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Provincia Rimini Social

Ilaria Pruccoli, garante dei detenuti

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 8 mag 2017 15:32 ~ ultimo agg. 10 mag 10:09
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L’istituzione di un Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale risponde ad un preciso obbligo internazionale risalente al 2012, anno in cui l’Italia ha adottato l’ordine di esecuzione del «Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti».
La nascita di questa figura a livello regionale, provinciale e comunale, rappresenta la novità degli ultimi anni in materia penitenziaria e il Comune di Rimini, sede di casa circondariale – i Casetti -, dal 2014 ha istituito questa figura sul proprio territorio. Ilaria Pruccoli, 31 anni, svolge il ruolo da poco più di un anno.

 

Quella della privazione della libertà personale è un’area estremamente vasta. Cosa fa il garante?
Quali sono i compiti e i poteri attribuiti al Garante e come può incidere nella vita delle persone che è chiamato a tutelare?
“Il garante è una figura che si pone in continuo dialogo, confronto e collaborazione con le organizzazioni, gli enti, le associazioni che svolgono all’interno degli istituti un importante e imprescindibile lavoro di supporto alla popolazione carceraria.
Le funzioni del Garante dei detenuti sono molteplici. Ad esempio vigila sulle condizioni di vita delle persone detenute, al fine di garantirne il rispetto della dignità e dei diritti, con particolare riguardo alla presenza di trattamenti inumani e degradanti e alla verifica delle condizioni igienico-sanitarie dei luoghi di privazione della libertà personale e sull’adempimento del dettato costituzionale relativo alla finalità rieducativa della pena.
Inoltre promuove iniziative riguardanti il carcere e la sensibilizzazione della società sui problemi correlati ad esso: mi riferisco ad esempio agli incontri già svolti e in programma anche per il prossimo anno scolastico, con gli alunni delle scuole superiori di Rimini sul tema legalità.
E ancora visite senza autorizzazione nell’istituto e colloqui con i detenuti: è soprattutto attraverso le visite e i colloqui frequenti che ho con i detenuti che mi vengono segnalate le problematiche legate alla reclusione, che poi vanno approfondite o con l’autorità giudiziaria competente o con l’Amministrazione penitenziaria.
Potrei sintetizzare come in molte occasioni il garante funge sia da mediatore tra i detenuti e le istituzioni, sia da portavoce dei loro diritti.
Altro compito del garante è quello di operare o meglio mettere in campo accordi con istituzioni, associazioni etc per migliorare le condizioni di vita dei detenuti. Non molto tempo fa sono intervenuta per mettere in contatto un’associazione che opera sul territorio nell’ambito della promozione culturale e sociale, con la Casa Circondariale di Rimini. Da questo incontro, ne sono sicura, nascerà una bella iniziativa!”.

 

Per quanto riguarda i «detenuti» ci si potrebbe chiedere perché prevedere una specifica figura di garanzia, dal momento che il nostro ordinamento prevede che al controllo delloperato dell’amministrazione penitenziaria negli Istituti sia preposto un magistrato…
“La magistratura, soprattutto quella di sorveglianza, vive un momento di seria difficoltà a causa, in particolar modo, delle numerose istanze presentate dai detenuti e dalla mancanza di risorse come ad esempio il personale, che non permettono tempi celeri di risposta.
Inoltre i Magistrati di Sorveglianza, nonostante abbiano il dovere di colloquiare con i detenuti all’interno dei vari istituti di pertinenza, spesso non sono in grado di portare avanti questo compito proprio per la mole di lavoro che li colpisce.
Consideriamo inoltre che il fenomeno dei suicidi in carcere è ancora una realtà che ci dimostra come i problemi legati alla detenzione non siano superati.
I garanti, in particolar modo quelli comunali, sono le figure territorialmente più competenti e  più vicine alle singole realtà, alle persone recluse, quelle che riescono a conoscere meglio le vicende dell’Istituto situato sul proprio Comune e quindi a svolgere con più efficienza il loro ruolo di portavoce dei diritti dei detenuti oltre che a creare un ponte tra le loro richieste e l’autorità giudiziaria, chiedendo spiegazioni e chiarimenti ove necessario”.

 

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