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Muti: per un'Italia della cultura

Al teatro Galli è la sera del presidente Mattarella

In foto: il presidente al Galli (Newsrimini.it)
il presidente al Galli (Newsrimini.it)
di Redazione   
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sab 3 ago 2019 21:35 ~ ultimo agg. 5 ago 11:23
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Dieci minuti di applausi intensi per celebrare la prima della 70esima sagra musicale Malatestiana al teatro Galli di Rimini, con la speciale presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Applausi per il maestro Riccardo Muti, per gli interpreti e per l’orchestra Cherubini che hanno riempito il teatro con “Le Nozze di Figaro“.

Al termine del concerto, dopo il tributo in piedi del pubblico, Muti è risalito sul palco per ringraziare il presidente “un uomo – ha detto – che sottolinea la cultura, in un mondo dove i valori della cultura e dello Spirito stanno scomparendo”. Il maestro ha poi rivolto un grazie speciale ai musicisti dell’orchestra “tra il meglio che l’Italia ha prodotto negli ultimi anni“. Poi, strappando il sorriso del pubblico ha affermato “io prima di morire vorrei vedere un’Italia, lo sogno dagli anni ’60, dove ogni città che possiede un teatro, faccia come a Rimini, lo apra e lo metta a disposizione non solo delle compagnie affermate ma anche di giovani che possano esprimere nuove idee in un mondo che si sta rincitrullendo. Sogno una Italia dove ogni città abbia un’orchestra sinfonica e un teatro aperto per opera, musica sinfonica e da camera e balletto così da aiutare anche la gioventù a ritrovare nella nostra storia gloriosa le radici che non devono dimenticare. E con tono ancora scherzoso: “Io sono un meridionale, ma sono profondamente italiano. Auguri al governatore dell’Emilia-Romagna e al sindaco di Rimini, un giovane molto brillante: è più giovane di me e ha i capelli quasi bianchi, e io non me li tingo”. La chiusura ancora sul recupero della cultura: “Auguri per un’Italia basata sulla cultura“.

Il video del Quirinale:

Bella conclusione di due intense e vibranti ore di concerto.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato al teatro Galli intorno alle 20.30. E’ sceso dall’auto a lato della piazza, ha brevemente salutato i presenti e poi è entrato al Galli dall’accesso in platea insieme alla figlia Laura. Ci sono stati dal palco i saluti del sindaco Gnassi e del presidente della Regione Bonaccini, prima dell’Inno di Mameli. Già dal pomeriggio la zona del teatro era presidiata da un consistente dispiegamento di forze dell’ordine.

Il presidente Mattarella ha fatto sapere di essere felice di trovarsi a Rimini “in questo meraviglioso teatro restaurato e ascoltare il maestro Muti”.

Colpo d’occhio speciale sulla piazza: tantissime persone e tricolore ad illuminare il teatro.

In Piazza Cavour é allestito un maxischermo per consentire la visione del concerto in diretta anche fuori dal teatro: numeroso il pubblico che ha approfittato della possibilità.

Il saluto del sindaco Gnassi:

Buonasera a tutti e benvenuti al teatro Amintore Galli di Rimini. Benvenuto, signor Presidente. Benvenuto, Maestro Muti.

La città di Rimini è onorata orgogliosa e felice per la vostra presenza.

Signor Presidente, la città di Rimini è piena di gioia per averLa in questo teatro che è un tempio ‘all’italiana’ della musica, uno spazio aperto di civiltà, una fabbrica di cultura, una camera della memoria collettiva. Che va al 1843 con la posa della prima pietra. Lo stesso anno dell’inaugurazione del primo stabilimento privilegiato dei bagni marini a Rimini, con il quale nasce l’industria italiana del turismo balneare.

Poi il 1857: quando il teatro di Rimini apre per la prima volta le sue porte, unico teatro italiano inaugurato con una prima verdiana, l’Aroldo, alla presenza del Maestro. Più tardi, la tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Che riduce Rimini e questa sala letteralmente in polvere e cenere.

386 bombardamenti; uno, quello del 28 dicembre del ’43, colpì il Teatro e uccise in due rifugi qui a fianco, San Bernardino e via Montefeltro, 86 persone.

Oggi. Dopo 75 anni di ferita aperta, torna a risuonare la musica e a risplendere l’arte nel Teatro Amintore Galli, ricostruito.

Questo teatro è un racconto di due secoli. Ed in qualche modo la storia del Teatro è la storia di tutta la gente di Rimini. Quelle donne e quegli uomini, incerti tra le macerie, che nel 1945 tornarono alla vita vedendo che sui pochi muri rimasti in piedi ricominciavano ad apparire gli annunci funebri: “Elvira Gasperoni ostetrica, una prece: capivamo che si tornava alla vita perché si tornava a morire uno alla volta”. Ha scritto magnificamente Sergio Zavoli”.

Esserci risollevati con la nostra dignità, sotto al gonfalone in cui è cucita la Medaglia d’Oro al Valor Civile, ci permette oggi, in questa sala, di vivere e godere dell’esperienza di una musica immortale e, allo stesso modo e tempo, non dimenticare chi siamo e da dove siamo partiti e ripartiti.

La storia non si rottama. Non si cancella. Non si riduce ad un tweet. E i suoi cambiamenti, come quelli di oggi, si interpretano, se non si vogliono subire.

E così, Signor Presidente, la nostra traiettoria di comunità, il nostro cambiamento lo possiamo dire con le parole di Calvino e delle sue ‘città invisibili’:

‘ Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone’.

Finalmente non siamo più banali discendenti, ma eredi a pieno titolo del nostro passato. Abbiamo scelto di dare forma al nostro presente e al nostro futuro investendo ancora sul mare. Come nell’800. Col più grande progetto sul sistema idrico fognario e di risanamento ambientale e di riqualificazione urbana della marina che il Paese conosce.

E ancora stiamo nel presente, guardando al domani, investendo sui luoghi della cultura, dell’arte. Al deserto delle paure, magari alimentate dalle connessioni e dall’algoritmo opponiamo piazze vere, che vivono di relazioni tra persone. Come la piazza sull’acqua dove parte la via Emilia, sul ponte millenario di Tiberio. Piazze come questo Teatro ritrovato o come il Museo internazionale dedicato a Federico Fellini, che sarà pronto l’anno prossimo e alla cui apertura confidiamo di potere contare ancora sulla Sua pazienza e quindi sulla Sua presenza.

Rimini non è una città perfetta, non è arrivata. Ma è in cammino. Se in fondo 2 italiani su 3 ci sono venuti e se 2 europei su 4 la conoscono, con le sue decine e decine di milioni di presenze, è anche perché il senso di libertà, l’apparente spensieratezza ha fondamenta solide: quelle del dolore e quelle della bellezza, quelle di progetti che danno un senso al futuro.

Questa, signor Presidente, è Rimini. Come questo Teatro, che è sì com’era e dov’era, ma ricostruito per come sarà, per stare nella modernità, con le sue 8 sale, un museo e l’arena esterna delle arti.

Grazie ancora Signor Presidente.

Averla con noi con uno dei più grandi talenti italiani che il Paese abbia, il Maestro Muti, è una pagina straordinaria di questo libro italiano, chiamato Rimini.

Ancora una volta, benvenuti e buona serata.