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Camera di Commercio

L'export riminese cresce ma fa i conti con le spinte protezionistiche

di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
ven 13 dic 2019 18:09 ~ ultimo agg. 23:36
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Continua a crescere l’export riminese. Nei primi nove mesi del 2019 le esportazioni ammontano a 1.991 milioni di euro con una crescita del 4,2% rispetto allo stesso periodo del 2018. Le importazioni raggiungono invece quota 762 milioni di euro, in calo del 2,6%. Largamente positivo il saldo commerciale (differenza tra esportazioni e importazioni). Per la provincia di Rimini crescite percentuali superiori di quasi due punti a quelle medie nazionali ma leggermente inferiori a quelle dell’Emilia Romagna. Significativo il dato del medio periodo: tra 2014 e 2019 la crescita dell’export riminese si attesta al 37,6% anche se, a parte una parentesi negativa nel 2015, proprio il 2019 registra l’incremento più basso. Nel confronto regionale, la provincia di Rimini, risulta comunque quinta per incremento annuo (dopo Bologna, Piacenza, Ravenna e Parma). I principali prodotti export restano gli stessi nel medio periodo con gli articoli di abbigliamento al primo posto, ma con una crescita contenuta, e le macchine per la formatura dei metalli al secondo posto ma con volumi quasi raddoppiati. Ci sono poi “altre macchine di impiego generale”, “navi e imbarcazioni” e “articoli di maglieria”.
Per quanto riguarda i Paesi di sbocco, nel 2018 in testa ci sono gli Stati Uniti (in grande crescita) e poi Francia, Germania, Regno Unito e Polonia. In calo la Russia e i Paesi dell’Est. Nei primi nove mesi dell’anno, nonostante la Brexit, si è registra un’impennata delle esportazioni nel Regno Unito che supera la Germania. Il futuro resta però un’incognita. “Spinte protezionistiche, misure restrittive della UE verso la Russia e la conferma della Brexit – commenta il presidente della Camera di Commercio della Romagna Alberto Zambianchi – avranno effetti negativi per le imprese” per le quali comunque “l’internazionalizzazione resta un fattore strategico per lo sviluppo” conclude.

Il commento del presidente della Camera di Commercio della Romagna Alberto Zambianchi

L’internazionalizzazione delle imprese è un fattore strategico per avere uno sviluppo stabile e in chiave innovativa del nostro tessuto produttivo. Purtroppo quello che sta avvenendo nello scenario internazionale – spinte protezionistiche, misure restrittive della UE verso la Russia e la conferma della Brexit – hanno già e avranno ulteriori negativi per le imprese. Per sostenerle la Camera di commercio della Romagna ha tra le sue linee d’azione il supporto all’internazionalizzazione che prevede un impegno concreto e costante per mettere a disposizione servizi, contributi e attività di formazione che sono rivolti, sia alle imprese che già operano in maniera strutturata sui mercati esteri, sia a quelle che intendono avviare e sviluppare nuove relazioni commerciali”.

L’analisi di dettaglio della Camera di Commercio

Al 30 settembre 2019, in provincia di Rimini le esportazioni ammontano a 1.991 milioni di euro mentre le importazioni raggiungono quota 762 milioni di euro; il saldo commerciale (differenza tra esportazioni e importazioni) risulta largamente positivo: +1.229 milioni di euro.

Rispetto ai primi nove mesi del 2018, si riscontra una diminuzione delle importazioni del 2,6% e un incremento delle esportazioni del 4,2%, quest’ultimo inferiore alla crescita regionale (+4,8%) ma superiore a quella nazionale (+2,5%). Aumento dell’export che si riscontra anche nel medio periodo, con una variazione 2019-2014 (al 30/09) che si attesta a +37,6%; considerando il periodo gennaio-settembre degli ultimi cinque anni, si rilevano variazioni annue sempre positive, ad eccezione del calo nel 2015 (-1,7%), anche se per il 2019 si tratta dell’incremento più basso.

