“Cinema sotto le stelle” si apre con Amarcord: 5 cose che forse non sai sul film


Si apre con Amarcord, nel cinquantesimo anniversario della sua uscita nelle sale italiane, l’edizione 2023 della rassegna di Cinema sotto le stelle alla corte degli Agostiniani. L’appuntamento è per lunedì 10 luglio alle ore 21, con la proiezione del capolavoro di Fellini che sarà preceduto dalla presentazione di due libri: Amarcord dalla A alla Z, di Davide Bagnaresi e Miro Gori (Edizioni Sabinae) e Fellini, Rimini e il sogno di Stefania Parmeggiani (Zolfo Editore). A moderare l’incontro Marco Bertozzi.
Ecco alcune curiosità su Amarcord.
5 cose che probabilmente sai
1. Amarcord è solo l’ultimo di una serie di titoli pensati per il film. Fellini inizialmente avrebbe voluto chiamarlo Il Borgo, ma poi scoprì che esisteva già un romanzo con quel nome.
2. A esclusione di Ciccio Ingrassia e Pupella Maggio (la madre di Titta), l’intero cast del film è composto da attori non professionisti. Gli attori riminesi sono solo due: Umberto Bartolani e Marcello Olas Bonini.
3. Federico Fellini chiese all’amico di infanzia Luigi “Titta” Benzi di interpretare la parte del padre. Tentò, invano, anche con Nereo Rocco.
4. Esistono diverse scene tagliate. Tra le più importanti ci sono quella del “cinese” e quella di “Colonia”, lo spurgatore di pozzi neri filosofo.
5. La moto cavalcata da Scurèza di Corpolò è un’Harley Davidson in dotazione all’esercito americano.
5 cose che probabilmente non sai
1. Quante cosce di pollo ha dovuto ingurgitare Nando Orfei (lo zio Pataca) per le riprese della scena del pranzo domenicale? 34!
2. Tra gli attori sono presenti anche due maghi. Uno è quello che interpreta l’emiro, l’altro?
3. Originariamente, in cima all’albero, lo zio matto avrebbe dovuto miagolare.
4. La scena del Rex è l’ultima a essere stata girata.
5. In Russia alcune scene del film saranno censurate. Tra queste la scena della Tabaccaia… ma non solo.
“Non credo che esista nella storia del cinema e forse in tutta la storia dell’arte una identificazione così totale tra un’opera e una città come è in Amarcord – commenta il responsabile del Fellini Museum Marco Leonetti – Ogni personaggio, ogni luogo, ogni episodio è così profondamente e intimimamente autentico come lo può essere solo un’opera di finzione. L’anno della candidatura di Rimini a capitale italiana della cultura non poteva che accadere nel cinquantesimo del film che ha fatto di questa città una dimensione dell’anima e non solo uno coordinata geografica“.