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La campagna "Love is not tourism"

Il sogno di una vita insieme fermo alla frontiera. La storia di Stefano e Sabrina

In foto: Love is not tourism
Love is not tourism
di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura lettura: < 1 minuto
mar 11 ago 2020 11:33 ~ ultimo agg. 14:33
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Stefano, riminese, e Sabrina si sono conosciuti in Brasile tre anni fa quando lui, dentista, ha frequentato un corso di chirurgia buccomaxillofacciale gestito da lei. Si sono innamorati e hanno cominciato a vedersi ogni due o tre mesi circa, alternando Brasile e Italia. L’ultimo incontro, a gennaio.

Nell’agosto 2019 lei ha presentato domanda di abilitazione per la professione dentistica in Italia, per realizzare qui il progetto di una vita insieme. La risposta non è ancora arrivata e lo scoppio dell’epidemia e l’inserimento del Brasile – uno dei paesi che vive oggi le situazioni più critiche – nella lista dei paesi blindati per l’Itaia hanno complicato le cose. Non essendoci né matrimonio né unione civile, non ci possono essere permessi.

Una situazione che coinvolge migliaia di coppie in tutto il mondo. Sulla spinta del movimento spontaneo Love is not tourism e su esplicito invito della Commissione Europea, diversi paesi europei hanno aperto al ricongiungimento di coppie di fatto binazionali, purché dovutamente documentate. In Italia ci sono state diverse interrogazioni parlamentari, ma ancora nulla di fatto.

La richiesta delle coppie come Stefano e Sabrina è semplicemente quella di unire il rispetto delle regole al buon senso. Non si chiede una riapertura tout court delle frontiere aeree, ma un percorso specifico per queste coppie con tutte le garanzie: tampone prima di partire, due settimane di isolamento in un domicilio comunicato alle Ausl e un secondo tampone a fine periodo.

Il sito ufficiale di Love is not tourism