Tampon tax, appello a istituzioni: com’è possibile considerarli beni di lusso?


Nell’arco di una vita si stima che una donna spenda almeno 4mila euro nell’acquisti di assorbenti. Un “peso” aggravato dall’iva al 22% imposta in Italia. E’ questa la “tampon tax” contro cui si sono svolte manifestazioni e sono sorti movimenti e petizioni. Al momento senza risultati, visto che gli assorbenti sono ancora considerati un bene di lusso alla stregua computer o alcolici e a differenza, ad esempio, dei rasoi (oltre che dei farmaci, del pane, dei libri ecc.) ritenuti invece beni di prima necessità soggetti all’Iva al 4%. In Europa c’è chi si è comportato in maniera diversa: Spagna, Grecia e Austria hanno un’aliquota intorno al 10%, la Francia al 5,5 e l’Irlanda addirittura l’ha azzerata.
Il tema è stato al centro su Icaro TV della trasmissione Dentro al Consumo, realizzata in collaborazione con Federconsumatori Rimini. Ospiti la dottoressa Yuliana Trengia e l’avvocato Enrica Tosi. Nel corso della puntata hanno lanciato anche un appello alle istituzioni locali riminesi affinché, come fatto in altri comuni d’Italia, abbassino l’Iva per gli assorbenti venduti nelle farmacie comunali.
I punti salienti evidenziati da Federconsumatori
Se prima le mestruazioni erano considerate un dono e frutto di miti e credenze popolari tramandate di generazione, anche le nostre nonne durante quel periodo ci ricordavano che non si potesse fare il bagno o la doccia, evitare di tingersi i capelli, non cucinare, non toccare i fiori per non farli appassire ecc. Ultimamente si sta parlando molto di questa famosa tampon tax, la tassa sugli assorbenti che attualmente in Italia ammonta al 22%. Nell’ultimo periodo ci sono state molte manifestazioni, dalla creazione di molti movimenti femminili, petizioni, come quella dell’Onda Rosa per l’abbassamento e rimozione dell’IVA sugli assorbenti e prodotti igienici femminili. Oggi, le mestruazioni oltre ad essere ancora un tabù sono considerate un lusso ed oggetto di svariate discussioni, ma ogni donna nell’arco della sua vita fertile deve affrontare più di 450 cicli mestruali, utilizzando più o meno 11mila assorbenti, in 40 anni di fertilità in termini di soldi spenderà almeno 4.000 euro. Se si pensa che in molte famiglie le donne in casa sono più di una, la somma può diventare quasi insostenibile soprattutto oggi che c’è questa pandemia.
. Ma come si è giunti a questa affermazione?
Tornando alle origini, bisogna dire che l’IVA sugli assorbenti fu imposta nel 1973, solo che inizialmente era del 12%, e senza che ce ne rendessimo conto, come per tutte le cose è cresciuta sempre di più fino ad arrivare al 22%.
. Oggi le mestruazioni perché sono considerate un lusso?
In tutti i Paesi, compreso l’Italia, esiste un elenco di prodotti considerati di prima necessità: quelli fondamentali per poter sostenere una vita dignitosa. Questi prodotti sono tassati meno, così facendo il prezzo per acquistarli è un po’ più basso, e più persone potranno permetterseli. Così, giusto per citare alcuni beni:
• Sono considerati beni di prima necessità alcuni farmaci e prodotti alimentari come il pane il latte, i libri e i manifesti per le campagne elettorali, ed anche i rasoi!
• Sono considerati beni di lusso invece beni come i computer, i “gratta e vinci” e le sigarette, oppure alimenti come alcoolici, biscotti, caffè e cioccolato. E gli assorbenti? Non sono ancora considerati beni di prima necessità. Proprio per questo motivo la tampon tax è considerata da molti un’imposta ingiusta: gli assorbenti nel nostro Paese sono tassati come beni di lusso, il massimo previsto dal sistema fiscale italiano.
