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Primo Maggio. Alla Colonnella la veglia di preghiera diocesana

di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Mar 29 Apr 2014 16:59 ~ ultimo agg. 17 Mag 06:04
Tempo di lettura 3 min

Il messaggio della commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro

La giornata del primo maggio, quest’anno, capita nella vicinanza della Pasqua, appena celebrata. Si tinge perciò di speranza, questo nostro messaggio, già alla luce di quell’evento di grazia. Resta però una giornata di lotta, non contro, ma pro, tutti insieme, sempre necessaria, per la tragedia crescente di questa crisi. È quel lottare per il lavoro, che ci ha indicato papa Francesco nella sua visita in autunno in Sardegna: Signore Gesù, a te non mancò il lavoro, dacci lavoro e insegnaci a lottare per il lavoro e benedici tutti noi!

La Veglia che si celebra in tante diocesi e parrocchie assume perciò, oggi, un significato particolare.

Si fa invocazione, ma anche impegno. Per tutti. Nessuno, oggi, in questo momento, può tirarsi

indietro. Nessuno può scaricare la croce sulle spalle dell’altro, ma come Cirenei della speranza, chiediamo a tutti, come Vescovi della pastorale sociale, una particolare empatia, davanti ai tantissimi drammi sociali. Empatia è allora il condividere, lo star vicino, nella capacità di aiutarci tra di noi, per dimenticare un po’ l’egoismo e sentire nel cuore il “Noi”, come popolo che vuole andare avanti. Sono sempre le parole di papa Francesco che ci danno il tono, il coraggio, la forza in questa delicata situazione storica che viviamo.

Verso il Convegno di Firenze 2015

Ci stiamo preparando come Chiesa italiana al grande Convegno di metà decennio a Firenze, attorno alla figura di Cristo che dà senso e significato al nuovo umanesimo. Ma ci rendiamo sempre più conto che senza lavoro nessun giovane e nessun padre di famiglia ha dignità né sicurezza. Senza il lavoro, non c’è umanesimo. È un costruire sulla sabbia la nostra civiltà. Perché non rispetta la persona. Vittime come siamo di un’economia che ci vuole rubare la speranza, per i sistemi ingiusti che crea, perché spesso il denaro governa invece di servire! È una sudditanza agli idoli. Quegli idoli che abbiamo rifiutato solennemente di servire nella notte santa della Veglia pasquale. Rifiutando satana e abbracciando invece Cristo, ci siamo impegnati a dire di no alla nuova idolatria del denaro
che esclude e non include.

La riflessione acutissima della Evangelii gaudium al numero 53 così descrive l’attuale situazione
di aperta ingiustizia, diffusiva. Va ben oltre le tradizionali analisi di natura marxista, che spesso in passato venivano utilizzate. Infatti non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati”, ma rifiutati, “avanzi!”.

Crediamo che il rileggere queste pagine, così tremendamente attuali, nell’ambito di questa
consueta giornata per il lavoro che il primo maggio sempre evoca con commozione nel nostro
cuore di cristiani e cittadini, ci faccia molto bene. Ci sentiamo interpretati, capiti, aiutati da questo concretissimo Magistero papale. Lottiamo con più forza per il lavoro, imparando a conoscere i meccanismi di esclusione che vengono attuati, spesso con spietata durezza.

Gesù davanti alle reti vuote
Che fare, allora, come comunità cristiana? Come reagire? Come sperimentare la Pasqua del Signore risorto in questo drammatico contesto? Alcune Commissioni Episcopali (per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace; per il laicato; per la famiglia e la vita) hanno scelto di riflettere su tutto questo, in uno specifico Convegno che si terrà a Salerno nei giorni 24-26 ottobre 2014, con un titolo di grande efficacia: Nella precarietà, la speranza!

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