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Le parrocchie aprono ai profughi

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 26 lug 2016 07:03 ~ ultimo agg. 2 ago 17:05
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L’accoglienza o è bidirezionale o non è vera, è un incontro del verbo essere, non del verbo avere, è un esserci insieme”. Tanto insegna l’esperienza di accoglienza che è stata presentata lo scorso martedì sera nel chiostro di San Giovanni Battista. Ospiti della serata, dei ragazzi migranti giunti in Italia da poco. Osas, Omon e Isaac (nigeriani), Atta ed Edward (del Ghana) ancora l’italiano non lo hanno imparato del tutto, ma sono la testimonianza di come i cuori si sappiano aprire spontaneamente, senza bisogno di perfette comunicazioni linguistiche.
La zona pastorale delle parrocchie della Colonnella, Cristo Re, Regina Pacis e della stessa San Giovanni Battista si è subito mobilitata per far sentire a casa chi ha dovuto abbandonare la propria terra di origine. Don Lauro, Don Salvatore e i vari consigli parrocchiali hanno deciso di seguire l’invito mosso da papa Francesco alle Chiese. Accogliere i profughi, i migranti: era questo il dolce imperativo ed è questo ciò che col sorriso ci si è proposti di fare. Infatti, qualcuno aveva notato alcuni ragazzi africani che frequentavano ogni domenica la messa a San Giovanni e, sotto la guida di un’èquipe di volontari nata appositamente, la comunità ha cominciato a mobilitarsi per farsi loro prossima Dopo aver trovato un appartamento per loro, proprio nel borgo San Giovanni (nella foto, alcuni di questi profughi con alcuni parrocchiani intervistati da Simona Mulazzani per Tv2000) ha avuto inizio un arredo comunitario tramite una raccolta tra i fedeli.

Così oggi i quattro ragazzi lavorano tutti, c’è chi pulisce il pesce, chi fa il bagnino sulla spiaggia, chi monta condizionatori, l’importante è aver superato anche quella barriera che a volte sembra insormontabile, quale la ricerca di un’occupazione. Un esempio bello sul quale riflettere, perché tante braccia hanno saputo aprirsi gratuitamente. Come quelle degli insegnanti di italiano che seguono ogni settimana i giovani. Sette insegnanti offrono, infatti, tempo e competenza perché si possa compiere quel primo passo fondamentale in un percorso di integrazione che è appena cominciato, ma che dà già i suoi frutti.

 

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