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Rimini, modello da ripensare

Santinato: Rimini 142° per presenze estere; Bernardi: città coi paraocchi

In foto: Gabriele Bernardi e Mauro Santinato
Gabriele Bernardi e Mauro Santinato
di Redazione   
Tempo di lettura 4 min
Lun 5 Mag 2025 14:18 ~ ultimo agg. 14:38
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Quello che i numeri non dicono, ma molti addetti ai lavori purtroppo sanno. Alla vigilia di una stagione estiva che, secondo le prime stime, dovrebbe confermare almeno i numeri positivi del 2024 in termini di arrivi e presenze, si aprono però importanti interrogativi sul modello turistico riminese. Mauro Santinato, presidente della società di consulenza alberghiera Teamwork, ha affidato ai social alcune considerazioni legate al turismo estero. Negli ultimi anni molti amministratori pubblici riminesi hanno sottolineato il trend di crescita di arrivi e presenze estere (in particolar modo nel comune capoluogo) con i pernottamenti stranieri arrivati a pesare per oltre il 30% su quelli complessivi. Bene, ma non del tutto a quanto pare. Santinato evidenzia infatti, dati ISTAT alla mano, che “nella classifica dei primi 150 comuni turistici italiani, Rimini si colloca solo al 142° posto per percentuale di clientela straniera. Un dato che colpisce: appena il 34% delle presenze è costituito da turisti internazionali, contro percentuali che superano anche il 90% in località come Riva del Garda, Jesolo, Bibione, Lignano Sabbiadoro, Bardolino o Caorle.” A differenza degli anni '60 e '70, quando la Riviera romagnola era un punto di riferimento per il turismo dal Nord Europa, ora “Rimini dipende quasi esclusivamente dal turismo di prossimità – spiega Santinato - con “Lombardia ed Emilia-Romagna che rappresentano circa il 70% delle presenze italiane. Questo significa che basta un'allerta meteo per vedere crollare le prenotazioni. Un modello di turismo "mordi e fuggi", legato a weekend e festività brevi, che rende instabile e poco pianificabile l'economia turistica locale”. Tra le cause dello scarso appeal estero, il presidente di Teamwork ci mette anche i pochi collegamenti aerei internazionali specie in bassa stagione e una offerta turistica definita “anacronistica”. “Mentre altre località hanno investito in rinnovamento, sostenibilità e esperienze di qualità – dice - Rimini fa ancora fatica a scrollarsi di dosso l'immagine del turismo di massa degli anni '80” mentre la “concorrenza si è evoluta” imparando ad intercettare “le nuove esigenze del turista europeo”. Secondo Santinato quindi urge “ripensare l'intero sistema dell'accoglienza e del marketing territoriale” con un “progetto condiviso che coinvolga istituzioni, operatori, trasporti e cultura, per posizionare Rimini nuovamente nel cuore del turismo europeo. Perché il potenziale c'è, ma va risvegliato con visione e coraggio” conclude.

A ragionare sulle difficoltà del comparto ricettivo c’è anche l’albergatore viserbese Gabriele Bernardi che, in una riflessione affidata a fb, evidenzia come l’eccesso di offerta del settore ricettivo riminese a fronte di una domanda in calo porti alla competizione verso il basso sui prezzi e a squalificare il territorio. E il problema non riguarda solo le piccole strutture perché “spesso partono proprio dai 4 stelle – scrive - i prezzi scandalosi ai quali ormai siamo abituati e questo perché per 11 mesi l'anno ci sono più camere che turisti”. “Siamo diventati poco attrattivi nonostante i tanti lavori di riqualificazione della cartolina degli ultimi anni – prosegue Bernardi - e qui sarebbe utile farsi delle domande invece di dire che va' tutto bene, perché non va' tutto bene”. Il ragionamento dell’albergatore viserbese si concentra poi sul fatto che “le strutture sotto le 20 stanze non possono cambiare destinazione d'uso, non possono diventare residenziale a 4 stelle, nemmeno seconde case, lasciando intere famiglie in ostaggio di una visione miope di chi non ha capito o fa' finta di non capire”. Le 20 camere, ricorda Bernardi, erano “il limite minimo per il quale non valeva la pena insistere nella legge Chicchi del ‘90, quelle 20 camere devono uscire dal mercato per dare respiro a chi rimane perché non hanno più niente da dire, un’attività che non ha le forze di riqualificarsi ogni 10/15 anni è un’attività che non sta’ in piedi, non è un caso che le centinaia di strutture chiuse rimangano li a dare brutta mostra di se'.” E se proprio quelle piccole strutture si vogliono mantenere aperte, aggiunge, “allora gli togli un po' di vincoli, vai a vedere le tasse e le imposte che puoi limare, prevedi fondi ad hoc, le aiuti visto che per il mercato sarebbero dovute morire 30 anni fa”. “Qui – conclude Bernardi - si gioca con la vita delle persone e con l'economia di una città che avrebbe anche le carte in regola per essere ancora tra i primi delle classe se solo si togliesse i paraocchi”.

 

Di turismo e modello turisti riminese si è parlato in due puntate di Fuori dall'Aula su Icaro TV

 





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