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20enne costretta a sposarsi

L'inganno della nonna malata, il sequestro e la "vita da sacrificare"

In foto: La vettura dei carabinieri davanti al tribunale di Rimini
La vettura dei carabinieri davanti al tribunale di Rimini
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura 3 min
Mer 1 Ott 2025 18:53 ~ ultimo agg. 19:44
Tempo di lettura 3 min

Con la scusa di tornare in Bangladesh per un breve periodo per fare visita alla nonna malata, l'hanno obbligata a contrarre matrimonio con un uomo facoltoso, amico del padre, di dieci anni più grande di lei, e ad avere con lui rapporti sessuali non consenzienti affinché rimanesse incinta. Davanti ai tentennamenti e ai rifiuti della figlia, i coniugi, dopo le nozze a Dhaka, l'avrebbero rinchiusa a chiave all'interno di un appartamento per 10 giorni, le avrebbero sottratto il cellulare per evitare contatti con l'esterno e, infine, l'avrebbe drogata con sonniferi e calmanti per fiaccare la sua resistenza e favorire al tempo stesso un'eventuale gravidanza, che la giovane sarebbe riuscita a scongiurare assumendo di nascosto la pillola anticoncezionale. A quel punto, la 20enne bengalese, sfruttando il desiderio espresso dai genitori di una rapida maternità, è riuscita a convincerli a farle fare rientro temporaneamente a Rimini, dove vive da anni proprio insieme a loro, così da poter ritrovare la serenità persa.

Giunta all’aeroporto di Bologna, ad aprile, la ragazza si è rivolta ai carabinieri per sporgere denuncia. A loro ha raccontato l'incubo vissuto per mesi, durante i quali ha subìto dai genitori minacce di morte e pressioni psicologiche enormi, soprattutto dal padre che avrebbe minacciato di suicidarsi se lei non avesse acconsentito al matrimonio. "Devi sacrificare la tua vita per la nostra felicità", le ripetevano moglie e marito, che la obbligavano a vestire con indumenti coprenti, tipici della tradizione bengalese, impedendole di indossare abiti occidentali, come jeans o magliette a maniche corte. "Chi ti credi essere, non sei una principessa!", le urlava contro la madre, alla quale il marito aveva suggerito di incatenare la figlia al letto, spezzarle gambe e braccia pur di convincerla a concedersi al neosposo

La 20enne, dopo essere stata accompagnata dai militari del Nucleo Investigativo di Rimini in una località segreta, ha ricevuto il supporto da strutture territoriali di assistenza alle donne vittime di violenze e abusi, che hanno cooperato in stretta sinergia con l’Arma. I coniugi (55 anni lui, 42 lei), entrambi difesi dall'avvocata Valentina Vulpinari del foro di Rimini, sono stati rintracciati nella loro abitazione riminese e sottoposti agli arresti domiciliari su disposizione del gip Raffaele Deflorio. A coordinare le indagini, iniziate nel novembre 2024, il sostituto procuratore Davide Ercolani, che ha ottenuto dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il via libera per procedere nei confronti degli indagati in territorio italiano.

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