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Economia Provincia

Confindustria. La recessione non molla la presa, resiste solo l'export

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mer 31 ott 2012 13:40 ~ ultimo agg. 00:00
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L’analisi congiunturale di Confindustria Rimini

Il primo semestre del 2012 chiude in negativo e le previsioni per il secondo semestre 2012 confermano uno scenario che ancora non presenta segnali incoraggianti di crescita.
Unica nota di speranza è l’andamento dell’export che resiste sebbene non sia comunque in grado di equilibrare le perdite di fatturato e produzione del mercato interno.

E’ questa la fotografia dell’indagine congiunturale realizzata dall’Ufficio Economico di Confindustria Rimini relativa ai dati consuntivi del primo semestre 2012 e previsioni per il secondo semestre 2012.

“La situazione del primo semestre – spiega Maurizio Focchi Presidente di Confindustria Rimini – sconta tutte le difficoltà che le precedenti rilevazioni facevano intravedere nelle aspettative e negli ordini. Produzione, fatturato e occupazione hanno tutti il segno negativo e le previsioni per il secondo semestre non lasciano sperare un’inversione di tendenza.
Il rallentamento globale si è accentuato nei mesi estivi e si è aggiunto ai fattori da cui è originata la nuova fase di marcato arretramento: risanamento dei conti pubblici, credito più razionato e costoso, crisi del settore delle costruzioni, eccesso di capacità produttiva in alcuni importanti settori e alta disoccupazione.
In particolare il tema dell’accesso al credito continua ad essere critico per le imprese: dai dati Banca d’Italia riferiti alla Provincia di Rimini risulta, infatti, che a luglio 2012 gli impieghi delle banche verso le imprese private sono diminuiti di 687,90 milioni di euro su base annua (-11,18%). Un trend confermato anche dall’indagine che Confindustria Rimini svolge periodicamente fra i propri associati: l’80% del campione ritiene sia in atto un razionamento del credito, il 35,48% si è visto negare nuovi affidamenti e il 21,43% ha avuto richieste di rientro. Oltre a essere selettivo il credito è anche molto costoso: l’82,14% delle imprese ha registrato un aumento degli spread e, di conseguenza, dei tassi di interesse.
Una situazione che rende il pericolo della chiusura di aziende un rischio reale con tutte le conseguenze che ne derivano per l’economia del territorio.
L’analisi del complesso degli indicatori congiunturali sposta in avanti la “svolta ciclica”: il Centro Studi Confindustria la colloca per l’Italia tra il secondo e il terzo trimestre del 2013”.

SITUAZIONE PRIMO SEMESTRE 2012

La rilevazione fa emergere come il fatturato totale delle aziende che hanno partecipato all’indagine, rilevato a prezzi correnti, nel primo semestre 2012 sia diminuito (-0,10%) rispetto al primo semestre 2011.
La diminuzione contenuta del fatturato totale deriva dal buon andamento del fatturato estero (+9,90%), mentre il fatturato interno è calato in maniera sensibile (-9,80%).
Riferendosi alle dimensioni delle imprese, quelle con meno di 50 dipendenti evidenziano una riduzione del -5%, le aziende fra 50 e 250 dipendenti segnano un calo del -2,1% e quelle con oltre 250 addetti denotano un incremento del +2,90% (determinato dal fatturato estero (+11%) in quanto il fatturato interno è in calo (-13,20%).

Il grado di internazionalizzazione delle imprese, inteso come percentuale di fatturato estero sul totale, si attesta in media al 60,90% con una percentuale del 71,40% nelle aziende con più di 250 dipendenti, del 36,50% nelle aziende comprese fra 50 e 250 addetti e del 35,60% nelle aziende con meno di 50 dipendenti.
La produzione segna un decremento nel primo semestre 2012 rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente (-1,90%). Le imprese che hanno visto un calo maggiore nella produzione sono le piccole (-10,50%), seguite dalle grandi (-1,10%), infine le medie (-0,60%).
L’occupazione nel primo semestre 2012 è diminuita (-1,84%). Sono soprattutto le grandi imprese (-2,70%) a determinare questo dato, in quanto nelle medie (-0,20%) e nelle piccole (-0,60%) il calo è stato marginale.
Per quel che riguarda gli ordini, il 22,78% delle imprese del campione ha segnato un aumento, mentre per il 46,84% sono in diminuzione. Gli ordini esteri segnano una percentuale di imprese che li ha avuti in aumento del 34% e una percentuale del 30% in diminuzione (viene confermato come il mercato estero compensi, almeno in parte, la riduzione di quello interno).
Le Giacenze mostrano un aumento per il 19,18% del campione, stabilità per il 53,42% e diminuzione nel 27,40% dei casi. La riduzione delle giacenze, unita a quella della produzione, evidenzia che le aziende cercano di far fronte alle richieste del mercato attingendo al magazzino.
Il costo delle materie prime è aumentato per il 48,65% delle imprese, il 41,89% considera il dato stazionario e il 9,46% delle aziende l’ha visto in diminuzione.
Per quel che riguarda la difficoltà nel reperimento del personale solo il 3,75% delle aziende la considera elevata o molto elevata, mentre per il 50% non c’è nessuna difficoltà.

