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I processi di San Mauro. Quest’anno alla sbarra il generale Badoglio

di Redazione   
Tempo di lettura 5 min
Ven 31 Lug 2009 13:10
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Processo a BADOGLIO
Traditore o salvatore della patria?
Per la prima volta il verdetto sarà emesso dalla giuria popolare

Alla guerra fascista fece seguito un periodo di massima confusione, creando, così, nell’insieme «un disastro quale non si era verificato mai prima nell’Italia storica dopo le invasioni barbariche» (Dionisotti).

Lunedì 10 Agosto ore 21,00
Villa Torlonia “La Torre” San Mauro Pascoli (FC)

Una premessa. Tutto ebbe inizio il 10 Agosto del 2001, con il “Processo Pascoli”, nella corte della Torre: lì, di fronte ad un migliaio di persone, si svolse un processo-dibattito sul delitto impunito di Ruggero Pascoli, con tanto di difesa e di accusa, e di giuria popolare. Da quella serata, ogni anno, sempre il 10 Agosto, con eguale partecipazione, Sammauroindustria celebra un “processo”. Ecco alcuni temi e personaggi dibattuti e “giudicati”: il Processo al Passatore di Romagna (2002); il Processo alla cucina romagnola (2003); il Processo alla Romagna di Mussolini (2004), il Processo a Giuseppe Mazzini (2005); il Processo a Secondo Casadei (2006); Processo a Giuseppe Garibaldi (2007). Con la presenza, via via, di Galli della Loggia, Roberto Balzani, Eraldo Baldini, Marino Biondi, Maurizio Ridolfi, Giovanni Belardelli, Victor Zaslavsky… Quest’anno sotto processo ci finirà Pietro Badoglio.

Arriviamo a Badoglio. A discutere, riflettere e “giudicare” la figura di Pietro Badoglio – sull’interrogativo “Traditore o salvatore della patria?” – interverranno, il 10 alla Torre a San Mauro: Aldo Ricci, storico e Sovrintendente dell’Archivio centrale di Stato (per l’accusa), Aldo Alessandro Mola, scrittore e storico (per la difesa). Maurizio Ridolfi (docente universitario) avrà il compito di tracciare, inizialmente, un profilo complessivo del personaggio. Il processo si avvarrà, inoltre, di due preziose testimonianze: Pietro Vaenti, ex-militare, ex-partigiano; Gian Luca Badoglio, il nipote del famoso Maresciallo d’Italia. A presiedere la serata, in qualità di presidente del ‘tribunale’: Miro Gori, Sindaco di San Mauro Pascoli, fondatore del Processo del 10 agosto. Il verdetto, per la prima volta, sarà emesso da una giuria popolare. Nel corso della serata Emanuela Frisoni e Paolo Summaria eseguiranno alcune letture di testi pascoliani e relativi a Badoglio. La serata organizzata da Sammauroindustria quest’anno vede la collaborazione dell’Istituto Giuntella di Cesena.

Perché processare Badoglio. La figura di Badoglio (1871-1956) ha attraversato l’intera prima metà del Novecento italiano, Maresciallo d’Italia, senatore e Capo del Governo dal 25 luglio 1943 all’8 giugno 1944. Ma, soprattutto, è considerato una delle figure più controverse della storia del nostro Paese. La sua ‘storia militare’ inizia con la campagna di Eritrea e prosegue col conflitto italo-turco per la conquista della Libia, venendo decorato al valore. Entrò nella prima guerra mondiale col grado di tenente colonnello, per essere promosso generale a seguito della sua conquista del monte Sabotino. Ma Badoglio, però, fu anche il comandante di Caporetto: il 24 ottobre 1917 le truppe tedesche, insieme a quelle austriache, sfondarono il fronte da lui comandato nell’azione che si sarebbe conclusa con la nota disfatta (mai però furono stabilite chiaramente le sue responsabilità): ad ogni modo, invece di finire davanti ad una Corte marziale, Badoglio ricevette un’inattesa promozione a sottocapo di Stato maggiore dell’Esercito, divenendo Senatore nel 1919.
Nel 1925 divenne Capo di Stato maggiore generale delle Forze Armate di terra, aria e mare, la massima autorità militare del Paese. Non fu un entusiasta sostenitore dell’ascesa mussoliniana… ma certamente fu – dall’inizio alla fine – un uomo, un soldato, fedele alla Monarchia, partecipando e promuovendo tutte le imprese coloniali.
La mancata sintonia con Mussolini – unita all’andamento negativo delle prime campagne militari – gli fece perdere il comando supremo già nelle prime fasi delle seconda guerra mondiale. Praticamente in parcheggio negli uffici romani, restava disponibile per incarichi di minima importanza per conto della Corona. Poi la guerra andò sempre peggio. E si arrivò, così, di conseguenza, alla crisi politica del 1943. Alcuni gerarchi, in accordo con la Monarchia, misero Mussolini in minoranza, nel famoso Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio. Il Re licenziò Mussolini e, con grande sorpresa di quei gerarchi che ne avevano organizzato la fine (in primo luogo, Dino Grandi), Badoglio divenne il nuovo Capo del Governo. Badoglio esordì con quel famoso messaggio alla radio che si concludeva con «la guerra continua a fianco dell’alleato germanico». Chi aveva sperato che con la caduta del fascismo finisse la guerra rimase tragicamente deluso.
L’intento sconosciuto ai più, però, era quello di firmare un armistizio con gli eserciti alleati, per passare immediatamente dalla loro parte, per combattere contro le armate di Hitler. Il tutto avvenne ai primi di settembre 1943, e comunicato al popolo italiano e all’esercito, sparso un po’ in tutta Europa, in quel fatidico 8 settembre: Badoglio annunciò l’avvenuto armistizio per radio, senza dare indicazioni precise su come ci si doveva comportare con i tedeschi. Anzi, subito, assieme alla famiglia Reale e allo Stato maggiore, fuggì da Roma verso sud, in quella parte d’Italia già controllata dagli Alleati. Così, nel disorientamento generale, quasi tutta la penisola cadde sotto l’occupazione tedesca, l’esercito venne disarmato, mentre l’intera impalcatura dello Stato cadde in sfacelo…
Fu giusto comportarsi così? Non c’erano soluzioni più responsabili – e coraggiose – da adottare? Oppure, l’ultrasettantenne Badoglio ha fatto quello che era umanamente possibile, per risollevare l’Italia dal baratro in cui il fascismo e il nazismo l’avevano precipitata? Questi gli interrogativi a cui dovrà rispondere il Processo.

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