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E’ morta Anita Ekberg, icona felliniana

In foto: La Ekberg a Rimini nel 2003 (Newsrimini.it)
La Ekberg a Rimini nel 2003 (Newsrimini.it)
di Redazione   
Tempo di lettura 4 min
Dom 11 Gen 2015 12:36 ~ ultimo agg. 12 Gen 14:58
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E’ morta a 83 anni Anita Ekberg, attrice la cui carriera è indissolubilmente legata alla Dolce Vita di Fellini, film del 1960. L’attrice era ricoverata in una clinica ai castelli Romani dove era costretta a muoversi su una sedia a rotelle a causa delle conseguenze di un incidente. Nel dicembre 2011 aveva inviato una lettera-appello alla Fondazione Fellini chiedendo aiuto per le sue condizioni economiche e di salute.

Poco tempo dopo a Rimini fu organizzata una serata per celebrare Fellini e raccogliere fondi a sostegno dell’attrice svedese (un migliaio di euro). La Ekberg non riuscì a intervenire ma ringraziò i riminesi in collegamento telefonico.

Oggi nel pomeriggio è arrivata una nota di cordoglio da parte dell’Amministrazione Comunale che ricorda, oltre al significato della figura della Ekberg nell’immaginario del nostro paese, proprio la serata di due anni fa.

Dopo il titolo di Miss Svezia entrò nel mondo del cinema e fu presto notata da Fellini che la diresse anche nei film “Le tentazioni del dottor Antonio” in “Boccaccio ’70” (1962), con Peppino De Filippo, e nella parte di se stessa in “I clown”s (1970) e “Intervista” (1987).

Nel 2003, quando arrivò a Rimini per la serata “Ciao Federico”, non esitò a spronare Rimini a un ricordo adeguato nei confronti del maestro: “Sono stata a Rimini alla tomba di Fellini a Rimini e c’erano solo due miseri fiori secchi”, disse. Poi la polemica fu stemperata.

 

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L’intervento dell’Amministrazione Comunale di Rimini con una breve biografia della Ekberg:

“Marcello, vieni!”, è l’invito più famoso della storia del cinema, quello che Sylvia, immersa nella fontana di Trevi, rivolge al giovane protagonista de La dolce vita di Federico Fellini. Di quel film epocale, che, in un solo colpo, ha scaraventato il nostro paese nella modernità e che del boom economico ha raccontato la vitalità e nello stesso tempo presagito il declino, Anita Ekberg è stata il simbolo indiscusso. E prima ancora, ne è stata la musa ispiratrice, con le foto dei paparazzi che immortalavano lei, giovane attrice svedese, lungo Via Veneto. Diva volubile e irraggiungibile, ha incarnato l’immaginario erotico di generazioni di italiani, tentati e sconvolti, come il povero dott. Antonio nell’episodio felliniano di Boccaccio ’70, dalla sua statuaria bellezza. E’ stata l’immagine di un sogno, la promessa di una felicità tutta terrena; a lei, la città di Rimini, due anni fa, nel giorno del compleanno di Fellini, dedicò una serata di festa e di solidarietà dal titolo “I migliori anni della loro Dolce vita”: un gesto di gratitudine per una delle ultime eroine del nostro cinema che la scomparsa di oggi proietta per sempre nell’Olimpo delle immortali.


Vera e propria icona di una femminilità fatale e prorompente era arrivata nel nostro paese nel 1959 chiamata a recitare nel “peplum” di Guido Brignone “Nel segno di Roma”. Fondamentale l’incontro con Federico Fellini. Da quel momento la sua vita cambia, per sempre legata al capolavoro del Maestro riminese “La dolce vita”, che la consacrerà in tutto il mondo anche grazie a sequenze memorabili come il “mitico” bagno nella Fontana di Trevi davanti agli occhi ammaliati dell’indimenticabile Marcello Mastroianni. Anita Ekberg, all’epoca ventottenne, entra con gioiosa prepotenza nell’immaginario di un’Italia che sta velocemente crescendo, protagonista del boom economico e proiettata verso un’epoca di forti cambiamenti sociali e culturali. Lavorerà con Fellini in altre occasioni, in “Boccaccio 70”, nel bellissimo episodio de “Le Tentazioni del Dott. Antonio” (1962), ne “I clowns” (1970) e “Intervista” (1987) dove interpreta se stessa. Durante la sua lunga carriera ha avuto modo di recitare tra Cinecittà e Hollywood in moltissime pellicole.

Con lei se ne va una delle ultime dive, protagonista indiscussa e simbolo di un periodo d’oro, della “Hollywood sul Tevere”, e di quella che per sempre rimarrà la Dolce Vita.

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