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La ricerca al Tecnopolo

Le bioplastiche: un’alternativa su cui puntare


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In foto: il Tecniopolo
il Tecniopolo
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 2 ott 2019 15:17 ~ ultimo agg. 3 ott 18:49
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Ogni anno, secondo uno studio di Assobioplastiche, in tutto il mondo sono prodotti circa 300 milioni di tonnellate di plastica, molte delle quali diventano in breve tempo spazzatura che, nel migliore dei casi, viene riciclata o accumulata in enormi discariche.

Purtroppo, però, moltissima plastica finisce anche nei fiumi e di conseguenza nei mari, dove si stima che da tempo “navighino” milioni di tonnellate di rifiuti, tra l’altro di difficile identificazione. Questa situazione, ha reso la lotta ai rifiuti plastici, un’emergenza non più rinviabile.

Di grande importanza è, quindi, giungere quanto prima ad una riduzione della produzione e del consumo complessivo di plastica e alla sostituzione delle materie plastiche attuali con altre biodegradabili. Si parla sempre più spesso, infatti, di bioplastica, cioè di plastica biodegradabile in quanto derivante da materie prime vegetali rinnovabili. Il tempo di decomposizione è di qualche mese in compostaggio contro i 1000 anni richiesti dalle materie plastiche sintetiche derivate dal petrolio, quali il polietilene e il polipropilene.

Le bioplastiche attualmente sul mercato sono composte principalmente da farina o amido di mais, grano o altri cereali e, oltre ad essere biodegradabili, hanno il pregio di poter essere riciclate.
L’utilizzo della bioplastica, in agricoltura, tra l’altro, è da tempo diffuso per la pratica della pacciamatura, con l’utilizzo di un telo biodegradabile in grado di risolvere il problema dello smaltimento del materiale dopo l’uso.

I vantaggi dell’uso di materiale “biologico” per la produzione della plastica sono numerosi e riguardano la possibilità di riciclaggio e reimpiego, ma anche il minor danno, dovuto alla loro biodegradabilità, nel caso che finiscano accidentalmente dispersi nell’ambiente o che raggiungano le discariche. L’impatto ambientale di tale scelta di smaltimento, tra l’altro, è inferiore sia alla termovalorizzazione di rifiuti bio, sia al compostaggio, in termini di energia richiesta ed emissioni dei processi.

Dal rapporto di Assobioplastiche sull’andamento di questo segmento di mercato nel quinquennio compreso fra il 2012 e il 2015 emerge una crescita del fatturato del +49% per un mercato che al termine del 2017 ha registrato un valore pari a 545 mln €.

La produzione negli anni considerati è aumentata in modo vertiginoso e segna un +86% con circa 73.000 tonnellate di prodotto a fine 2017. Conseguentemente gli addetti nel settore sono aumentati arrivando quasi a raddoppiare negli ultimi 5 anni e si attestano a un + 92%. Le aziende del comparto coerentemente sono aumentate, troviamo infatti un +69%. Le previsioni per il 2019 sono di un’ulteriore crescita del +15%, un dato importante come prospettiva anche sul fronte occupazionale.

L’indotto infatti in termini di mercato del lavoro sottolinea come la sostenibilità rappresenti fra l’altro un nuovo fronte sul quale rilanciare la nostra economia.

Quello delle bioplastiche appare dunque come un mercato particolarmente dinamico, in forte espansione, capace d’impiegare nel modo migliore applicazione tecnologiche nuove ed evolute e specialmente consapevole delle nuove prerogative di sostenibilità che i materiali devono avere.

In questa prospettiva anche il Tecnopolo di Rimini è in prima linea nello studio di materiali per imballaggio che siano ecocompatibili, pur mantenendo le caratteristiche di robustezza ed affidabilità che la plastica ha sempre garantito.

“Negli ultimi anni” spiega infatti Vincenza Andrisano, responsabile del Centro Interdipartimentale di ricerca industriale Meccanica Avanzata e Materiali di Rimini, “i media hanno spinto sempre più l’attenzione del pubblico verso i notevoli e drammatici danni che i rifiuti degli imballaggi di plastica producono nell’ambiente. I consumatori perciò, con consapevolezza crescente, rivolgono la loro attenzione e vengono attratti da prodotti ‘biologici’, cioè a base di materiali naturali e dalle politiche dell’economia circolare. Pertanto, il mercato si sta progressivamente orientando a sostituire i materiali plastici degli imballaggi con prodotti biodegradabili o riciclabili”.

In questo contesto, il centro che ha sede nel Tecnopolo di Rimini sta orientando la propria ricerca su soluzioni sostenibili indirizzate alla scelta di polimeri a base di materiali naturali e biodegradabili e alla progettazione di questi materiali con soluzioni bio-compatibili per packaging ‘attivi’ nello svolgere funzioni utili alla stabilità del prodotto interno.

Lo studio di queste nuove soluzioni di packaging è mirato a soddisfare la richiesta impellente di imballaggi sostenibili inteso come riciclabili o biodegradabili.”