Nel confronto regionale, la provincia di Rimini, da un lato, detiene il 4,1% del totale dell’export dell’Emilia-Romagna (ottava posizione, davanti a Ferrara), dall’altro, risulta la quinta provincia emiliano-romagnola per incremento annuo dell’export (dopo Bologna, Piacenza, Ravenna e Parma).

Risulta ora interessante esaminare la dinamica delle esportazioni provinciali verso alcune destinazioni che stanno vivendo situazioni particolari: nello specifico, parliamo della Germania, che sta attuando una politica economica volta a produrre un eccessivo surplus commerciale (oltre le soglie target stabilite dalla Commissione Europea), del Regno Unito, con la questione della Brexit e l’apertura della procedura di infrazione per la mancata nomina di un commissario UE, della Russia, colpita dalle sanzioni e restrizioni economiche e commerciali messe in campo dall’Unione Europea in risposta alla crisi Ucraina, e della Cina, coinvolta in una guerra dei dazi con gli Stati Uniti, con un accordo commerciale sugli stessi che pareva in dirittura d’arrivo e che ora è stato sospeso causa la delicata questione di Hong Kong. Ad essi si aggiungono due aree considerate strategiche per la loro posizione nel Mediterraneo, le quali, a più riprese, risultano coinvolte in lotte interne e/o guerre civili di varia natura: Nord Africa e Medio Oriente.

Ciò detto, la Germania risulta una delle principali destinazioni dell’export provinciale (7,3% del totale), con un decremento annuo, però, dell’1,9%; stesso discorso vale per il Regno Unito (7,8%), verso il quale si riscontra una crescita molto decisa, pari a +29,4%. Russia e Cina, dal canto loro, hanno quote inferiori (rispettivamente, 4,2% e 1,9%); in entrambe si verifica una diminuzione (-7,0% nella prima, -8,3% nella seconda). Riguardo alle due aree geografiche, calano le esportazioni nei Paesi del Nord Africa (-5,0%, incidenza dell’1,1%) mentre rimangono sostanzialmente stabili quelle verso i Paesi del Medio Oriente (+0,2%, incidenza del 4,2%).

In ultimo, una breve analisi di medio periodo 2013-2018, utile per effettuare dei confronti a livello di principali prodotti e Paesi.

Per ciò che riguarda il primo aspetto, nel 2013 i 5 principali prodotti export erano così delineati: articoli di abbigliamento (28,5% del totale), macchine per la formatura dei metalli (11,9%), navi e imbarcazioni (10,1%), altre macchine di impiego generale (6,7%) e articoli di maglieria (3,7%); nel 2018 ritroviamo gli stessi prodotti, con due che cambiano posizione. L’export degli articoli di abbigliamento si conferma al primo posto (21,6% del totale), anche se è quello che cresce di meno (+5,4%); a seguire, ritroviamo macchine per la formatura dei metalli (16,0%, +86,5%), altre macchine di impiego generale (8,7%, +80,1%), navi e imbarcazioni (8,3%, +14,3%) e articoli di maglieria (3,6%, +36,2%).

Per ciò che concerne il secondo aspetto, nel 2013 i 5 principali Paesi export erano ì seguenti: Russia (11,9% del totale), Francia (9,0%), Stati Uniti (7,1%), Germania (6,6%) e Kazakhistan (4,1%); nel 2018 ritroviamo tre Paesi di quelli citati e tutti, eccetto la Francia, cambiano posizione. La notevole crescita delle esportazioni verso gli Stati Uniti (+133,2%) fanno balzare il suddetto Paese al primo posto nella classifica mondiale (11,9% del totale); a seguire, Francia (8,5%, +31,3%), Germania (7,3%, +53,1%) e le “new entry” Regno Unito (6,3%, +116,2%) e Polonia (4,6%, +136,3%), subentrate al posto di Russia (-47,2%, sesto posto) e Kazakhistan (-85,8%, 43° posto).