Fiom Cgil risponde a SCM. ‘Azienda incapace di gestire la cassa integrazione’


La nota della FIOM CGIL
Pensiamo che il caldo di questi giorni faccia brutti scherzi se l’azienda non riesce a distinguere una iniziativa che parte dalla RSU aziendale e dagli stessi lavoratori (bastava leggere il comunicato), piuttosto che dalla FIOM che comunque è pronta a dare tutto il proprio appoggio.Se i lavoratori arrivano a proclamare lo sciopero nonostante le condizioni attuali, qualche motivo ci sarà!
Per contro, l’azienda vuole incaponirsi nella sua gestione unilaterale alquanto confusa, fatta e disfatta in continuazione.
Es.:
– Roma 17/02/2010 si sottoscrive l’accordo al Ministero che prevede, tra l’altro, il consolidamento dei siti produttivi (leggi Morbidelli); una settimana dopo viene comunicato alla RSU di Pesaro che il sito verrà chiuso.
– Orario estivo e ferie 2010
marzo 2010 proposta dei lavoratori: 10 settimane (come da contratto aziendale) a 35 ore = 350 ore totali; agosto 3 settimane di ferie;
proposta azienda: 6 settimane a 35 ore, le restanti 4 settimane a 40 ore; agosto 3 settimane di ferie e 1 settimana di cig/s. Totale 370
controproposta lavoratori: lavorare anche la settimana di cig/s a 35 ore. Questo avrebbe salvaguardato l’orario estivo aumentando addirittura il totale delle ore lavorate.
Il 26/05/2010 però l’azienda si presenta al tavolo di confronto asserendo che stanno arrivando nuovi ordini che debbono essere evasi tassativamente entro il 30/06/2010 (vedi legge Tremonti). Per questo motivo oltre a chiedere 40 ore settimanali riduce a sole 2 settimane le ferie di agosto.
La FIOM CGIL fin dall’inizio della crisi ha ricercato soluzioni condivise per fronteggiare sia il calo della produzione dovuta al mercato che i problemi derivanti dalla contestuale riorganizzazione del gruppo SCM decisa dalla Direzione Aziendale. Soluzioni che non scaricassero completamente sulle spalle dei lavoratori il peso drammatico di questa situazione.
Invece la scelta intrapresa dalla Direzione Aziendale è stata quella di procedere in modo unilaterale, imponendo ogni qual volta le proprie decisioni, sia in materia di gestione della cassa integrazione, che del piano di riorganizzazione, ribadendo alle organizzazioni sindacali che compete solo ed esclusivamente all’azienda il decidere sul da farsi.
Adesso che l’azienda ha la necessità di aumentare i volumi produttivi, grazie all’incremento degli ordini riscontrati nell’ultimo periodo (pur rimanendo ad un livello di produzione ben al di sotto di quello registrato prima della crisi) si trova in gravi difficoltà organizzative perché questa riorganizzazione che la Direzione Aziendale ha ostinatamente perseguito in modo unilaterale non dà i risultati sperati. Forse se l’azienda avesse ascoltato di più le preoccupazioni e le proposte dei lavoratori e della FIOM saremmo giunti a questa situazione produttiva meglio preparati.
Quello che la FIOM e i lavoratori hanno sempre sostenuto, anche in materia di orari di lavoro, rientra perfettamente nello spirito e nella logica di ricercare soluzioni condivise, soluzioni che possano far lavorare meglio tutti i lavoratori, non come ha fatto fino ad ora l’azienda, che ne ha messi da parte un numero consistente e costretto i rimanenti ad un surplus di lavoro e in condizioni disagiate.
L’ipotesi di orario di lavoro durante il periodo estivo fatta dalla FIOM in accordo con i lavoratori, è una soluzione che non fa perdere ore lavorate, anzi, la produzione in queste settimane verrebbe gestita con orari che garantiscono maggiore produttività perché distribuiti in fasce orarie più indicate al lavoro in fabbrica.
Se adesso c’è così tanto lavoro da mettere in difficoltà la SCM benissimo, che rientrino tutti i sospesi, magari con le modalità previste dall’accordo, riduzione e rotazione, ancora disattese dall’Azienda.
Se l’operazione di rientro delle lavoratrici e dei lavoratori fosse però stata fatta prima, usando in maniera più solidale la cassa integrazione come reclamato dagli stessi lavoratori, la SCM sarebbe sicuramente arrivata meglio preparata alla ripresa produttiva che dichiara essere in atto.
Ricordiamo comunque che l’azienda fino a poco tempo sosteneva che nessun lavoratore poteva rientrare a causa della mutata organizzazione del lavoro. Ma erano impedimenti reali o mancanza di volontà dell’azienda di gestire diversamente il lavoro e la cassa integrazione?
Il problema non è che i lavoratori vogliono essere “contro”, i lavoratori vogliono essere a favore, ma di una azienda con relazioni industriali corrette e collaborative.
Questo sì porterebbe ad un miglioramento produttivo e delle prospettive future per l’Azienda.
Il Segretario generale FIOM CGIL Rimini
Europeo Gabrielli