Il racconto dei naufraghi dell’Aquilon. Il sindaco ringrazia i soccorritori


L’equipaggio a bordo dell”Aquilon’ ha lanciato l’S.O.S. verso le 22,40, in quanto stava imbarcando acqua. “Immediatamente sono scattati i soccorsi, resi difficili – informa una nota del Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – dalle sfavorevoli condizioni meteo e dal fatto che l’Aquilon dopo l’Sos aveva interrotto i contatti radio”.
Sul posto sono giunte quattro motovedette delle Capitanerie di Porto di Rimini e Ravenna, una dei Carabinieri oltre ad un elicottero S.A.R. dell’Aeronautica, e alcuni imbarcazioni da pesca e private inviate sul posto dalla Capitaneria di Rimini. Poco prima dell’una l’imbarcazione è affondata.
I naufraghi sono stati tratti in salvo quando in 13 si trovavano già su una zattera di salvataggio e gli altri in acqua, “alcuni sprovvisti anche del salvagente” precisa la nota delle Capitanerie. Le operazioni, coordinate dalla Direzione Marittima di Ravenna, sono andate avanti fino alle prime luci dell’alba. Sono state due violente onde andate a infrangersi contro l”Aquilon’ a far spezzare in due lo scafo e a provocare il naufragio.
Il mare si è infatti improvvisamente gonfiato, con violentissime raffiche di vento. A bordo dell’imbarcazione, che da molti anni a Cesenatico ogni estate porta al largo i turisti per battute di pesca, si trovavano 38 persone e i tre membri dell’equipaggio: il comandante, il vice e una hostess. Tutti sono stati soccorsi e portati a riva, sul porto canale, dove li attendevano medici e infermieri di Cesena soccorso con numerose ambulanze.
I
passeggeri sono stati visitati sul posto e per alcuni di loro è stato consigliato il trasporto all’ospedale a scopo precauzionale, soprattutto perché in stato di choc o perché infreddoliti: 11 sono stati trasferiti a quello di Cesenatico e quattro al ‘Bufalini’ di Cesena. Secondo le informazioni fornite dalla centrale operativa di Cesena soccorso, sono stati successivamente dimessi, ad eccezione di una persona, che aveva manifestato problemi cardiaci, trattenuta per accertamenti a Cesena.
Tutti i passeggeri erano adulti, in vacanza nella zona: molti provenivano dal ravennate, dal forlivese e dal riminese, alcuni da Verona e da Castelmassa, nel rodigino. L’intervento dei soccorritori è terminato verso le 3 di notte, ma già da prima era stato accertato che tutte le persone coinvolte nel naufragio erano state raccolte dalle imbarcazioni e che quindi non c’erano dispersi da cercare in acqua.
Sull’episodio sono state aperte due inchieste: una amministrativa e una di polizia giudiziaria, coordinata dal Pm Di Giorgio della Procura di Forlì. I soccorsi sono stati immediati, così come la generosità dei volontari e dei pescatori, il loro coordinamento eccellente, e questo ha contribuito a evitare un bilancio che poteva essere molto più grave.
Appena l’Aquilon è stato colpito dalle onde e si è spezzato in due, verso le 22:40, alcuni passeggeri hanno chiamato con i cellulari il 112 e il 113, ma la centrale operativa dei carabinieri aveva già sentito il ‘mayday’, cioè l’S.O.S. lanciato dall’imbarcazione sul canale 16 di emergenza marittima, e stava predisponendo le prime operazioni di soccorso, alle quali hanno partecipato le Capitanerie di porto della Romagna, Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza.
Determinante è stato anche l’immediato intervento di sette imbarcazioni dei pescatori di Cesenatico, individuate tra quelle
di maggiore stazza: i pescatori erano radunati proprio sul porto canale per festeggiare la ricorrenza del Ferragosto e hanno subito preso il largo, per contribuire ai soccorsi e al recupero dei naufraghi. Nel frattempo, la centrale cesenate del 118 ha cercato tutti i medici reperibili ed anche altri, che non erano in servizio, e li ha fatti confluire sul molo in attesa dell’arrivo delle persone coinvolte nell’incidente.
Anche perché le prime informazioni erano frammentarie e non era subito chiara la portata e la gravità del naufragio. Le operazioni di salvataggio sono state rese difficili dalle cattive condizioni atmosferiche, con onde molto alte, mare forza 4, un forte vento da ovest forza 4 e visibilità scarsa. Alcuni passeggeri hanno trovato rifugio su una zattera, altri su un gommone, altri ancora sono stati dotati di salvagente e braccioli, mentre i nuotatori più abili si sono tuffati direttamente in acqua in attesa dei soccorsi.
