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Timori e prospettive

Temperature alte e piogge scarse: la siccità fa paura anche in Romagna

In foto: il fiume Po visto dall’alto
il fiume Po visto dall’alto
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura 3 min
Lun 20 Giu 2022 14:00
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Lo spettro siccità si avvicina anche alla Romagna. La Regione sta valutando la richiesta dello stato d’emergenza e preoccupano gli ultimi dati emersi dall’incontro tecnico che si è svolto oggi con l’autorità distrettuale del fiume Po. Lo scenario nel distretto Padano si fa obbligatoriamente “rosso” e prevederebbe lo stop totale ed immediato dei prelievi, ma la proposta di area vasta presentata dal Segretario Meuccio Berselli prevede invece un provvedimento transitorio per equilibrare l’uso della risorsa rimasta: -20% dei prelievi per continuare comunque l’irrigazione e garantire risorsa al Delta che vede una risalita di acque dal Mare Adriatico arrivata oggi a oltre 21 km. Proprio la risalita del cuneo salino è una delle maggiori preoccupazioni e vede a rischio anche la derivazione costante del CER-Canale Emiliano Romagnolo, sia per l’agricoltura della Romagna che dell’Emilia Orientale. Le precipitazioni di giugno segnano un -62% e hanno mandato in sofferenza anche le aree rivierasche. Ad aggravare la situazione, una media regionale delle temperature di 3° C in più con incremento ingente di risorse evaporate a causa del caldo. A livello regionale la crisi idrica è molto accentuata nell’area dell’Emilia Occidentale, specie nelle province di Parma e Piacenza, fino all’Enza e poi in parte del Modenese e in tutta la zona Ferrarese e Bolognese. Anche l’acqua nei terreni è quasi del tutto assente. E il meteo non aiuta: le temperature si manterranno stabili fino a 36 gradi con piogge solo sporadiche e temporalesche di scarsa intensità.

L’imperativo categorico – sottolinea il Segretario Generale di ADBPo-MiTE Meuccio Berselliè salvaguardare come raccomandato dalle direttive comunitarie la portata del Grande Fiume attuando rapidamente tutte le azioni possibili per rendere quanto più efficace e proficuo l’uso della risorsa disponibile lungo l’alveo, gestendo l’acqua più dinamicamente; la siccità estrema con severità idrica alta ci obbliga ad un cosiddetto “semaforo rosso” che bloccherebbe ogni tipo di uso, consentendo solo quello idropotabile; ma grazie ad alcuni provvedimenti mirati utili, per quel che resta in termini di quantità disponibile, assicuriamo la continuità dell’irrigazione, pur se in misura ridotta, all’agricoltura e approvvigionamento per l’habitat mantenendo, come primo obiettivo, l’idropotabile. Proseguendo così il prelievo dai laghi si garantisce la continuità irrigua. Giunti a questi livelli ogni decisione porta con sé margini di criticità ma il traguardo, in ottica di area vasta, è minimizzare il danno quanto più possibile in attesa di potenziali integrazioni amministrative dei territori e organi di governo”.

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