lasciamoci una parola di conforto a queste donne a questi uomini che in questo anno hanno reso un servizio alla collettività di valore inestimabile, Loro apprezzeranno e forse ci resterà qualcosa.

Sergio Franco