Proprio le sfavorevoli condizioni meteo e l’oscurità hanno complicato l’intervento dei soccorritori, perché le correnti marine avevano
‘disperso’ in punti diversi e distanti tra loro i naufraghi. Molto importante per localizzare e circoscrivere l’area dei soccorsi è stato anche il lancio dall’imbarcazione di un razzo verde di segnalazione, e le vedette si sono portate così immediatamente sul punto dove era stata scorta la luce.
Nella zona si sono recate, oltre alle barche dei pescatori, quattro motovedette della Capitaneria di porto di Rimini e Ravenna e una dei Carabinieri, oltre ad un elicottero del Soccorso Aereo (Sar) di Rimini, dotato di verricello per un eventuale recupero a bordo di naufraghi, che però non ha potuto operare a pieno regime sia per il mare troppo agitato, sia perché il rumore delle pale non avrebbe permesso ai soccorritori di sentire le
urla delle persone che si trovavano in acqua, che proprio gridando hanno permesso di essere esattamente localizzate, circa cinque miglia al largo della costa tra Cesenatico e Bellaria, e tratte in salvo.
Alle 23:58 – riferisce una nota del Comando generale del Corpo delle Capitanerie di porto – è stata avvistata una zattera con 13 naufraghi, che sono stati subito portati a bordo delle imbarcazioni di soccorso. A quel punto però, secondo l’elenco fornito dal comandante dell’Aquilon, Roberto Magnani, altre 28 persone risultavano ancora disperse in mare. E’ iniziata così una ricerca lucida e sistematica ed entro l’una, quindi poco meno di due ore e mezza dopo il naufragio, tutti i naufraghi erano stati recuperati.
Tra le cautele usate dai comandanti delle motovedette e dei pescherecci, anche quella di procedere in mare a bassa velocità per evitare di travolgere i naufraghi, nascosti alla vista anche dall’altezza delle onde. Fortunatamente l’acqua dell’Adriatico non era fredda, e questo ha contribuito ad evitare complicazioni per le persone che aspettavano in mare l’arrivo dei soccorsi. Man mano che i naufraghi venivano tratti a bordo, le imbarcazioni tornavano a riva; dopo le visite sanitarie sul porto canale, buona parte dei passeggeri ha potuto fare ritorno nelle proprie abitazioni o negli alberghi, concludendo così la brutta avventura, mentre gli altri sono stati avviati, soprattutto a scopo precauzionale, agli ospedali di Cesena e Cesenatico.
Un’avventura che era cominciata tranquillamente nel primo pomeriggio, attorno alle 14, quando l’Aquilon era salpato dal porto canale di Cesenatico per la consueta battuta di pesca al largo della costa: un biglietto di 40 euro a testa per godere fino a tarda sera l’ebbrezza della gita in mare e di uno spuntino a base di pesce e vino. Quando è avvenuto l’incidente l’imbarcazione stava facendo rientro in porto.
Nella notte della vigilia di Ferragosto dalla riva i soccorsi sono stati seguiti da una folla di turisti: una parte del lungomare Carducci è stata chiusa al traffico, mandando in tilt la circolazione. “Plauso e riconoscenza” arrivano dal ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, per l’operazione di salvataggio. Nel corso della visita alla sala operativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, il ministro ha spiegato di essere stato informato dell’operazione dal collega Pietro Lunardi.
“Grazie all’intervento efficacemente condotto dalla Capitaneria di Porto di Rimini – ha detto – sono state salvate dal naufragio 41 persone, assistite e portate a riva. Si tratta di una delle tante dimostrazioni che le Capitanerie di Porto svolgono per dare sicurezza alle nostre acque territoriali”.
“Siamo volati tutti in acqua come dei baccalà”. Così, con una battuta,
infreddolito ma sostanzialmente sereno, uno dei primi naufraghi dell”Aquilon’ ha commentato la disavventura. “Siamo andati giù rapidamente, io ho visto che c’erano 10-15 giubbotti a disposizione. Per il resto… ci siamo arrangiati” ha spiegato un altro passeggero, coperta sulle spalle e una bevanda calda in mano per ‘smaltire’ la lunga permanenza in acqua.
Proprio sulla dotazione dei giubbotti salvagente a bordo dell’imbarcazione da pesca turistica stanno tra l’altro puntando in queste ore gli accertamenti degli investigatori e della Procura di Forlì. Si tratta di capire se sull”Aquilon’ ce n’erano a disposizione per tutti oppure no, come sembrerebbe dalle prime affermazioni dei clienti, e se la barca era autorizzata al trasporto di una quarantina di passeggeri.
L”Aquilon’ è affondato in fretta (chi parla di mezz’ora, chi di meno, chi di non più di 45 minuti) e solo dopo il recupero del relitto sarà possibile per i tecnici dare risposta ad alcuni quesiti.
