Candidatura Davide Grassi. Il PD sulle “bugie veniali”


Il segretario comunale del PD Alberto Vanni Lazzari e il capogruppo in Consiglio Comunale Mattia Morolli rispondono col sarcasmo alla notizia politica del giorno, la candidatura dell’avvocato Davide Grassi per il Movimento 5 Stelle.
“In bocca al lupo a Davide Grassi per la competizione che lo attende”, come diplomatica premessa.
“Dopo due giorni di perentori ”NO NON SONO TRA I POTENZIALI CANDIDATI M5S” (l’ultimo sui giornali di stamattina) sui giornali di domani leggeremo (già oggi sui web media leggiamo) la nota del M5S che lo ringrazia per aver accettato di misurarsi con i meccanismi di selezione del Movimento. Probabilmente ci diranno che ha accettato tra ieri pomeriggio (dopo l’ultima smentita) e ieri sera a seguito delle pressanti richieste degli attivisti del Movimento, anch’esse tutte pervenute tra ieri pomeriggio e ieri sera evidentemente. Diversamente ci troveremmo di fronte alla prima candidatura “a mia insaputa” della storia politica Riminese”.
“La realtà è molto più semplice e sta scritta già nella cronaca a corredo della notizia: il nome girava da qualche tempo e probabilmente quelle di Grassi sono state delle “bugie veniali”, un classico della liturgia politica più vecchia e stantia, per evitare come si dice in gergo “di essere bruciato”.
Ci auguriamo che da qui in poi il candidato Davide Grassi, nel rivolgersi ai cittadini riminesi durante la campagna elettorale, rinunci alle bugie; anche quelle veniali”.
C’è poi il giudizio politico: “La candidatura di Davide Grassi porta innegabilmente con se un giudizio, almeno politico, sull’esperienza dei consiglieri del Movimento 5 Stelle in Consiglio a Rimini. Di Camporesi già ci dicono le cronache che è intento a fare un’altra lista, due Consiglieri si sono dimessi nel corso della legislatura, degli attuali 3 nessuno è risultato essere idoneo”.
Inoltre “il Movimento 5 Stelle si preoccupa di farci sapere che l’individuazione del Candidato si è giovata anche dei collegamenti web da Roma e da Strasburgo come a stabilire l’universalità dell’investitura salvo però omettere QUANTI sono stati i “cittadini” (nell’accezione Pentastellata) che hanno rappresentato l’universo elettorale.”