Desertificazione bancaria, situazione critica. 35mila cittadini senza sportelli


Oltre 35mila cittadini emiliano-romagnoli vivono in comuni privi di sportelli bancari, e più della metà di loro ha perso l’accesso al servizio nell’ultimo decennio. A questi si sommano altri 214mila residenti in territori serviti da un solo sportello, con un incremento di oltre 17mila persone nell’ultimo anno: segnale della progressiva desertificazione della rete bancaria. Lo rileva la First Cisl dell'Emilia Romagna in base ai dati aggiornati al 30 giugno 2025.
A preoccupare sono anche le ripercussioni sul tessuto produttivo con 2.400 imprese che operano in comuni privi di sportelli, e altre 15mila in aree dove è presente un’unica filiale.
Pur mantenendo una percentuale di comuni desertificati (8,2%) inferiore alla media nazionale, l’Emilia Romagna non è immune da rischi: su 303 comuni, 27 risultano completamente desertificati e altri 70 contano un solo sportello. Oltre un quinto dei comuni potrebbe, in assenza di interventi strutturali, scivolare verso un’ulteriore emarginazione finanziaria.
In provincia di Rimini i comuni più grandi che hanno perso anche l'ultimo sportello sono Sant'Agata Feltria (quasi 2000 abitanti), Sassofeltrio (1.366) e Gemmano (1.121). A San Clemente, che di abitanti ne ha ben 5.671, resiste invece un solo sportello.
L'indicatore di desertificazione assoluta, che fa riferimento ai comuni privi di sportelli bancari, vede il riminese all'ultimo posto tra le nove province in Regione mentre in quello "parziale" (comuni con un solo sportello) la provincia è sesta.
La dinamica nazionale conferma la gravità del fenomeno: nei primi sei mesi del 2025 sono stati chiusi 261 sportelli e 34 nuovi comuni si sono aggiunti alla mappa della desertificazione. "Sebbene la digitalizzazione dei servizi bancari avanzi con ritmo sostenuto, essa non può sostituire in modo inclusivo la presenza fisica sul territorio, soprattutto nei piccoli centri e tra le fasce più anziane della popolazione, dove l’home banking resta poco diffuso", sottolinea Stefano Manzi, segretario generale dei bancari (First) Cisl Emilia Romagna.
"In questo contesto - continua il leader regionale della First -, l’Emilia Romagna si distingue per una tenuta relativa, favorita dalla storica presenza della cooperazione di credito e da un radicamento territoriale che ha saputo, in alcuni casi, attenuare l’impatto delle chiusure. Il ruolo delle banche di Credito cooperativo (Bcc) si rivela qui ambivalente: da un lato partecipano, seppur marginalmente, al trend di razionalizzazione; dall’altro, conservano una presenza capillare e, in taluni contesti, offrono un presidio attivo contro la desertificazione bancaria".
“Tuttavia, quello della desertificazione bancaria, resta un fenomeno grave che continueremo a monitorare costantemente con particolare attenzione, e non solo per intervenire in caso di tensioni occupazionali o forzata mobilità territoriale, ma anche per essere pronti a schierarci con le comunità montane e le fasce più fragili della popolazione, le più colpite dell’abbandono dei territori da parte di chi eroga servizi di primaria importanza. Anche per questo – conclude Manzi – ci impegniamo quotidianamente attraverso l’osservatorio, i convegni che organizziamo e la contrattazione decentrata nelle aziende creditizie”.