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Affitti brevi: il 34% delle strutture riminesi usano i self check-in vietati

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura 2 min
Sab 17 Mag 2025 14:05 ~ ultimo agg. 17:39
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Oltre il 30% delle strutture che si dedicano agli affitti brevi nel riminese utilizza i self check-in vietati. E' quanto emerge dall'analisi effettuata dalla Fondazione Isscon e Federconsumatori. La verifica ha preso in esame l'intera Regione concentrandosi sulle città capoluogo e porzioni di provincia. Su 968 strutture monitorate a Rimini, 326 (34%) sono dotate di self check-in, percentuale tra le più alte in Emilia Romagna. Con questo meccanismo, il cliente non ha contatti diretti con l’affittuario: generalmente viene fornito un codice da digitare in una tastiera, posta all’ingresso del condominio e, nelle città dove è ancora consentito, mediante la Key-box. Si tratta però di un sistema vietato. Anche con una circolare del 18 novembre 2024 il Ministero dell’Interno ha confermato l’assoluto divieto a tutte le forme di self check-in. I gestori sono quindi tenuti a verificare l’identità degli ospiti tramite verifica de visu della corrispondenza tra persone alloggiate e documenti forniti, comunicando i dati alla Questura territorialmente competente, tramite il portale Alloggiati Web. Regole che si applicano anche ai locatori o ai sublocatori che affittano immobili o parti di essi con contratti di durata inferiori ai 30 giorni.

"Su questo tema - commenta Federconsumatori Rimini - il comportamento di Airbnb, ed in generale dei portali specializzati in affitti turistici, e’ più che discutibile". L'associazione plaude al percorso avviato dalla Regione per la costruzione di norme che affrontino l’effetto degli affitti brevi sui nostri capoluoghi, "a partire dallo snaturamento dei centri storici, dall’espulsione degli abitanti, sui costi e sulla reperibilità degli affitti, sull’aumento del costo degli immobili. Ma è condizione per noi essenziale e preliminare garantire il rispetto delle norme già esistenti". 



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