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La leva non é più obbligatoria. Passato e futuro di naja e servizio civile

di Redazione   
Tempo di lettura 2 min
Ven 1 Lug 2005 12:03 ~ ultimo agg. 11 Mag 08:00
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Addio quindi alle cartoline di precetto, ai tre giorni, alle croci sul calendario e alle corse per rientrare prima che finisca la licenza.
La naja se ne va, o meglio, resta per solo per chi la sceglie. Se per i giovani è un ostacolo in meno nello studio o nel lavoro, per chi il militare lo ha fatto è l’occasione per ricordare quella che, nel bene o nel male, è stata comunque un’esperienza di vita. Abbiamo intervistato alcuni ex militari, che ricordano, più che l’addestramento, l’esperienza di uscire di casa e conoscere ragazzi di tutta Italia.

Con gli anni, a fianco della leva obbligatoria é cresciuta una realtà importante, quella del servizio civile. Una realtà nata anche grazie al ruolo della Papa Giovanni XXIII di Rimini, associazione che dell’obiezione di coscienza in Italia ha fatto la storia, quando ancora obiettare non era riconosciuto o comportava servizi più lunghi della normale naja.
Le cose, in realtà, erano già cambiate dal 2001, con la nuova legge del Servizio Civile Nazionale, basato su progetti e aperto anche alle ragazze.

Dai principi di obiezione e pacifismo, la Papa Giovanni ha dato vita all’Operazione Colomba, i cui volontari operano per portare aiuti concreti e cultura di pace nelle zone di guerra.
Ma oggi, paradossalmente, senza la leva obbligatoria i pacifisti perdono un riferimento nella loro campagna contro le armi.
E dal punto di vista politico, uno stato senza leva obbligatoria è davvero uno stato meno militarizzato? Per Nicola La Penta, responsabile del servizio civile per l’APG 23, l’esercito professionale acquista invece maggiore forza.

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