Anziani: problematico il presente, drammatico il futuro


L’ Editoriale della Domenica
Il presente. In Italia, gli “over 65” rappresentano circa un quarto dell’intera popolazione, in esponenziale crescita. Le pensioni medie non arrivano a 1.300 euro lordi, quelle più elevate, sono costantemente falcidiate dalla riduzione della perequazione, che dovrebbe garantire l’adeguamento delle rendite all’inflazione, di converso, così facendo, anche le pensioni “degne”, dovute ad un diritto maturato in svariati decenni di elevati contributi, in pochi anni diverranno “indegne” e con il “senno del poi”, si evidenzierà il problema, quando sarà irrecuperabile. Ad oggi, viste le pensioni medie, se un anziano è ancora autosufficiente e proprietario della casa ove vive (altrimenti è impossibile), traguarderà con difficoltà economica (salvo risparmi accumulati) la fine del mese. Se la vita gli concederà altro tempo e perderà l’autosufficienza, i costi e l’organizzazione per continuare a vivere nella sua casa, saranno difficilmente sostenibili e dovrà rivolgersi ad una residenza per anziani. La retta mensile di una RSA è di circa 3.000 euro, con le attuali pensioni, quasi nessuno riesce a coprire l’importo. Attualmente, intervengono in modo imponente le regioni ed i comuni, almeno per la parte sanitaria, con costi pubblici enormi, che difficilmente saranno sostenibili in futuro, per la numerosità degli interessati in esponenziale aumento. A tutto questo, dobbiamo aggiungere il dramma della sanità pubblica, che appare sempre meno universale, con una ricaduta tremendamente pesante, soprattutto, ma non solo, sugli anziani.
Il futuro. Non serve una cartomante per prevederlo, basta un minimo di logica e razionalità. Gli stipendi di oggi sono mediamente scarsi, possiamo aggiungere che una buona parte del lavoro ha subito il precariato. Tutto questo, determina contributi assolutamente inidonei ad una pensione che possa garantire una vita dignitosa. Oltre a questo dramma, aggiungiamo il calo demografico ormai irreversibile, che creerà problemi di sostenibilità del sistema, anche in considerazione del fatto che funziona a ripartizione, ergo, i soldi versati dai lavoratori per la pensione futura, non sono accumulati per loro, ma spesi per le attuali pensioni, perché i contributi versati dagli attuali pensionati sono già stati spesi.
A questo idilliaco panorama presente e futuro, che non è pessimistico, ma realistico, possiamo aggiungere l’aggravante dei circa 3.000 miliardi di debiti accumulati dal Paese, che non consentono particolari interventi, salvo un consistente taglio della spesa pubblica, non certo sulla sanità, previdenza, assistenza difesa, istruzione, ricerca, ma sull’infinità di costi assolutamente non indispensabili o comunque certamente riducibili, iniziando auspicabilmente dai tanti enti, commissioni, consulenze ed affini. In sostanza, è già difficile garantire agli anziani una vita dignitosa ed integrata, proviamo ad immaginare il futuro, in funzione di quanto sopra evidenziato. Purtroppo, gli anziani sono estremamente indifesi, non hanno potere contrattuale, non hanno grandi possibilità di proteste, sono facili vittime, ma tutti diverranno anziani e sarebbe bene pensarci ed agire, sollecitando la politica ad interventi adeguati, non certo a fare cassa su previdenza e sanità. A mio modesto avviso, l’ultimo baluardo per gli anziani sono le associazioni e le organizzazioni che li possano rappresentare in modo determinante e significativo, magari anche in politica, visto che il voto e la numerosità dei “diversamente giovani” è l’unica forza contrattuale che gli rimane. Altrimenti, appare assai probabile che il conto del tempo rimasto della vita, sarà pagato con la sofferenza, da una consistente maggioranza di Cittadini.
Carlo Alberto Pari