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Futuro a rischio

Rovereta, lotta contro il tempo. A rischio 35 posti di lavoro

In foto: la conferenza stampa
la conferenza stampa
di Andrea Polazzi   
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gio 21 mar 2019 14:37 ~ ultimo agg. 22 mar 17:06
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E’ il tempo la discriminante per il futuro di Rovereta. Giorni non mesi. Lo dicono i dipendenti dell’azienda del gruppo Petroltecnica che oggi hanno voluto incontrare la stampa. A rischio ci sono i loro posti di lavoro (35) e probabilmente anche alcuni dei 240 dell’azienda madre. Quello che chiedono è di dare alla società la possibilità di dimostrare l’estraneità ai fatti contestati dai carabinieri del Noe di Bologna, che il 19 febbraio hanno posto sotto sequestro preventivo l’area di stoccaggio. Ai primi di marzo era arrivato il dissequestro da parte del Gip e l’impianto era riaperto, con una serie di prescrizioni da adempiere in 20 giorni. Qualche giorno fa invece il nuovo sequestro di una parte dell’area ha bloccato l’intervento e la struttura ora è ferma. Il due aprile il Riesame valuterà il ricorso della procura sul dissequestro e se sarà rigettato, dicono i tecnici di Rovereta, l’azienda avrà buone possibilità con un altro ricorso di ottenere il completo dissequestro e poter così riaprire gli impianti. Altrimenti si rischia di perdere le autorizzazioni e per Rovereta, e i suoi 35 dipendenti, sarebbe la fine. Il loro futuro si gioca nelle prossime settimane.

I vertici di Petroltecnica e di Rovereta hanno da subito contestato le principali motivazioni di sequestro: la non ottemperanza delle prescrizioni in materia ambientale, “discutibili e comunque oblazionabili” hanno ribadito più volte, e le eccessive emissioni odorigene (punto sul quale l’ordinanza non contiene dati precisi, lamentano, ma solo “una generale sensazione”). Più volte nel corso dell’incontro odierno i relatori, gli ingegneri Antonio Vincenzi e Alberto Deambrogio, hanno parlato di “accanimento” e avanzato numerose “perplessità” sul provvedimento. Hanno sottolineato inoltre come da parte dei clienti, nonostante la situazione, siano arrivate tante attestazioni di stima. Ma se gli impianti resteranno chiusi, il destino è segnato.

. L’intervista