L’evoluzione del distretto calzaturiero: lo studio del Cercal


Circa 130 imprese, per lo più concentrate a San Mauro Pascoli, quasi 3000 addetti, di cui il 90% concentrati in aziende di piccole-medie dimensioni (meno di 50 addetti). È questa la fotografia del distretto calzaturiero del Rubicone emersa nel convegno organizzato dal Cercal svoltosi a Villa Torlonia.
Una giornata che ha messo a fuoco l’evoluzione del distretto della scarpa attraverso un lavoro di gruppo che ha visto operare fianco a fianco, il Cercal (Centro di ricerca e scuola internazionale della calzatura), Università di Bologna sede di Forlì, rappresentanti delle parti sociali (Mauro Baccini Cgil, Bruno Dellamotta Confartigianato, Paolo Foschi Uil, Aleardo Giacobbi Cisl, Elmo Giovannini Cna, Enzo Poggi Associazione industriali di Forlì-Cesena), e il consulente del lavoro Luca Piscaglia.
I risultati dell’iniziativa? Li ha presentati il professor Paolo Zurla, sociologo dell’Università di Bologna. Dall’analisi è emerso che la tipologia di azienda più presente nel territorio riguarda i trancifici (31%), tuttavia le aziende che occupano la maggior parte degli addetti sono di calzature. Gli occupati più giovani si trovano nelle imprese di accessori e trancerie, laddove si registra che un dipendente su tre ha un’età tra i 15 e 25 anni. Più in generale, nel distretto circa il 50% dei lavoratori ha un’età compresa tra 26-40 anni; a seguire, il 23% un’età tra i 41-50 anni, il 18% tra 15-25 anni e il 10% oltre 50 anni.
E la manodopera straniera? Cresce sempre di più, e in maggioranza si trova nei tomaifici (18%) e nella realizzazione dei fondi delle scarpe (14%). Non solo. Un altro dato interessante riguarda il reperimento della manodopera, laddove si registra una vera e propria forbice tra lavoratori qualificati e non: il 49% degli imprenditori ha detto di avere difficoltà nel reperire manodopera qualificata e solo il 9% fatica a reperire lavoratori a bassa qualifica. Ma come reperirli? Il reclutamento per il 36% avviene tramite la conoscenza di altri lavoratori, il 35% attraverso il Centri per l’impiego, il 19% grazie ad amici e conoscenti, il 14% attraverso giornali e manifesti.
Un ulteriore problema, inoltre, viene rilevato nella formazione degli addetti e nella trasmissione del sapere tra generazioni diverse.
Quali secondo gli imprenditori le soluzioni al problema, soprattutto nel reperimento di manodopera qualificata? L’organizzazione di corsi di formazione per specifiche professionalità è la risposta più frequente (71%), ma non da meno risultano la realizzazione di ambienti di lavoro più confortevoli (69%), iniziative di formazione continua (61%), gli stage aziendali (60%), l’alloggio per i lavoratori (55%). Un ultimo dato infine riguarda la tipologia di produzione delle imprese dove emerge che ben due aziende su tre sono esclusivamente terziste, in modo particolare dei calzaturifici leader.
“La ricerca in modo particolare ha fatto emergere uno scarso appeal da parte dei giovani per il settore calzaturiero – spiega Serena Musolesi, direttore del Cercal – fatto dovuto in modo particolare alle buone condizioni socio-economiche di questo territorio che orienta gli interessi delle giovani generazioni verso altri settori. E ciò malgrado i lavoratori più specializzati riescano a percepire buone retribuzioni. Impegno prioritario del Cercal sarà quello di lavorare nella promozione del distretto e del settore calzaturiero in generale, in stretto accordo con le istituzioni, le aziende del territorio e le parti sociali”.