SINGOLI SETTORI MERCEOLOGICI
Analizzando i singoli settori merceologici si può vedere che legno e agroalimentare fanno segnare performance discrete, segno negativo invece per il metalmeccanico e, soprattutto per il settore grafico e per quello chimico.
In particolare il settore legno vede in aumento sia la produzione (+13,7%) che il fatturato (+11,1%). Fra l’altro questo comparto è l’unico nel quale l’aumento del fatturato è determinato soprattutto da quello interno (+13,9%) rispetto a quello estero (+5,6%).
Anche per il settore agroalimentare la produzione registra un aumento (+2%), così come il fatturato totale (+6,8%) e l’occupazione (+3,9%).
Il settore metalmeccanico invece ha visto il fatturato in flessione (-1,6%) con la produzione praticamente invariata (+0,1%) . L’occupazione è stata in calo (-2,4%).
Il comparto abbigliamento segna una diminuzione della produzione (-2,6%) e dell’occupazione (-1,8%) ma un aumento del fatturato totale (+3%) determinato soprattutto dalla componente estera (+14,3%) visto che il fatturato interno è in calo (-5%).
Il comparto materiali per costruzioni mostra un calo della produzione (-0,6%) e un aumento del fatturato (+1,7%), con occupazione a sua volta in calo (-1,3%).
Il settore chimico denota una diminuzione della produzione (-4,3%), del fatturato (-4,5%, con fatturato interno a -22,6%) e dell’occupazione (-8%).
Per il comparto dei servizi, il fatturato è in aumento del +5,5% con occupazione a +4,7%.
Infine l’editoria, grafici e stampa mostra un crollo della produzione (-33,7%), con fatturato a -10,1% e occupazione in calo (- 2,7%).

Per quel che riguarda gli ordini, sono aumentati per il 40% del campione nel settore agroalimentare e per il 37,50% nell’abbigliamento (con le stesse percentuali però sono in diminuzione). A dispetto del buon dato di produzione e fatturato, nel settore legno solo il 12,50% ha visto gli ordini in aumento e per il 62,50% sono diminuiti.
Nel metalmeccanico solo il 16% ha avuto ordini totali in aumento e il 44% li ha visti diminuire. Il settore dei materiali per costruzione non ha avuto aumenti negli ordini (stazionari nel 50% dei casi e in calo nel restante 50%).
Il comparto chimico ha avuto gli ordini totali in diminuzione nel 66,67% dei casi (nessuna impresa in aumento). Quello grafico ha manifestato un calo nel 71,43% dei casi e un aumento nel restante 28,57%.

Il dato degli ordini esteri è migliore rispetto a quello degli ordini totali in tutti i settori a parte l’abbigliamento che vede una percentuale maggiore di aziende che li ha visti in calo (50%) e un’inferiore che li ha visti in aumento (33,33%).
Le giacenze sono stazionarie nella metà dei casi praticamente in tutti i settori e i costi delle materie prime sono in aumento o stazionari nella quasi totalità dei casi.

Confronto con semestri precedenti

Dopo alcuni semestri che avevano evidenziato il segno positivo nei principali indicatori economici, torna a prevalere il segno meno davanti ai dati di produzione, fatturato e occupazione, come avevamo anticipato nell’indagine precedente che, pur con dati consuntivi ancora positivi, lasciava presagire l’attuale situazione.
Il dato relativo agli ordini continua a non mostrare segnali confortanti: aumentano le aziende che li vedono in diminuzione (arrivando quasi ad un’azienda su due), anche se, per quanto riguarda soprattutto gli ordini esteri aumenta anche la percentuale di chi ha gli ordini in aumento.
Le giacenze diminuiscono maggiormente rispetto alle precedenti rilevazioni: si stanno riducendo i magazzini a fronte di una minore produzione. Il costo delle materie prime rallenta il proprio trend di crescita: una percentuale maggiore di imprese rispetto agli ultimi semestri ha visto il dato stazionario o in diminuzione, mentre chi l’ha visto in aumento scende sotto al 50%.

