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il caso butterfly

Centri Antiviolenza: "Avevamo già segnalato indebito utilizzo di fondi pubblici"

In foto: una manifestazione di Rompi il Silenzio
una manifestazione di Rompi il Silenzio
di Redazione   
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gio 12 set 2019 16:21 ~ ultimo agg. 13 set 13:19
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Il Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna, nell’esercizio della propria funzione di vigilanza su quanto avviene sui territori in merito al contrasto della violenza sulle donne, aveva presentato vari reclami alle istituzioni contro l’indebito utilizzo di fondi pubblici da parte dell’associazione Butterfly, che non è compresa nell’elenco dei centri antiviolenza riconosciuti dalla Regione Emilia-Romagna. A sottolinearlo sono proprio gli stessi membri del coordinamento, che tengono a chiarire l’assoluta trasparenza e serietà dei tanti centri che operano in regione.

A Rimini l’associazione Rompi il Silenzio, che fa parte del Coordinamento, è attiva da 14 anni sul territorio e ha accolto 2044 donne: “Non siamo in alcun modo coinvolti né interessati dai fatti dei quali si parla – afferma la presidente della onlus riminese, Paola Gualano -. Non chiediamo, né abbiamo mai chiesto contributi di alcun genere alle donne, non effettuiamo servizi a pagamento, ma al contrario facciamo fronte ogni giorno a compiti e doveri sempre nuovi e crescenti con le nostre operatrici e volontarie, e con l’indispensabile aiuto di tutti. E non perché siamo speciale, né particolarmente meritevoli. Solo perché, banalmente, siamo un Centro Antiviolenza”.

“Un centro antiviolenza lavora con le donne per offrir loro e ai loro figli/e protezione e sicurezza, è prevenzione, sensibilizzazione, cultura. Ma anche sostegno legale e psicologico, supporto
educativo, relazioni con Servizi Sociali e le altre istituzioni, è formazione e aggiornamento continui. Per Rompi il Silenzio, il Centro Antiviolenza di Rimini, la propria stessa identità sta dentro tutto questo e in molto altro ancora. Soprattutto, un centro antiviolenza si fonda sulla gratuità assoluta di tutti i servizi che offre alle donne, in linea con tutti gli standard nazionali ed europei. Rompi il Silenzio di Rimini non ha fondi propri: tutto ciò che ha, tutto ciò che tutti i Centri Antiviolenza possiedono, lo deve alla comunità, agli Enti, alle istituzioni e alle private e privati cittadini. E tutto ciò che ha viene utilizzato per le donne. I Centri si radicano in questo, nello spirito di servizio, nell’accoglienza gratuita alle donne che subiscono violenza e che intendono uscirne. Proprio in questa settimana Rompi il Silenzio è impegnata in una raccolta pubblica, alla quale già centinaia di cittadine e cittadini, riminesi e non, hanno spontaneamente aderito, di fondi e dotazioni scolastiche per le necessità dei minori ospiti delle strutture in protezione. E questa è un’altra ragione, tra le tante ovvie ed evidenti, per cui prendiamo nettamente le distanze dall’associazione Butterfly e dal suo modus operandi”.