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indagine almaLaurea

Campus Rimini. Dopo un anno la maggior parte dei laureati lavora

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 27 lug 2020 16:02 ~ ultimo agg. 17:47
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L’80% dei laureati magistrali del Campus di Rimini dell’Università di Bologna lavora entro un anno e con la percentuale più alta di contratti a tempo indeterminato di tutto l’Ateneo. Il quadro che emerge da un’indagine curata da AlmaLaurea, sulla situazione occupazionale dei laureati.

Nel dettaglio: ad un anno dalla laurea lavora (o è impegnato in ulteriore formazione retribuita) il 77,9% dei laureati di secondo ciclo e a ciclo unico del Campus di Rimini, ben oltre la media dei laureati dell’Università di Bologna (pari al 73,2%) e alla media nazionale (71,2%). Con riferimento ai laureati triennali, ad un anno dal conseguimento del titolo, lavora il 57,4% dei neodottori del Campus riminese, contro la media nazionale del 41%.

Molto positivi sono anche i dati di dettaglio sulle tipologie contrattuali. Il 25% dei laureati magistrali del Campus di Rimini, nell’arco di un anno, è impiegato con contratti a tempo indeterminato. Altro dato rilevante è quello per cui, nel passare dai laureati del primo ciclo a quelli del secondo ciclo, diminuiscono in percentuale i lavoratori a tempo determinato (52,4% nel primo ciclo, 42,4% nel secondo) a favore di quelli a tempo indeterminato (sono 17,9% nel primo ciclo, diventano il 25% nel secondo). Si incrementano, nel passaggio tra i due cicli, anche i contratti formativi, che passano dall’8,2% del primo ciclo al 19,6% del secondo.

Vocazione internazionale, servizi, qualità delle strutture universitarie – spiegano il sindaco di Rimini Andrea Gnassi e Eugenia Rossi di Schio, assessore alla ricerca, innovazione e sviluppo – sono tra i principali punti di forza del Campus di Rimini. Quelli sull’occupazione dei laureati sono dati molto importanti, frutto anche delle sistematiche iniziative di orientamento e inserimento degli studenti al mondo del lavoro intraprese dal Campus di Rimini dell’Alma Mater Studiorum, con focus tematici e approfondimenti settoriali realizzati in sinergia con gli Enti locali, il mondo delle imprese e delle professioni, con la regia preziosa dell’ente di sostegno Uni.Rimini. Dati che testimoniano il radicamento dell’Università nel territorio produttivo e occupazionale locale ma che aprono anche nuove sfide. La Romagna dimostra ancora una volta di valere più della somma delle sue parti singole e, anche a livello di Campus, certifica come il lavoro di sinergia tra le province romagnole ci permetta di arrivare a risultati di prestigio a livello regionale e non solo”.

Il costante lavoro di aggiornamento e di riprogettazione dell’offerta formativa – osserva il presidente del Campus di Rimini Sergio Brasini – trae forza e sostegno dalla lettura di questi dati. La nostra priorità è da sempre quella di fornire alle studentesse e agli studenti che si laureano nella nostra sede professionalità immediatamente riconoscibili e fortemente  apprezzate dal mondo del lavoro, sinergiche peraltro con le vocazioni tipiche di questo territorio. I risultati dell’indagine di AlmaLaurea sono un’ulteriore attestazione dell’efficacia con la quale tutti i Dipartimenti dell’Alma Mater che operano a Rimini – in primis quello di Scienze della Qualità della Vita – interagiscono tra loro collaborando attivamente alla realizzazione di tutte le attività didattiche, di ricerca e di terza missione“.

L’università a Rimini non è solo una risorsa  – è il commento di Simone Badioli, presidente di UniRimini – in termini scientifici e didattici, ma anche per la sua capacità di fungere da polo di attrazione di studenti, con una forte inclinazione internazionale. Per continuare il trend positivo evidenziato anche da questi numeri, sarà decisivo il modo in cui approcceremo la difficile fase post-covid. Sarà ancora più decisivo il supporto ai nostri studenti e, per fare ciò, abbiamo deciso di finanziare una serie di borse di studio in grado di favorire gli studenti e le rispettive famiglie,  soprattutto quelle più colpite dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria. Il fine non è solo quello di favorire la continuità didattica, ma anche di supportare l’indotto lavorativo, produttivo e commerciale di tutto il territorio”.