PREVISIONI SECONDO SEMESTRE 2012

Le attese degli imprenditori, relative al secondo semestre 2012 denotano una situazione non proprio rosea.
La produzione, infatti, viene annunciata in diminuzione dal 34,21% delle imprese (dato peggiore degli ultimi anni), il 43,42% prevede una situazione di stazionarietà e il 22,37% degli imprenditori prevede un aumento.
Ordini: il 21,52% degli imprenditori prevede una crescita, il 43,04% stazionarietà e il 35,44% una diminuzione. Rispetto all’ultima rilevazione si assiste ad un miglioramento, ma rispetto ad un anno fa, sono quasi il doppio le imprese che li prevedono in diminuzione.
Giacenze il 76,32% le prevede stazionarie, il 10,53% in aumento e il 13,16% in diminuzione.
Occupazione sono stazionarie per il 65,85% del campione, in crescita per il 9,76% e in calo per il 24,39%. Il dato che emerge dal ricorso alla cassa integrazione da parte delle aziende evidenzia che per il 39,29%, tale ricorso è da escludersi e il 7,14% lo considera poco probabile. Il 50% lo considera probabile (il 38,10% probabile ma limitato).

I SINGOLI SETTORI.
Le previsioni non sono particolarmente incoraggianti nel settore metalmeccanico che prevede un aumento della produzione solo nel 15,38% del campione, stazionarietà nel 46,15% e il 38,46% si aspetta una riduzione. Gli ordini sono visti in aumento per il 15,38%, stazionari per il 53,85% e in calo per il 30,77% (va meglio per gli ordini esteri che vengono previsti in aumento dal 31,58%). Male anche l’occupazione, in calo nel 30,77% dei casi, stazionaria nel 61,54% e in aumento nel 7,69%.
Dati negativi anche per l’industria del legno: nessuna impresa prevede produzione e ordini in aumento che saranno stazionari per il 50% del campione e in diminuzione per il restante 50% (solo gli ordini esteri vengono visti in aumento dal 16,67% del campione). Anche l’occupazione segnerà il passo: nessuna azienda prevede un aumento e il 37,50% una diminuzione.
Relativamente più ottimistiche le previsioni nel comparto dell’abbigliamento che prospetta un aumento della produzione e degli ordini nel 37,50% dei casi e stazionarietà nel 50% (un 12,50% prevede però una diminuzione). L’occupazione è prevista stabile per il 75%, in aumento per il 12,5% e in calo per il restante 12,5%.
L’agroalimentare è il settore con le previsioni migliori: la produzione è prevista in aumento nel 44,44% dei casi, stazionaria nel 33,33% e in calo nel 22,22%. Gli ordini in aumento per il 50% del campione, stazionari per il 30% e in calo nel restante 20%. Negli ordini esteri ben il 71,43% prevede un aumento. L’occupazione è prevista stazionaria nel 60% dei casi, in aumento nel 30% e in diminuzione nel 10%.
Grafici ed editoria: la produzione viene vista in diminuzione dal 66,67% e in aumento dal restante 33,33%. Gli ordini in diminuzione per il 71,43% e in aumento per il 28,57%. L’occupazione stabile per il 57,14%, in calo per il 28,57% e in aumento per il 14,29%.
Il settore materiali per costruzioni prevede la produzione stazionaria nella totalità dei casi. Per gli ordini invece il 50% li prevede stazionari e il 50% in calo. Anche l’occupazione è stazionaria per tutto il campione.
I chimici prevedono la produzione in aumento, stazionaria e in calo nella stessa percentuale (33,33%). Gli ordini e l’occupazione stazionari nel 66,67% dei casi e in calo nel restante 33,33% (anche se il 66,67% prevede in aumento gli ordini esteri).
Infine il settore servizi prevede stazionarietà negli ordini nel 54,55% dei casi, aumento nel 27,27% e diminuzione nel 18,18%. L’occupazione è stabile per il 71,43%, in calo nel 21,43% e in aumento nel 7,14% dei casi.

Confronto con semestri precedenti
I dati previsionali rispecchiano la situazione economica non positiva: la percentuale di aziende che prevede una diminuzione della produzione è la più alta degli ultimi anni, così come il campione di aziende che prevede un calo nell’occupazione.
Per quel che riguarda gli ordini, la percentuale di aziende che li prevede in diminuzione si mantiene su livelli elevati (quasi il doppio di un anno fa), mentre chi li prevede in aumento è ancora una percentuale relativamente bassa.
Negli ordini esteri si può vedere uno spiraglio: il saldo di chi li prevede in aumento e di chi li prevede in diminuzione è positivo, con valori simili a quelli di un anno fa.
Il dato sulle giacenze sconta il fatto che nel semestre appena trascorso sono diminuite a fronte di un calo di produzione e quindi le previsioni rispetto all’ultima rilevazione fanno emergere un minor numero di aziende che pensa di ridurle ulteriormente.