Concessioni, nuovo rinvio. Frisoni: ora certezze. Croatti: sovranisti da sdraio


Arriva un nuovo rinvio per le concessioni demaniali. Tramite un emendamento presentato da Forza Italia al decreto milleproroghe, il Governo ha deciso la proroga di un anno delle attuali concessioni che scadranno quindi alla fine del 2024. Saranno invece cinque i mesi in più di tempo (fino al luglio 2023) per l’esercizio della delega sulla mappatura delle spiagge date in concessione. Previsto anche un tavolo tecnico presso la Presidenza del Consiglio, con funzioni consultive. Le evidenze pubbliche dovrebbero quindi essere espletate nel 2025 ma, in caso di impedimenti oggettivi all’espletamento delle gare, le attuali concessioni potranno restare valide fino al 31 dicembre 2025.
“Tanto rumore per nulla – commenta l’assessora al demanio del comune di Rimini Roberta Frisoni – Dopo tanto parlare, si è scelto di dare attuazione alla procedura prevista dalla legge sulla concorrenza approvata dal governo Draghi, che concedeva la possibilità ai Comuni di avere a disposizione dodici mesi in più per disciplinare le gare in caso di “difficoltà oggettive”. Una facoltà a cui probabilmente nessun Comune avrebbe rinunciato: la “difficoltà oggettiva” infatti non è altro che l’attesa perdurante affinché si definiscano una volta per tutte i decreti attuativi, l’ossatura fondamentale su cui costruire le gare e senza i quali dunque è concretamente impossibile per qualunque Comune definire delle evidenze pubbliche in maniera accurata oltretutto su una partita così impattante”. L’assessora però invita il Governo al confronto con comuni e Regioni “per avviare nel più breve tempo possibile il riordino della materia su cui costruire quei bandi su cui si gioca il futuro di un comparto strategico per l’economia del Paese e del nostro territorio e che dà lavoro a migliaia di imprese e quindi di famiglie. C’è bisogno di certezze nel settore non di continuare a buttare la palla in avanti”.
La Frisoni sottolinea anche come i continui rinvii complichino i lavori del comune sul nuovo piano dell’arenile. “Pur in un quadro di incertezza normativa, non ci fermiamo e contiamo di arrivare a definire entro la primavera la proposta per uno strumento urbanistico che si propone di stimolare l’innovazione della spiaggia, in continuità con la radicale trasformazione avviata grazie al progetto del Parco del Mare. E’ il caso di dire che ‘navighiamo a vista’, in attesa di capire come integrare il lavoro di pianificazione urbanistica che stiamo attuando con le (non) scelte del Governo in materia di concessione. Quello che è certo è che non c’è altro tempo da perdere, se non vogliamo ritrovarci, magari tra sei mesi, ad essere ancora al punto di partenza” conclude l’assessora.
Dure critiche alle scelte del Governo arrivano dal senatore del MoVimento 5 Stelle Marco Croatti. “Sui balneari – attacca – il regime attuale di canoni irrisori e di criticità croniche, dove i più scaltri si fanno beffe di chi lavora in modo corretto e virtuoso, non può più esistere nel 2023”. Secondo il senatore l’ennesimo rinvio deciso dal Governo “ci porta alla prova di forza con l’Ue e soprattutto prosegue la colossale presa in giro nei confronti di tutto il settore. Questo perché il percorso che porterà a un sistema di gare pubbliche è inesorabile. La verità è che la Meloni è stata costretta a regalare la bandierina a Lega e Forza Italia che ovviamente, con i loro capricci, alla fine l’hanno spuntata”. Secondo Croatti a pagarne il prezzo saranno “imprese, lavoratori e utenti: se questo comparto decisivo per il turismo italiano rimane irriformabile lo si deve solo alle scelte surreali di questo sgangherato Centrodestra”. E mentre la coalizione di Governo, per Croatti, è “pronta a paralizzare il paese per un pugno di voti” il Movimento 5 Stelle invece “resta convinto che le spiagge italiane, da beni pubblici quali sono, debbano essere assegnate tramite gare ad evidenza pubblica”. “Per i sovranisti dello sdraio – conclude – invece va bene questo pesante clima di incertezza che blocca un comparto strategico del Paese, indebolisce l’offerta turistica di tante località balneari e impedisce agli stessi operatori del settore di progettare il futuro”.