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Nel 2013 solo 1210 nuovi nati. Dato peggiore degli ultimi 50 anni

di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura 4 min
Gio 2 Ott 2014 14:38 ~ ultimo agg. 18 Mag 13:59
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Erano 1955 nel 1964 sono diventati 1210 nel 2013. In mezzo un calo costante della nascita di bambini, diventato un vero e proprio crollo negli ultimi anni. L’articolo del Corriere della Sera sul baby boom degli anni 60 è stato lo spunto per andare a spulciare negli archivi dell’anagrafe del comune di Rimini.

Quello del 2013 è il dato più basso degli ultimi cinquanta anni ma il peso della “denatalità” è superiore ai numeri se si pensa che nel censimento 1961 Rimini aveva una popolazione di poco superiore ai 92 mila residenti contro i 140 mila del censimento 2011 e che fino agli anni novanta non c’era la componente migratoria: oggi i figli degli immigrati ogni anno sono il 18% del totale.

Una diminuzione non imputabile solo alla crisi, ma dalla cause ben più complesse, che non può non far riflettere visto che in ballo c’è il futuro della famiglia e la speranza di un’intera società.

Un’analisi sulla realtà riminese la fa l’assessore alle politiche sociali Gloria Lisi: “alla crisi– afferma – si devono aggiungere i cambiamenti progressivi degli stili di vita, dei valori e delle priorità”.

 

Il 61% degli italiani – spiega l’assessore – è convinto che le coppie sarebbero più propense ad avere figli se migliorassero gli interventi pubblici a sostegno della famiglia. E quì, secondo me, risiede il grande paradosso Italiano. A livello nazionale, tutti i governi, di qualsiasi colore, si riempiono ciclicamente la bocca sul valore della famiglia ma, a livello pratico, i servizi effettivamente concretizzati risultano pochi e, comunque inefficaci. Il peso del welfare famigliare pesa dunque quasi universalmente sulla buona volontà degli Enti Locali, i più vicini ai bisogni quotidiani dei cittadini”.

Come Comune di Rimini stiamo facendo la nostra parte proponendo non solo una serie di sgravi e bonus fiscali per le famiglie, ma anche alcune importanti iniziative e servizi mirati, su tutti quelli legati al “Centro per le famiglie” e al “Mese delle famiglie”. Alla prima categoria fanno riferimento, ad esempio, gli interventi e le risorse che, all’interno dello “sportello sociale”, sono dedicate nello specifico al supporto delle famiglie in difficoltà; dal sostegno all’abitare per famiglie con almeno un minore (a cui sono state dedicate circa la metà, il 46%, delle risorse complessive), o i contributi economici una tantum per supportare piccole spese quotidiane o difficoltà temporanee, il cui 66% è destinato alle famiglie con i minori. Oppure gli interventi per il diritto allo studio, come i contributi per le rette di asili e scuole per l’infanzia comunali, o quelli relativi al trasporto scolastico e ai contributi per i libri di testo per i minori appartenenti a nuclei familiari in situazione di disagio socio-economico. Gli interventi specifici legati alle famiglie colpite da licenziamenti dovuti alla crisi economica, garantendo supporto, fino all’esonero totale, delle rette per asili e scuole di infanzia comunali. Oltre ai dati di tipo economico, la creazione e il forte sviluppo avuto negli ultimi cinque anni dal Centro per le Famigie di piazzetta dei Servi, testimonai la volontà forte di offrire ai genitori un luogo di accoglienza in grado di offrire un aiuto professionale in momenti di difficoltà, accompagnando le famiglie nel loro percorso di crescita. Da questa esperienza è nata l’esigenza di portare al centro della città il tema della genitorialità, dando ad ottobre il nome di “mese delle famiglie” una serie di interventi e momenti diversi legati tra loro dall’esigenza di valorizzare e supportare l’essere famiglia”.

Un commento anche sui bimbi, figli di famiglie straniere:

“Se circa 18 su 100 dei nuovi nati sono figli di famiglie immigrate, non possiamo più far finta di nulla e dobbiamo porci il problema di dare a loro pieni diritti (e doveri) di cittadinanza; da qui la nostra proposta “Rimini anch’io”, il progetto di consegnare domenica 12 ottobre la cittadinanza onoraria ai figli di stranieri nati e cresciuti nella nostra comunità riminese, che ne abbiano fatta libera e spontanea richiesta”.

Agire sulle leve di un welfare diverso -conclude la Lisi – più vicino alle esigenze delle nuove famiglie, è comunque un primo, concreto passo, per mettere più persone nelle condiizioni per cui fare un figlio, non diventi più solo un sogno o, peggio ancora, un lusso”.

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