Iva su Tia. Bascucci: 30mila utenti coinvolti, gestore come Ponzio Pilato


A Rimini, dopo la denuncia-querela dell’avvocato Gorini per conto di una ventina di utenti, la procura ha aperto un indagine su Hera, chiedendo alla Guardia di Finanza di verificare la situazione. Intanto le associazioni dei consumatori continuano la loro battaglia chiedendo da un lato il rimborso di quanto indebitamente pagato (un miliardo a livello nazionale) e dall’altro la disapplicazione dell’Iva dalle bollette. Richieste che restano, per ora, inascoltate.
“Per noi – commenta alla trasmissione Tempo Reale (Radio Icaro – Icaro Tv) il presidente della Federconsumatori di Rimini Andrea Bascucci – le recenti pronunce recenti dell’Agenzia delle Entrate non modificano la sostanza già definita dalle sentenze della Cassazione e della Corte Costituzionale: l’Iva sulla Tia è illegittima. In uno stato di diritto queste pronunce avrebbero già permesso al cittadino di ottenere i rimborsi di quanto indebitamente pagato senza ulteriori ricorsi.”
“Anche il gestore – continua Bascucci – non ha mai negato la legittimità dei ricorsi dei cittadini. Si è comportato però come Ponzio Pilato dicendo di non essere il soggetto a cui rivolgersi (ndr. essendo solo esattore dell’Iva poi girata mensilmente al Governo) e rimandando tutto allo Stato. Invece è chiaro che se un domani un cittadino dovesse andare in tribunale a Rimini chiedendo quanto gli spetta, indubbiamente la sua controparte sarebbe Hera. Poi Hera stessa potrebbe, in un secondo momento, rivalersi sul Governo.”
Nei mesi scorsi, in modo tardivo secondo Bascucci, anche Federambiente ha diffidato il Governo a rimborsare i cittadini. Resta il fatto che l’Iva continua ad essere inserita in bolletta.
“A Rimini – ricorda il presidente della Federconsumatori – c’è anche una situazione unica in Italia, infatti anche il comune ha diffidato il gestore dal continuare ad applicare l’Iva sulla Tia.” Inutilmente, però.
“A Rimini (unico comune in provincia che applica la Tia) la questione riguarda 30mila utenti. La soluzione più indicata – suggerisce Bascucci – sarebbe una class action ma la vera problematica, che abbiamo sollevato come associazione dei consumatori, è che non possiamo farla perché i rimborsi partirebbero dal 2008 (ndr. Data in cui la class action è stata istituita in Italia) mentre a Rimini i rimborsi dovrebbero essere chiesti dal 2002. Con i nostri legali stiamo cercando allora di individuare un ricorso che coinvolga più persone possibili e che contenga le spese legali. La somma che il singolo utente potrebbe ottenere come rimborso non deve essere erosa dai costi della giustizia.”
“La questione è complessa – chiosa Bascucci con rammarico – anche se, viste le pronunce di Cassazione e Corte Costituzionale, i cittadini non dovrebbero più ricorrere ad alcun tribunale perché quello che andava sancito a livello di diritti è già stato sancito”.