“Non c’erano giubbotti per tutti – ha sottolineato un altro naufrago -. Io sono rimasto attaccato al frigo del pesce, un mio amico ad un pallone”. I passeggeri, tutti uomini adulti (a
parte l’hostess di bordo), nessuno giovanissimo, sono sembrati comunque non particolarmente provati dalla disavventura. Numerosi erano habitué di questo tipo di gite e più di uno ha detto che tornerà presto a bordo di un’imbarcazione, perché quella per la pesca è una passione troppo forte. Quando, dopo l’una di notte, è arrivata a riva la prima barca con un gruppo di naufraghi, la tensione fra i tantissimi turisti e i familiari che dal porto-canale, al di là delle transenne subito allestite, avevano assistito alle operazioni di soccorso si è sciolta in un lungo e caldo applauso.
Il primo a scendere è stato il passeggero sofferente di cuore, che dopo le prime cure in ambulanza è stato trasportato al ‘Bufalini’ di Cesena. Poi, via via, tutti gli altri. Infreddoliti, alcuni impauriti, ma tutti camminavano sulle proprie gambe.
Qualcuno, appena messo piede a terra, ha chiesto una sigaretta, un altro un bicchierino di cognac. All’intervento hanno partecipato tra gli altri, con i responsabili delle Capitanerie di porto, il comandante della Compagnia carabinieri di Cesenatico, maggiore De Lucia, e il dirigente della Squadra Mobile della Questura di Forlì, Oscar Ghetti.
A seguire passo passo le operazioni anche il sindaco, Damiano Zoffoli, che si è tranquillizzato come tutti quando via radio si è capito che i naufraghi erano stati salvati. All’inizio, infatti, si erano rincorse le voci più diverse: che sull’imbarcazione c’erano novanta persone, che qualcuno non rispondeva più all’appello. Il tutto in un’atmosfera tesa e per certi versi surreale a riva, a Cesenatico, mentre a pochi chilometri di distanza impazzava la festa di metà agosto.
Mentre i naufraghi, alcuni in contatto tramite il telefono cellulare con le forze dell’ordine e il 118, continuavano a cercare di dare indicazioni utili sulla loro posizione e aspettavano i soccorsi, a est e a ovest, a Pinarella di Cervia come a Gatteo Mare, il buio della notte veniva squarciato dai fuochi artificiali preparati per dare ai turisti il benvenuto al Ferragosto.
“Grazie, grazie a tutti”. Il sindaco di Cesenatico, Damiano Zoffoli, ha pubblicamente riconosciuto l’efficienza e il coordinamento di tutti coloro che sono stati impegnati nelle operazioni di salvataggio dei naufraghi dell”Aquilon’: forze dell’ordine, capitanerie di porto, 118, volontari, gli stessi pescatori e i comandanti di altre motonavi d’ altura. Il primo cittadino ha partecipato in mattinata a bordo di un’imbarcazione alla cerimonia della ‘benedizione del mare’, tradizionale appuntamento per la festa dell’Assunta al quale non sono voluti mancare gli stessi pescatori che solo poche ore prima avevano partecipato ai soccorsi.
Una cerimonia, con la statua della Madonna e la presenza di tutte le autorità cittadine, che si è trasformata anche in un ringraziamento speciale per il buon esito del difficile intervento. “Sono stati tutti bravissimi – ha detto poi Zoffoli all’Ansa – La mobilitazione è stata davvero rapida, totale, ed il coordinamento eccellente. La macchina ha funzionato bene, e anche il ruolo dei miei pescatori è stato molto importante.
Di fronte alle situazioni di bisogno i pescatori non si sono mai tiranti indietro, non hanno mai fatto calcoli quando c’è stato
bisogno di aiutare qualcuno. Il mare, poi, non ha impedito i soccorsi, che sarebbero stati ancora più difficili se, ad esempio, fosse stata ostacolata l’uscita delle imbarcazioni”. “Si è confermato ancora una volta – ha aggiunto il sindaco – lo stretto rapporto che c’è tra la nostra città e il mare. Il mare ci ha dato ricchezza e vita, ma anche difficoltà, come l’alluvione del ’99. E stanotte quest’altra delicata prova”.
Zoffoli, che è medico dentista, conferma di aver visto gran parte dei passeggeri in buone condizioni, non solo fisiche ma anche di spirito: “E’ gente che conosce il mare e che ha saputo affrontare bene questa situazione. Quelli che sembravano più impauriti sono stati sistemati per primi in una zattera. Prima che l’imbarcazione (un venti metri in legno, ndr) affondasse sono passati almeno 15-20 minuti importanti per gestire sul posto, ancora prima dell’arrivo dei soccorritori, le primissime fasi dell’emergenza”.