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Sono 2.323

Calano imprese giovanili: in un anno chiuse 5 attività ogni 100

di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 21 ago 2020 14:46 ~ ultimo agg. 14:48
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Le imprese giovanili attive in provincia di Rimini al 30 giugno 2020 sono 2.323, il 5,6% in meno rispetto a 12 mesi prima. Un calo atteso, visti gli effetti dell’emergenza covid, ma purtroppo superiore a quello medio registrato in regione (-3,4%) e in Italia (-3,6%). Sono i dati Infocamere-Movimprese. Il commercio è il settore più rappresentato (oltre una impresa under 35 su quattro) ma è anche tra quelli in maggiore difficoltà con un calo in 12 mesi del 4,9%. Le cose non vanno meglio nelle costruzioni che, pur rappresentando ancora il 16,9% delle imprese giovanili attive, vedono una diminuzione del 6,4%. Peggio ancora il comparto “alloggio e ristorazione” (nel quale si concentrano il 16,6% delle imprese) che ha subito la chiusura del 9,4% delle aziende. Aumentano, invece, le realtà attive nell’Agricoltura (+2,9%). Il settore con la più alta incidenza percentuale di imprese under 35 sul totale di quelle attive è quello delle ”Attività finanziarie e assicurative” (11,8%).

Riguardo alla natura giuridica, prevalgono nettamente le imprese individuali (73,1% del totale), seguite dalle società di capitale (17,1%) e società di persone (9,2%). Nel confronto col 2019 si assiste alla diminuzione sia delle imprese individuali (-5,5%) sia, in forma lieve, delle società di capitale (-0,5%), che delle società di persone (-7,8%). Quasi un’impresa giovanile su due si trova nel comune di Rimini. Buona anche la presenza nei comuni di Riccione (10,3%), Bellaria Igea Marina (6,8%), Cattolica (6,2%) e Santarcangelo. I comuni che hanno però la più alta incidenza percentuale di aziende under 35 sono Verucchio (8,4%), Montescudo-Monte Colombo (7,5%), Morciano (7,4%), Rimini (7,2%) e Bellaria Igea Marina (7,1%).

La diminuzione delle imprese giovanili nei nostri territori si protrae, purtroppo, da diversi anni. Il fenomeno è diffuso in tutti i livelli territoriali, anche a causa delle dinamiche demografiche che caratterizzano l’intero Paese e che vedono un invecchiamento costante della popolazione, purtroppo il calo registrato nelle nostre province è maggiore di quelli registrati a livello regionale e nazionalecommenta Alberto Zambianchi, presidente della Camera di commercio della Romagna. Il difficilissimo periodo che stiamo vivendo, inoltre, non favorisce di certo la crescita imprenditoriale. Occorre, quindi, potenziare le attività di supporto, come quelle che svolgono sui territori gli incubatori/acceleratori d’impresa, e i percorsi di educazione e cultura imprenditoriale. In questi percorsi, la Scuola e l’Università hanno un ruolo fondamentale. Ad esse si affiancano, da sempre, la Camera di commercio della Romagna e tutto il Sistema camerale, i quali con tante iniziative di orientamento, formazione e finanziamento, di fatto stimolano le vocazioni ad intraprendere. Vanno poi considerate tutte le opportunità che vengono dalle nuove tecnologie e dalla globalizzazione. In particolare il digitale, l’internazionalizzazione e la “green” e la “blue economy”, che allargano gli orizzonti ed offrono nuove opportunità di business. I giovani rappresentano una risorsa insostituibile e meritano particolare attenzione ed interventi mirati: stimolare le vocazioni, innalzare le competenze ed educare al rischio d’impresa è il migliore investimento che una classe dirigente lungimirante possa attuare nel proprio Paese.