Indietro
menu
Superiore a dato nazionale

Inflazione, a Rimini i prezzi corrono sempre. Per le famiglie rincari da 745€

di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Gio 16 Ott 2025 12:43 ~ ultimo agg. 13:03
Tempo di lettura 3 min

Rimini è sempre in top ten ma la classifica non è certo delle più virtuose visto che si parla di inflazione. Anche nel mese di settembre infatti la città si conferma tra quelle con la crescita dei prezzi più sostenuta: +2.1% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, lo 0,5% in più rispetto al dato nazionale. Purtroppo i prodotti alimentari con un +5,1% sono tra quelli con i rincari maggiori: pane e cereali +3,7%, carni +8%, pesci e prodotti ittici +2,8%, Latte formaggi e uova +5%, oli e grassi –7,7%, Vegetali +2,5%, zucchero, confetture, miele e dolciumi +6,6%, caffè, tè e cacao +24,7%, acque minerali, bevande analcoliche, succhi di frutta e verdura +2,9%. Rispetto al 2019 i prodotti alimentari costano oggi un terzo in più. Tra le altre voci spicca il calo del 2,1% delle spese per l’abitazione (acqua, elettricità e gas) mentre quelle per la salute aumentano del +1.6 %, per istruzione del +3,9% e i servizi ricettivi e ristorazione del +4,8%,
Secondo l'Osservatorio Federconsumatori, le famiglie riminesi si troveranno un aggravio di 745 euro annui. Aumenti che portano una famiglia su tre a tagliare la spesa alimentare.
Federconsumatori denuncia un andamento poco trasparente dei prezzi che dopo l’impennata dettata dal caro energia non si sono più riposizionati al ribasso. Questo, insieme allo stallo degli stipendi, ha progressivamente eroso i redditi medi e bassi e fatto impennare le disuguaglianze (secondo la Caritas il 23,5% degli italiani si trova in condizioni di povertà pur lavorando). L'Osservatorio dell'associazione ha monitorato la riduzione del consumo di carne e pesce (-16,9%, con uno spostamento anche verso il consumo di tagli e qualità meno pregiati), l’incremento della tendenza a ricercare offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 51% dei cittadini) e l’aumento della spesa nei discount (+12,1%).
Ad aggravare la situazione, secondo Federconsumatori, anche fenomeni speculativi "come quello rilevato recentemente dell’Antitrust che ha appurato un’intesa restrittiva della concorrenza nella vendita del carburante per autotrazione ad opera delle maggiori compagnie petrolifere che coprono oltre l’80% del mercato italiano. Intesa che ha danneggiato in maniera diretta i cittadini, spingendo al rialzo anche i prezzi dei beni di largo consumo trasportati in gran parte su gomma".
L'associazione torna quindi a chiedere "la rimodulazione dell’Iva sui generi di largo consumo (che consentirebbe un risparmio di oltre 516
euro annui a famiglia); la creazione di un Fondo di contrasto alla povertà energetica e una determinata azione di contrasto alla povertà alimentare; lo stanziamento di risorse adeguate per la sanità pubblica e per il diritto allo studio; una riforma fiscale equa, davvero tesa a sostenere i bassi redditi e i redditi medi, e non a
incrementare le disuguaglianze; l’avvio di determinate azioni di verifica e contrastare ogni fenomeno speculativo sui prezzi lungo le filiere con un tempestivo monitoraggio dei prezzi attraverso Comitati di sorveglianza costituiti territorialmente, con la partecipazione delle Associazioni dei consumatori e sotto il coordinamento di Mr. Prezzi, per contrastare prontamente ogni fenomeno speculativo" conclude Federconsumatori.

Altre notizie