. I progetti di legge iniziati negli ultimi anni sono stati
nel 2016 con la proposta di un disegno di legge da parte di Giuseppe Civati, leader di Possibile, ex PD, fu presa poco in considerazione. Recentemente invece fu promosso l’emendamento della deputata Boldrini, anche questo non accolto. L’anno scorso con la legge di Bilancio ci fu un abbassamento dell’aliquota sugli assorbenti biodegradabili e compostibili al 5%, ma sono ancora però un prodotto di nicchia, poco accessibile alla maggior parte delle donne. Che costano di più, si trovano poco e non sempre si possono smaltire nell’umido. sulla raccolta e smaltimento ci sono ancora molti dubbi: bisogna verificare con il Comune d’appartenenza se devono essere gettati nell’umido o nell’indifferenziato. In Italia, la prima linea ad aver dichiarato di essere compostabile è la Vivicot (del marchio Sanicot) nata del 2011. In farmacia però rappresentano lo 0,2% degli assorbenti venduti, al supermercato lo 0,6% del totale.
. La situazione in Europa e nel mondo
Dal 2007 le normative europee consentono agli stati membri di ridurre la cosiddetta tampon tax al minimo previsto per i beni di prima necessità. La maggior parte dei paesi europei negli ultimi anni ha quindi deciso di abbassare l’IVA su questi beni: Spagna, Grecia e Austria rientrano tra questi, con un’aliquota del 10 per cento o leggermente superiore. Fanno parte di questo elenco anche la Francia con il 5,5 per cento e l’Irlanda con lo 0 per cento. In particolare, l’Irlanda costituisce un’eccezione: la detassazione degli assorbenti era stata infatti decisa prima dell’entrata in vigore della direttiva europea sulla riduzione e l’esenzione dall’IVA, e quindi l’Irlanda non è tenuta ad applicare l’aliquota minima del 5 per cento. In scozia gli assorbenti sono gratuiti per le studentesse in tutto il paese. Ricordiamo anche la Tampon Book in Germania, a differenza della proposta italiana, la petizione tedesca mira a includere nel cambio di IVA tutti i prodotti connessi al ciclo mestruale e all’igiene femminile, tra cui la coppetta, così da qualificarli come prodotti medici necessari e tassarli di conseguenza. Volgendo lo sguardo al resto del mondo, si rileva l’abolizione della Tampon Tax nel 2015 in Canada, dopo una petizione presentata al governo, e nel 2016 nello Stato di New York. L’Australia ha applicato un’imposta del 10% fino al 2018, anno in cui è stata abolita dopo ben 18 anni di proteste al riguardo. Negli Stati Uniti le tassazioni applicate sui prodotti per l’igiene femminile sono diverse, ma negli ultimi anni la Tampon tax è stata abolita in molti stati. L’India applicava una tassazione del 12% sui prodotti femminili, ma a seguito di molte proteste e manifestazioni ha abolito la Tampon Tax a partire da luglio 2018. Il Kenia si è adoperato fin dal 2004 per ridurre la tassazione e dal 2011, in collaborazione con ZanaAfrica, ha dato attuazione a un progetto che prevedeva la distribuzione gratuita di assorbenti nelle scuole.
. In Italia si sta muovendo qualcosa, ed alcuni comuni hanno deciso di togliere l’IVA dalle farmacie per aiutare le donne
In alcuni comuni grazie ad alcune iniziative dei vari Consigli Comunali hanno deciso di abbassare o togliere la tampon tax per gli assorbenti e prodotti femminili venduti in farmacia fino all’inizio del prossimo anno. L’iva non pagata sarà rimborsata dal Comune stesso in attesa che un provvedimento venga preso a livello nazionale, anche perché i prodotti in farmacia hanno un costo superiore a quelli del supermercato, quindi una parte della popolazione non può lo stesso usufruirne. Qualche esempio anche recente si ha con: Firenze che ha esteso l’abolizione dell’IVA sugli assorbenti e prodotti femminili su tutte le farmacie comunali. Anche Trento ha deciso di affiancare Firenze. Aosta su input dell’Azienda Pubblici Servizi in questi giorni i punti vendita in gestione propongono uno sconto dal 15 al 20% sui prodotti igienico-sanitari femminili. Sono tanti i comuni in Italia che si stanno mobilitando per aiutare le donne. Sarebbe auspicale che anche il nostro comune aderisse a queste iniziative. Abbassare la tampon tax non è solo una questione di risparmio, ma un gesto culturale di uguaglianza e di genere.