Indietro
menu
Ambiente Attualità

Esalazioni maleodoranti a Santa Giustina. Il Comitato fa il punto su sentenza Tribunale

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: < 1 minuto
mer 10 feb 2016 13:21
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura < 1 minuto
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Nel 2010 alcuni cittadini di Santa Giustina avevano denunciato le esalazioni maleodoranti causate dallo spandimento del “gesso di defecazione” prodotto dall’impianto mobile posizionato nella vicina struttura di depurazione, e a dicembre è arrivata la sentenza del Tribunale. Lo rende noto il Comitato di Santa Giustina ricordando che lo sversamento era avvenuto sul terreno agricolo dove ora sorge la Centrale a biogas. I capi di imputazione riguardavano lo spandimento di “gesso di defecazione”(biosolfato) che, sulla base della analisi effettuate da ARPA, evidenziava il superamento del limite di legge per quanto riguarda il Cromo esavalente e le lesioni provocate su alcuni residenti nelle vicinanze per l’esposizione a “cattivi odori”.
Il giudice ha assolto il legale rappresentante della “Agrosistemi srl”, l’azienda che gestiva l’impianto trattamento fanghi, e il legale rappresentante della “SIRM srl”, l’azienda che commercializzava il biosolfato in quanto è risultato che le analisi dei fanghi, pur realizzate da ARPA, non erano state eseguite correttamente e che da successive analisi sono stati riscontrati valori di Cromo esavalente inferiori ai limiti di legge. Condannato invece a dieci giorni di arresto, multa e risarcimento, il legale rappresentante della “CTR Cooperativa Agricola”, l’azienda che si occupava del trasporto e della distribuzione del biosolfato, rea di averlo distribuito sul terreno senza rispettare le norme regolamentari e provocando i cattivi odori causa dei malesseri che hanno colpito alcuni residenti.
“Solo l’attenzione costante e diretta dei cittadini – si legge nella nota del Comitato – può ridurre i rischi per la salute.” Ne è la prova, recita la nota, “che la protesta “ha prodotto il risultato della soppressione dell’impianto trattamento fanghi, un impianto che ha operato nella condizione “provvisoria” per diversi anni. Un impianto del quale la stessa Provincia aveva chiesto la regolarizzazione (da mobile a fisso, mai realizzata) e contemporaneamente ne aveva sempre prorogato l’autorizzazione.”