Martina e il libro per aiutare Guglielmo


A nove anni Martina Pompili ha scritto il suo primo libro per bambini, o come lo chiama lei, “il mio primo romanzo”. Ma ancora prima di essere un enfant prodige dalla chioma bionda, Martina è una persona capace di spiazzare il più cinico degli adulti: la sua profondità va dritta al cuore. Umiltà uguale felicità. Alla domanda che cos’è per te la felicità dice di doverci pensare un attimo, si assenta con la
mente, guarda in alto e poi esclama con sicurezza: “Lo so! Per me la felicità è l’umiltà. Più sei umile, più sei felice”.
I genitori al suo fianco, ammutoliti dalla commozione nel sentire queste parole da adulto uscire da un corpicino così piccolo, si domandano da chi abbia preso. “Noi non abbiamo studiato, non siamo filosofi…”, il padre è spiazzato. “Voi non ve ne rendete conto – ribatte la figlia – ma mi insegnate tanto”. Come a dire: non serve un titolo di studi per essere dei buoni genitori.
Il libro. “Fuga inaspettata” è il titolo della sua prima fatica letteraria, anche se di fatica proprio non si è tratta dato che le parole delle sue 50 pagine le sono guizzate dalla penna al taccuino a quadretti come rivoli incontenibili.
“L’ho scritto in due mesi e mezzo. Alla fine avevo tanti finali in testa. Per la storia mi sono ispirata ai libri che leggo (5 nell’ultimo mese) e a quello che vedo intorno. Mi piace molto osservare. Per il protagonista mi sono rifatta a mio fratello e nella descrizione del castello dei vampiri ho pensato a quello di Gradara”.
Già, perché di vampiri si narra. La storia vede il giovane John, arrestato ingiustamente perché scambiato per il gemello criminale, alle prese con la fuga dalla prigione grazie all’amica Wanda. Solo che i due finiscono nel tetro castello di Shantinbow dove i risvolti sono inaspettati… e i canini aguzzi.
“Ma per conoscere il resto – ci tiene alla suspance Martina – dovete leggerlo”. Pensare che da bambina, Martina, voleva fare l’operatrice ecologica “le piaceva l’idea di tenere pulito il mondo – racconta la mamma – all’asilo imparava a memoria i libricini che le leggevamo e li recitava ai nonni. E poi, da mancina, scriveva il suo nome al contrario come Leonardo da Vinci”.
L’entusiasmo non le manca.
“Le piacciono le sfide. Non ha fatto correggere il suo libro a nessuno, infatti ci sono degli errori, ma è la sua bellezza: si vede che è scritto da una bambina”.
A scuola non ha materie preferite: va bene in tutte.
“Quando ci sono i ponti vacanzieri, si incavola un sacco perché odia perdere giorni di scuola. Per regalo vuole solo dei libri, niente giocattoli. Preferisce leggerli cartacei perché non le piace la tavoletta e se uno lo appassiona particolarmente se lo divora in meno di una settimana e lo rilegge più volte”.
Martina ha fatto una scoperta di recente.
“Ho letto Aladdin in inglese e l’ho trovato più emozionante. Ho voglia di leggere altri libri in lingua straniera”.
Per il futuro, la giovane romanziera ha le idee chiare.
“Voglio vivere in 60 metri quadri e senza marito: non ho tempo per la casa! Voglio viaggiare molto e fare la paleontologa. O l’astronauta. E come hobby, la scrittrice”.
Tutti i suoi compagni di classe hanno letto il suo libro, “anche i maschi che odiano leggere”.
Intanto ha già ultimato il secondo, pieno di poesie, ed è in cantiere il terzo dal titolo ‘Una notte d’estate per rapinare il mondo’.
“Ma – promette – in questo non ci saranno errori di grammatica. Ora i verbi li abbiamo studiati tutti!”.
Il suo amico Guglielmo.
La vera grandezza di Martina e della sua famiglia sta in un gesto. Il libro non è in vendita, ma in regalo, e ognuno può fare un’offerta libera che sarà destinata al piccolo Guglielmo, figlio di un collega del padre e affetto da una grave forma di tumore che richiede cure speciali negli Stati Uniti.
“Abbiamo già distribuito 700 copie che ci hanno permesso di recuperare circa 2.500 euro – dice il padre – una goccia nel mare, considerate tutte le spese cui devono far fronte”.
“Quando ho dedicato il libro a Guglielmo mi sono sentita molto felice: stavo aiutando qualcuno più fortunato di me, quindi mi sono resa umile. Se non l’avessi fatto avrei sentito un vuoto. L’amicizia è il pane dell’anima”.
Mirco Paganelli
Settimanale IlPonte