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Giovani sempre più poveri

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 24 nov 2017 07:49 ~ ultimo agg. 27 nov 08:46
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Il Rapporto di Caritas Italiana su povertà ed esclusione sociale, nella sua edizione del 2017, affronta il tema della povertà giovanile nei suoi diversi aspetti. Il tema del Rapporto si collega inoltre a quello della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Universale, che si svolgerà nel mese di ottobre 2018 e che avrà come oggetto di attenzione «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Alla luce di tale importante scadenza, la riflessione di Caritas Italiana sul tema delle nuove generazioni non si conclude con la pubblicazione del presente Rapporto, ma si svilupperà nei prossimi mesi, attraverso una serie di attenzioni specifiche sul tema della condizione giovanile, con un occhio di particolare riguardo ai giovani che stanno peggio, che provengono da famiglie in difficoltà, nelle periferie esistenziali e geografiche del nostro paese.

 

Dal nazionale al Riminese

Come Caritas diocesana si è pensato di fare una ricerca sulla stessa problematica a Rimini, per conoscere in maniera approfondita il fenomeno dei giovani in condizioni di disagio e la realtà di coloro che lavorano con i ragazzi in questa situazione. Ci siamo accorti negli ultimi anni di un aumento di giovani in situazione di povertà, sia italiani che stranieri. Tra gli italiani abbiamo riscontrato gravi fragilità nei rapporti familiari e amicali, problemi di dipendenze, percorsi di adozione andati male, rapporti di lavoro falliti… Tra gli stranieri incontriamo sia i profughi che hanno terminato i percorsi di accoglienza, che i giovani di seconda generazione, cresciuti in Italia, ma in forte difficoltà per quel che concerne una vera e propria integrazione e un riuscire a diventare indipendenti.

Vorremmo dare il nostro contributo al cammino diocesano sul tema “Giovani” andando più a fondo, per comprendere realmente la situazione dei ragazzi che si trovano in difficoltà, per questo vorremmo realizzare una ricerca anche con la collaborazione dell’Università di Sociologia di Forlì e con tutte le realtà che nella nostra diocesi lavorano con e per i giovani.

I dati del Rapporto ci confermano che, rispetto al passato, ad essere maggiormente penalizzati dalla povertà economica e dall’esclusione sociale, non sono più gli anziani o i pensionati, ma le nuove generazioni.

In questo senso, il titolo del Rapporto, “Futuro anteriore”, intende descrivere in chiave simbolica questo tipo di fenomeno. Il futuro di molti giovani in Italia non è serenamente proiettato verso l’avvenire. Siamo di fronte ad una sorta di futuro incompiuto. Un “futuro anteriore” appunto, in cui si guarda al domani, ma con lo sguardo rivolto al passato. Ad un passato che, pur con i suoi evidenti limiti, aveva perlomeno il pregio di consegnare alle nuove generazioni una prospettiva di futuro migliore. I dati sul presente ci dicono invece il contrario: i figli stanno peggio dei genitori; i nipoti stanno peggio dei nonni. Gli studi scientifici mostrano che la ricchezza media delle famiglie con giovani capofamiglia è pari a meno della metà di quella registrata venti anni fa e che in Italia i giovani riescono a guadagnare l’autonomia dalla propria famiglia di origine in età sempre più avanzata.

 

Volti e situazioni di vulnerabilità

Le dimensioni di povertà giovanile presentate nel Rapporto sono numerose. Ecco alcuni dati di sintesi: – nell’ultimo ventennio, ildivario di ricchezza tra giovani ed anziani si è ampliato: la ricchezza media delle famiglie con capofamiglia 18-34 anni è meno della metà di quella del 1995, mentre quella delle famiglie con capofamiglia con almeno 65 anni è aumentata di circa il 60% ( Banca d’Italia, 2015); – in Italia la mobilità intergenerazionale è tra le più basse d’Europa; lo status socioeconomico dei figli è strettamente correlato a quello dei genitori, determinando disuguaglianze di opportunità e di prospettive. Il tutto si ripercuote anche sulle possibilità lavorative: tra i giovani (15-34 anni) che svolgono una professione qualificata l’incidenza di chi proviene da una famiglia a basso reddito con stranieri è davvero bassa (7,4%); molto più consistenti tra loro sono le quote di chi appartiene a famiglie titolari di pensioni d’argento o della classe dirigente (rispettivamente 42,1% e 63,1%) ( Istat, 2017); – nel 2016 il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) si attesta al 37,8%. Il valore è in calo rispetto all’annoprecedente ma si discosta notevolmente dalla media europea (18,7%). Dal 2007 il tasso di disoccupazione giovanile è salito di oltre 17 punti percentuali (dal 20,4% al 37,8%). La media UE è passata invece dal 15,9% al 18,7% ( Istat, Eurostat, 2017);

– l’Italia è il paese dell’Unione Europea con la più alta presenza di Neet: nel 2016, 3 milioni 278mila giovani (il 26% della popolazione tra i 15 e i 34 anni) risultavano fuori dal circuito formativo e lavorativo. Si tratta in maggioranza di donne (56,5%, un milione 853mila), molto presenti nel Nord-est (65,3%), mentre la quota più bassa è nel Mezzogiorno (53,4%); – il 34% degli studenti italiani tra i 1519 anni ha utilizzato almeno una sostanza psicoattiva illegale nel corso della propria vita (maschi: 39%; femmine: 28%). La sostanza illegale più consumata è la cannabis, seguita da cocaina, stimolanti e allucinogeni; l’eroina è quella meno diffusa (Espad Italia, 2015); – quasi un giovane su due (nella fascia 15-19 anni) ha giocato d’azzardo almeno una volta nella vita (48,9%) (Eurostat, 2016).

 

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