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Ispettorato del lavoro

La pandemia non frena il lavoro nero in provincia

di Serena Saporito   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 9 set 2020 14:45 ~ ultimo agg. 10 set 10:19
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La pandemia non ferma il lavoro nero. Lo dicono i dati dell’ispettorato del Lavoro della provincia di Rimini. Sul fronte dei controlli sul rispetto dei protocolli Covid, invece, le aziende riminesi in questi mesi sono apparse ligie alle norme e collaborative.

La domanda da cui partire era questa: in epoca di nuovi controlli dovuti al Covid, che questo potesse aver scoraggiato l’impiego di lavoratori irregolari in Riviera? La risposta è no. Anche in epoca Covid il lavoro nero resta una piaga del territorio riminese, dal punto di osservazione dell’Ispettorato del Lavoro della provincia di Rimini. Nel corso dei 187 controlli condotti dal primo gennaio al 31 agosto 2020 dall’ente, sono stati trovati 275 lavoratori  irregolari, di cui 95 totalmente in nero. In circa la metà dei casi (42) impiegati in alloggi e ristorazione, in 13 casi in esercizi di commercio al dettaglio. Nello stesso periodo del 2019 i lavoratori in nero erano 150 su circa 300 irregolari. Un dato più alto, ma in questo anno particolare bisogna considerare la lunga chiusura delle attività dovuta al lockdown. Spiega Raffaella D’atri, direttrice dell’ispettorato del Lavoro di Rimini: “Il trend dell’irregolarità degli ultimi anni si conferma e, anzi, aumenta. In percentuale passa da circa il 60% al 70%, con un numero di lavoratori in nero che rimane costante, anche nell’anno in corso. Il nero, insomma, continua a caratterizzare il territorio”.

Le segnalazioni di irregolarità arrivano spesso dagli stessi lavoratori e non si sono fermate durante il lockdown. Se in un’intera annata tipo si attestano tra le 500 e le 600, al 31 agosto 2020 sono 211. Neppure la pratica conciliativa si è fermata con le chiusure: su mancati versamenti di tfr o straordinari non pagati ad esempio. Uffici, quelli dell’ispettorato del lavoro provinciale, con un carico di lavoro in costante crescita, ora anche con i controlli sulle normative anticovid, mentre devono fare i conti con un blocco delle assunzioni e concorsi. “Le richieste di intervento non si sono mai fermate. E al surplus di lavoro di informazione e formazione che si è aggiunto alla nostra solita attività in questa fase si è associata una riduzione del personale ispettivo, che negli ultimi anni sta calando. C’è uno sforzo degli uffici, quindi, per rivedere continuamente l’organizzazione e mantenere i livelli di copertura delle richieste” rileva la direttrice. 

Sul fronte del rispetto dei protocolli anti Covid aziende e attività in provincia di Rimini sono risultate piuttosto virtuose: non sono emerse situazioni eclatanti di irregolarità nei controlli – effettuati fino alle riaperture di maggio – su imprese e attività che avevano avuto la deroga per tenere aperto. Così come da maggio sul rispetto dei protocolli di sicurezza. Controlli portati avanti anche dagli altri componenti dei gruppi di ispezione costituiti in prefettura, dall’Asl, ai Vigli del Fuoco, al Nucleo speciale dei carabinieri. Su una cinquantina di verifiche specificamente effettuate dal solo ispettorato sul rispetto della normativa (dall’aggiornamento del documento di valutazione dei rischi dvr, all’uso delle mascherine, sanificazione, smartworking) sono state appena 5 le attività – tutte di commercio al dettaglio – sanzionate e con attività sospesa perché presentavano una situazione sostanzialmente irregolare. “Abbiamo fatto in molti casi attività di supporto per le aziende che ci chiedevano aiuto per essere ancora più rispettose dei protocolli” chiarisce Raffaella D’Atri. “Nella nostra specifica attività abbiamo riscontrato che le aziende più grandi e strutturate hanno uffici dedicati a seguire il tema. In generale anche con le aziende più piccole, quando abbiamo riscontrato irregolarità e le abbiamo segnalate hanno quasi sempre collaborato per risolverle il prima possibile”. 

Da segnalare tra le attività dell’ispettorato anche i controlli – coadiuvati con l’Inps – sull’imponibile contributivo: le pratiche chiuse quest’anno hanno portato al recupero di quasi un milione di euro.

Infine i controlli nell’ambito della salute e sicurezza in edilizia. Nel 2020 si registrano finora una trentina di pratiche per mancanza di misure di sicurezza nei cantieri edili.