Caso manifesti Pro Vita. Marcello (FdI) interroga Regione: servono linee guida


"Elaborare indirizzi o linee guida per evitare che i Comuni applichino regolamenti in modo selettivo o ideologico, impedendo ad alcune realtà associative di esprimersi liberamente". Lo chiede il consigliere Nicola Marcello (FdI) all'esecutivo regionale con un'interrogazione che verrà trattata nella competente commissione assembleare.
Nello specifico, il consigliere riporta un caso di pochi giorni fa, quando il Comune di Rimini "ha deciso di vietare l’affissione di una campagna promossa dall’associazione 'Pro vita & famiglia Onlus', composta da cento manifesti con svariati messaggi fra cui: 'La mia scuola ha permesso anche ai maschi di usare i bagni delle femmine', 'Oggi a scuola ci hanno letto una favola in cui la principessa era un uomo', oppure 'Oggi a scuola un attivista LGBT ha spiegato come cambiare sesso'".
"Il provvedimento è stato motivato dal sindaco - spiega ancora Marcello - in quanto i manifesti non sarebbero rispettosi della dignità delle persone e potenzialmente lesivi nei confronti delle persone con identità di genere non conforme".
A fronte della protesta dell'associazione 'Pro vita & famiglia,' che ha ritenuto il diniego come "una forma di censura ideologica, che colpisce chi esprime idee legittime, anche se non condivise da tutti", Marcello sottolinea come il messaggio dei manifesti "rientra chiaramente nel diritto di manifestare il proprio pensiero riconosciuto dalla nostra Costituzione e non contiene incitamenti all’odio, ma esprime una posizione culturale e morale condivisa dalla società".
Richiamando il ruolo della Regione Emilia-Romagna che "ha il compito di vigilare sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, anche quando le decisioni sono prese da singoli enti locali", Nicola Marcello trae il proprio atto ispettivo e, in aggiunta alla sollecitazione principale, chiede alla giunta "se intende difendere il diritto di ogni cittadino e associazione a esprimere le proprie idee, anche su temi sensibili, purché nel rispetto della legge e senza incitamento all’odio, come nel caso della campagna di 'Pro vita & famiglia'".